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”Frecce” e paracadutisti nella sfilata dei 12mila (Il Piccolo 03 nov)

di SILVIO MARANZANA

Il ministro della Difesa, dodicimila appartenenti a 27 associazioni d’arma in sfilata con divise e labari sulle Rive e migliaia di cittadini ad applaudirli, i paracadutisti atterrati con millimetrica precisione in piazza Unità, il tricolore disegnato in cielo dalle Frecce. A quattro anni di distanza dalle manifestazioni e dall’adunata nazionale degli Alpini che caratterizzarono il cinquantenario della definitiva riannessione all’Italia, Trieste ha riaffermato ieri i propri ideali patriottici nel ricordo della prima redenzione, quella che si compì al termine della Prima guerra mondiale. Era il 4 novembre 1918.

«Quella gloriosa data – ha ribadito dal palco di piazza Unità il ministro Ignazio La Russa – deve tornare ad essere festa nazionale. Penso che debba essere per cittadini e studenti una giornata di riflessione e non di lavoro poiché è una data fondante dell’identità e dell’unità nazionali al pari del 2 giugno e del 25 aprile». Un intendimento al quale ha immediatamente espresso il proprio plauso, tra gli altri, Vittorio Emanuele di Savoia che da oggi sarà in Veneto per partecipare a una serie di manifestazioni per festeggiare il novantesimo anniversario della Vittoria.

La Russa ha voluto rendere merito soprattutto all’ex capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi riconoscendo comunque anche a Giorgio Napolitano il merito di procedere sulla medesima strada. «Ciampi in tutto il suo settennato – ha sottolineato – ha rinfocolato l’amore per la Patria e ha anche riconosciuto il sacrificio dei martiri triestini del 1953 che ora hanno un posto accanto agli eroi del 1915-1918. Anche oggi i ragazzi italiani in divisa – ha aggiunto – sono impegnati nelle missioni all’estero in tutto il mondo a costruire concretamente la pace. Altro che manifestazioni pacifiste».

Secondo il ministro della Difesa però oggi la stragrande maggioranza degli italiani nutre ammirazione e rispetto per le Forze armate e i «beceri» attacchi degli anni Settanta e Ottanta sono lontani. E il luogo più speciale in cui si esercita lo stretto rapporto tra i cittadini e la Patria è proprio Trieste. «Non esiste altra città – ha sottolineato La Russa – in cui ogni mattina si svolga il rito dell’alzabandiera, tra l’altro proprio nella piazza dedicata all’unità d’Italia».

Anche il sindaco Roberto Dipiazza ha voluto vedere nei militari di oggi «i degni eredi di quei soldati che novant’anni fa affrontarono il nemico nelle trincee del Carso affinché noi triestini potessimo vivere e crescere per quello che siamo: profondamente e sinceramente italiani».

L’assessore regionale Alessia Rosolen ha voluto ricordare come l’esercito si sia prodigato con abnegazione in queste terre anche trentadue anni fa in occasione del terremoto del Friuli. «Io credo che le forze armate e i cittadini che all’indomani di quella tragedia si mobilitarono – ha sostenuto – confermarono la loro appartenenza a quella medesima comunità di destino che per la prima volta venne concepita come tale proprio 90 anni fa all’indomani della Vittoria». E ha poi definito «strumentali e irricevibili le polemiche sollevate a proposito della canzone del Piave che dimostrano la doverosa necessaria presenza delle istituzioni a testimoniare che su alcune date e sui loro più nobili significati non sono accettabili strumentalizzazioni che offendano e ledano l’onore e la memoria di un popolo e i suoi Caduti».

Il presidente di Assoarma, che a Trieste ha celebrato in questi giorni il suo secondo raduno nazionale, generale Giuseppe Calamani ha letto il messaggio in cui il Presidente Napolitano ha sottolineato come la manifestazione di Trieste «costituisce un momento d’incontro tra militari delle varie armi e specialità, in servizio e in congedo che, accomunati da immutati sentimenti di appartenenza alle Forze armate sfilano con orgoglio preceduti dai gloriosi labari di tutte le associazioni partecipanti».

E infatti, dopo lo spettacolare e millimetrico lancio dei paracadutisti, la sfilata di migliaia di militari in congedo e in servizio sotto un sole più primaverile che autunnale e in mezzo a due cordoni di folla ha costituito il momento clou della manifestazione. Dietro al generale Calamani in piedi su un mezzo motorizzato e alla Fanfara del Nastro azzurro, sono sfilati i rappresentanti dell’Aviazione dell’Esercito, degli Ufficiali in congedo, dell’assocazione Caduti senza croce, e poi fanti, artiglieri, carristi, genieri e trasmettitori, marinai, avieri, carabinieri, finanzieri, granatieri, bersaglieri, alpini, paracadutisti, lagunari, cavalieri, artiglieri, autieri, poliziotti, per finire con la Federazione grigioverde.

Già alle 10 e mezzo avevano fatto improvvisa irruzione nel cielo di piazza Unità le Frecce tricolori disegnando i colori della bandiera. In piazza assieme alla Fanfara della brigata Pozzuolo era schierato un reparto interforze al comando del colonnello Antonio De Pascalis, comandante del Piemonte cavalleria. Ne facevano parte plotoni del Piemonte cavalleria, della Direzione marittima, del Secondo aerostormo, dei carabinieri, della Guardia finanza, degli allievi della Polizia di Stato, del Centro di mobilitazione della Croce rossa.

Sono stati resi gli onori a medaglieri e stendardi e ai gonfaloni di Trieste e di Gorizia. Delle 31 associazioni che compongono Assoarma che conta un milione di soci, ne erano presenti a Trieste 27 con 12 mila rappresentanti. Molte le famiglie, i parenti e gli amici, buoni affari in centrocittà per alberghi, ristoranti e i pochi negozi aperti.

 

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