Il fiumano Sandro Pellegrini, giornalista, autore di saggi, storico e ricercatore, dona alla città di Recco, in quel di Genova, un altro prezioso libro. Ma questa volta non tratta di genovesi, né di Cristoforo Colombo e delle Canarie, né di capitani recchelini che fecero storia. In questa sua ennesima fatica, dal titolo ''Profughi da Fiume a Recco'', rievoca le vicende storiche dell’esodo giuliano approdato sulle rive liguri. Una riviera in cui tantissimi fiumani esuli, pur non avendo ritrovato quel bel Quarnero che furono costretti o scelsero di lasciare, hanno trovato calda accoglienza in questa cittadina situata sulle sponde del torrente omonimo, in riva al Mar Ligure. Recco, patria di naviganti, da tempi lontani, si presenta oggi come una moderna e vivace città, dalla planimetria agevole e rassicurante. Questa regolarità nella struttura urbana è in realtà stata pagata molto duramente, dai suoi abitanti. Rasa quasi completamente al suolo durante l’ultima guerra mondiale, ha perso purtroppo per sempre il suo aspetto di borgo marinaro. La sua vantaggiosa collocazione geografica, con accesso al mare ed alla dorsale appenninica, ha da sempre favorito i contatti umani ed i rapporti commerciali. Nel dopoguerra Recco è risorta e a contribure alla ricostruzione sono stati anche tanti esuli fiumani e giuliani.
Tra il 1946 e il 1964, circa 300 profughi giuliani trovarono infatti rifugio e si stabilirono a Recco; di questi, buona parte proveniva da Fiume, come Sandro Pellegrini e la sua famiglia. La cittadina ligure, distrutta al 95 per cento dai bombardamenti nel biennio 1943-1944, già al termine della Prima guerra mondiale aveva ospitato, in segno di fraterna solidarietà, una ventina di ragazzi fiumani; al volgere del secondo conflitto bellico, nonostante le enormi distruzioni dell’abitato, riaccolse intere famiglie che qui, come scrive Pellegrini nella sua ultima fatica, "hanno intrapreso una seconda parte della loro vita", trovando – diversamente da altri luoghi, purtroppo – "un’accoglienza fraterna e sinceramente generosa. Per quasi 300 di loro quest’angolo di Liguria è stato la Patria ritrovata e profondamente amata, una Patria condivisa con migliaia di recchesi fino al punto di confondersi con essi e di condividere la loro stessa vita".
I primi arrivi dalla «Romsa»
All'inizio arrivarono i "petrolieri" provenienti dalla più grande raffineria dell'Italia di allora, la "Romsa"di Fiume. Poi di esuli Recco ne accolse tanti altri; da Zara, da Pola, Trieste e Gorizia. Decine di famiglie. forse oltre cento, che qui trovarono la possibilità di costruirsi una nuova vita insieme ad altra gente che, come loro, aveva perso tutto o quasi per colpa della guerra. I profughi s'impegnarono nella ricostruzione della città. Alcuni già conoscevano Recco. perchè furono proprio altri Fiumani ed Istriani a lavorare negli anni Venti alla costruzione del ponte ferroviario.
Del resto basta sfogliare l'elenco telefonico della città di Recco o i registri dell'anagrafe del dopoguerra, per trovare cognomi come Stefan, Pian, Celedin, Silenzi, Tyrolt, Justich, Conrad, Grossich, Descovich, Borri, Lussi, Morella, Lust , Luksich, Raievich, Iancovich. Africh, Mandich, Pagnoni, Chernetich, Chinchella e altri che testimoniano di questo epopea che fu anche recchese. Qualcuno di quei profughi lasciò Recco,dopo glì anni Cinquanta, per migrare altrove. Ma la gran parte rimase.
Il libro di Pellegrini raccoglie le testimonianze di fiumani divenuti recchesi, e pubblica l’importante elenco dei profughi registrati nel Comune dal 1945 al 1964, dalle cui schede anagrafiche l’autore trascrive i nomi, la provenienza e l'eventuale destinazione conosciuta alla metà degli anni Sessanta.
Un elenco aggiornato all'ottobre del 2007
Un elenco, aggiornato all’ottobre 2007, riguarda gli esuli attualmente residenti a Recco, “una pattuglia”, come li definisce l’autore, di fiumani e polesani, il cui numero seppur ridotto dal tempo e dai successivi trasferimenti, testimonia comunque l’entità dell’esodo giuliano nella piccola Recco.
Uguale rilievo ha la testimonianza diretta di Sandro Pellegrini, alla cui memoria è affidata la descrizione puntuale delle persone, delle famiglie, degli eventi. Dalla sue pagine emerge, con la semplicità del racconto quotidiano, la tragedia della dispersione causata dall’esodo e la fatica, ma anche la tenacia veramente inesausta, degli esuli tutti per ricostruirsi, anzi inventarsi, una vita nuova in un contesto di rovine e di ristrettezze. Impresa riuscita loro egregiamente, per le connaturate serietà e laboriosità in forza delle quali hanno saputo integrarsi e rendersi parte attiva del grande processo di ricostruzione nazionale, pur nell’inesauribile dolore della perdita ingiusta dei luoghi d’origine.
Le grandi passioni dell'autore
Instancabile ricercatore di materiali d'archivio, Sandro Pellegrini nel corso della sua pluriennale attività letteraria e di ricerca, ha scritto numerosssime opere incentrate sulla storia di Recco ma anche di Genova. Tra le sue fatiche il libro intitolato "Recco ieri", uscito dalle stampe nel 1971, “ Il profondo ieri. Dialoghi e presenze “ uscito nel 1981, "Recco Avegno Uscio – Storia di una vallata", pubblicato nel 1983, "Obiettivo su Recco – Una storia in 1000 foto", uscito nel 1984, Strapunte ingoggeite. Emigranti da Recco a Buenos Aires. , 1994, “ Le dimore dello spirito. Saggi e note critiche” e “L'arte di segnare il tempo. Orologi e campane nella valle di Recco”, usciti nel 2000, “Il primo capitano di Recco Bartolomeo Maynerio “ uscito nel 2001, “La lettera G”, pubblicato nel 2002, “Frammenti di storia. Genova-Recco-Spagna (secoli XVII-XX)”, stampato nel 2005, "Colombo e le Canarie. La base nautica ideale e i viaggi transatlantici" pubblicato nel 2006 per la "De Ferrari & Devega" editore, in cui si è occupato di illustrare i legami che uniscono la Storia di Genova con quella dell'arcipelago spagnolo delle Canarie partendo da uno studio sul navigatore Nicoloso da Recco.
Grazie al suo impegno ed alle sue ricerche la Città di Recco ha oramai un patrimonio bibliografico di tutto rispetto.
La passione di Pellegrini per la Storia di Recco e Genova in questo caso abbinata a quella dei luoghi natali e lo stile del giornalista che ama divulgare la notizia in maniera facile e comprensibile, rendono anche quest’ultima fatica dell’auroe di particolare interesse e di piacevole lettura.