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I graffiti in Istria non sono italiani (osservatoriobalcani.org 18 ago)

La comparsa di alcuni graffiti anticroati scritti sui muri a Parenzo e il divieto dei concerti del controverso cantante Marko Perković Thompson in Istria, negli ultimi giorni hanno riportato di nuovo questa regione al centro dell’interesse dell’opinione pubblica croata . Sui muri dell’edificio della scuola italiana di Parenzo, ma anche in altri luoghi, sono comparse, insieme a svastiche, frasi come “Parenzo fascista”, “Istria-Italia”, “Parenzo è solo Italia”.

Tutto è accaduto contemporaneamente, dopo che le amministrazioni locali – prima a Umago, e poi anche a Pola – hanno vietato il concerto del cantante Marko Perković Thompson, ritenendo che il cantante con le sue canzoni, la sua iconografia e l’atmosfera che crea durante i suoi concerti porti i giovani a inneggiare al nazismo.

A prima vista, i due eventi non hanno alcun rapporto reciproco, ma uno dei più noti politici istriani, Damir Kajin, deputato presso il Sabor croato e vice presidente della Dieta democratica istriana, partito al governo in quasi tutta la regione, non la pensa così. Kajin ritiene che la comparsa di graffiti fascisti in Istria, in particolare quelli di Parenzo, rappresenti una sfacciata provocazione, ma dichiara anche che tutto quanto è accaduto – evidentemente in modo non occasionale – va di pari passo con altri fatti che in questi giorni accadono in questa zona della Croazia:

“Sono del tutto certo che quelle frasi a Parenzo sono state scritte dagli stessi personaggi che hanno distrutto e profanato i monumenti partigiani negli anni novanta, ma questi non sono più gli anni novanta. Allora queste persone erano intoccabili. Quando furono distrutti monumenti in tutta la Croazia alla vigilia delle elezioni del 1993, la polizia localizzò e identificò alcune persone, ma per ordine dei vertici di stato a quel tempo non si poteva fare nulla contro di loro”.

Questa dichiarazione di Kajin ha scatenato una bufera di condanne da parte di varie associazioni di veterani, e siccome questi ritengono Kajin il maggior responsabile del divieto del concerto di Thompson, che la maggior parte dei veterani vede come un patriota croato, il deputato istriano si è trovato travolto da pesanti attacchi verbali.

Allo stesso tempo, l’amministrazione della città di Pola ha ricevuto minacce che l’arena, monumento culturale dove si tengono varie manifestazioni e dove Thompson aveva intenzione di tenere il suo concerto, verrà fatta saltare in aria. Per queste minacce due persone sono state arrestate.

Kajin ha riconosciuto di aver fatto tutto il possibile per impedire il concerto di Thompson in Istria. Facendo riferimento alle canzoni di Thompson “Jasenovac e Gradiška stara” e “Na ljutu ranu, ljuta trava”, con le quali si esaltano coloro che nei lager ustascia di Jasenovac e Stara Gradiška hanno ucciso serbi, ebrei, rom e croati antifascisti, Kajin ha precisato che in Germania un cantante che cantasse nello stesso modo su Auschwitz e Dachau finirebbe in carcere, e se salutasse in concerto con “Sieg heil” e il pubblico gli rispondesse con “Ammazza, ammazza gli ebrei” quel concerto verrebbe interrotto dalla polizia.

Ai concerti Thompson saluta il pubblico dicendo “Per la patria”, al che il pubblico risponde “Pronti!”. Si tratta di un’espressione usata al tempo del cosiddetto Stato indipendente croato (NDH, 1941-1945), al quale il pubblico poi fa seguire l’urlo “Ammazza, ammazza i serbi”. Nessun concerto è mai stato interrotto per questo motivo.

Nelle sue dichiarazioni pubbliche Kajin rigetta la possibilità che i graffiti anticroati in Istria siano stati scritti dagli italiani che vivono in Istria o da qualche italiano che è venuto in Istria per le vacanze. Ritiene piuttosto che siano provocazioni premeditate, la cui intenzione è di suscitare l’isteria, anche se non manca di avvertire del pericolo che potrebbero comportare. Ad esempio ha riportato il caso di Vukovar, città nella Croazia orientale duramene colpita durante la guerra e dove le forze serbe commisero crimini di massa. Il giorno prima dell’anniversario dell’operazione Oluja, azione militare con cui fu liberata la regione croata della cosiddetta Krajina, che dal 1991 al 1995 era in mano ai ribelli serbi di Croazia, sul monumento eretto in onore dei croati uccisi qualcuno ha scritto “Questa è Serbia” e “Serbia”.

Mentre la polizia conduceva le indagini, il Partito croato per il diritto (HSP) ha accusato i serbi di Vukovar di aver compiuto quel gesto. Ma quando è stato arrestato il graffitaro, si è scoperto che era un croato.

“È terribile che si discrediti, come è accaduto a Vukovar, un intero popolo, quello serbo, e poi quando si scopre chi c’era dietro quei graffiti, con cui è stato deturpato il memoriale, allora si inizi a dire che è stato il gesto di un malato. A causa di un malato, o per l’isteria che si crea, qualcuno potrebbe ricevere una bottiglia in testa, e qui in Istria, durante la stagione estiva, a causa dell’aumento di questa isteria, potrebbe accadere che qualche italiano sia costretto a nascondere la propria automobile oppure, speriamo di no, che venga ripescato in mare”.

Anche Mirjana Galo, presidentessa dell’Associazione per la difesa dei diritti umani Homo di Pola, ritiene che i graffiti fascisti in Istria non siano stati scritti da italiani, ma che si tratti piuttosto di un’azione compiuta da provocatori. La Galo ritiene che i cittadini istriani siano sufficientemente maturi per poter valutare da sé di cosa si tratta e di capire che l’obiettivo di chi compie questi atti è quello di turbare l’atmosfera di tolleranza che regna da queste parti.

“Si tratta sicuramente di un attacco alla convivenza che regna in Istria, ma i provocatori non avranno successo, in particolare perché non gli è riuscito negli anni novanta, che erano i più bui, quando facevano saltare in aria i monumenti. Sono gesti compiuti perlopiù da gente che non era originaria dell’Istria, a prescindere dalla nazionalità, ma che piuttosto venivano portati qui da altre regioni. Si tratta solo del riflesso d’impotenza di quelle forze oscure che perdono terreno sotto i piedi, perché la gente ne ha abbastanza di odio e intolleranza. La gente vuole vivere meglio e desidera avere un futuro migliore”.

L’Istria è la regione più ricca della Croazia, quella che realizza le maggiori entrate del turismo, ma per alcuni non è mai stata abbastanza croata, mentre per altri rappresenta un’oasi di tranquilla convivenza in un luogo multiculturale e multietnico.

L’editorialista del quotidiano fiumano “Novi list”, Neven Šantić, crede che il divieto del concerto di Marko Perković Thompson a Pola e le apparizioni dei graffiti fascisti in lingua italiana a Parenzo e in altri luoghi dell’Istria, non riscuotano grande interesse tra l’opinione pubblica, e quindi non avranno una grande influenza sulla tranquilla convivenza di chi vive in Istria:

“La questione è se il governo debba immischiarsi nella sfera privata e nell’organizzazione dei concerti, e pertanto anche di quelli di Thompson, ma si tratta anche di capire se è opportuno che qualcuno insista per tenere in Istria un concerto durante il quale potrebbe apparire l’attuale iconografia dei concerti di Thompson. Non credo, quando questa vicenda si sarà placata, che in Istria ci saranno grandi cambiamenti e credo che i concerti e i graffiti molto presto saranno dimenticati. I cittadini dell’Istria sono troppo sensibili per far sì che la cosa subisca un’escalation e che di nuovo tornino quei tempi duri che sono ben presenti nella memoria degli istriani di tutte le generazioni”, conclude Šantić.

 

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