Nel 2004 venne istituita la giornata del ricordo, in memoria delle vittime delle foibe. Da allora, il 10 febbraio di ogni anno si torna a quella storia, troppo a lungo dimenticata, che portò alla morte di migliaia di persone, civili e militari, (il numero esatto non è quantificabile, nonostante più volte le strumentalizzazioni politiche abbiano operato delle alterazioni): infoibate, arrestate o deportate. «In realtà, solo una parte degli eccidi venne perpetrata sull'orlo di una foiba o di un pozzo minerario, mentre la maggior parte delle vittime delle due ondate repressive del 1943 e soprattutto del 1945, perì nelle carceri, durante le marce di trasferimento o nei campi di prigionia allestiti in varie località della Jugoslavia». Le foibe, inghiottitoi naturali tipici dei terreni carsici, vennero assurte a simbolo di tutte le tragedie di quegli anni. Le stragi avvenute, da parte dell'apparato repressivo dello stato jugoslavo, al confine orientale dell'Italia nell'autunno del 1943 e nella primavera-estate del 1945, si verificarono contro gli italiani della Venezia Giulia e offrirono «un contributo tutt'altro che marginale alla scelta dell'esodo che nel dopoguerra avrebbe svuotato l'Istria dalla quasi totalità della popolazione italiana». Raoul Pupo e Roberto Spazzali, storici dell'Università di Trieste, hanno raccontato quei fatti, a lungo restati tabù nella storiografia nazionale, nel loro libro Foibe, edito da Mondadori. Diviso tra narrazione dei fatti e documenti, il libro ha il merito di fornire le testimonianze dirette di quegli anni, attraverso rapporti, dispacci, verbali e pagine di diario. L'ultimo capitolo, "Luoghi", contiene una mappa dettagliata delle foibe e le indicazioni per raggiungerle. Raoul Pupo presenterà il libro domani alle 20.30 a Valdagno a Palazzo Festari, in corso Italia 63, in un incontro organizzato da Guanxinet.
Nel suo libro si parla di "semplificazione interpretativa" riguardo al fenomeno delle foibe, di "distorto e debole tentativo di mantenere viva la memoria dell'evento". Perché tanta confusione?
Perché è un evento che nel momento in cui si è prodotto e nel decennio successivo è stato uno strumento di lotta politica e quando ci sono di mezzo conflitti politici è difficile che i fatti vengano trasmessi senza deformazioni. Ciò non significa che il fenomeno non sia vero, ma è stato a lungo strumentalizzato.
Anche nei numeri si evidenzia la disparità della quantificazione delle vittime. Da cosa deriva?
La difficoltà obiettiva di arrivare ad una quantificazione precisa sta prima di tutto nel numero elevato di persone scomparse. In secondo luogo è stato a lungo oggetto di contesa e ciò ha spinto le varie parti a gonfiare o ridurre i numeri. A ciò si aggiungano poi le difficoltà obiettive di una quantificazione esatta del fenomeno.
«Nessun processo è stato celebrato sul fenomeno delle foibe. Tutti i processi, i più lontani e i più recenti, hanno riguardato circostanziali fatti di sangue e non il presunto disegno politico in cui essi si inserivano». Perché? È sempre frutto di una disinformazione?
Per molti genocidi non sono esistiti processi al fenomeno. La ricerca dei responsabili è sempre molto complessa. Nel caso delle foibe, chi si poteva processare? I responsabili non appartenevano nemmeno ad uno stato esistente. I protagonisti erano stati singoli membri dell'apparato repressivo dello stato jugoslavo. Sarebbe stato come processare nel 1950 Stalin per i crimini di gulag.
L'ultimo capitolo del libro contiene le mappe e le indicazioni per raggiungere le foibe. Crede che sia importante la visita dei luoghi?
Questo è un libro pensato per le scuole, diviso tra documenti, schede dei fatti, opinioni e mappe. Molte volte le classi vengono portate in visita d'istruzione proprio nei territori delle foibe. Visitare i luoghi qualche volta è importante, qualche volta no. La foiba di Basovizza, per esempio, non è importante di per sé, ma per la presenza di un monumento in ricordo di tutte le vittime degli eccidi del 1943 e 1945. La foibe dell'Isonzo sono importanti perché sono il luogo di una doppia memoria: quella degli italiani e degli sloveni. La foiba di Vines in Istria è ancora praticamente impossibile da raggiungere per una posizione di netto rifiuto da parte della popolazione.
Com'è stata la sensibilizzazione a questo fenomeno in Italia negli ultimi anni?
Da una decina d'anni a questa parte la sensibilizzazione è stata amplissima. Nel 2004 è stata istituita la giornata del ricordo in memoria delle vittime delle foibe, ma già da prima c'era stata una grande apertura alla conoscenza e allo studio del fenomeno. È chiaro che non si possono raggiungere 50 milioni di italiani, ma l'attenzione e la sensibilizzazione sono aumentate notevolmente, a partire dalle scuole.