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Federazione Esuli: il comunicato ufficiale dopo il Consiglio federale

Federazione degli Esuli: escono Unione degli Istriani e Libero Comune di Pola

Sul Giorno del Ricordo, posizioni contrapposte

Il Consiglio Federale delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati, nella sua riunione del 26 maggio scorso, ha accolto all’unanimità la richiesta delle Comunità istriane di rientrare nella Federazione degli Esuli, dalla quale erano uscite oltre dieci anni fa, ed ha preso atto delle dimissioni dell’Unione degli Istriani di Trieste e del Libero Comune di Pola in Esilio.
Un passo reso necessario per l’immobilità alla quale Unione e Libero Comune avevano costretto la Federazione con una contrapposizione costante e pesante su qualsivoglia iniziativa. Nonostante ciò la Federazione, continua ad operare: al di là degli attacchi e delle continue pressioni, è riuscita a raggiungere risultati della massima importanza, partendo dall’operato dei suoi rappresentanti nel Tavolo di concertazione con il Governo. Ha dato loro mandato, infatti, di sostenere con forza le istanze per la restituzione dei beni immobili ancora disponibili che erano stati espropriati da Tito e l’equo e definitivo indennizzo di quelli non restituibili.
Progressi nelle trattative sono stati fatti nel settore delle case popolari destinate agli esuli e nella corretta indicazione anagrafica delle città dei nati nei territori ceduti quando queste facevano parte del territorio nazionale italiano. Si è proceduto poi ad avviare iniziative per quanto concerne il censimento e salvaguardia dei cimiteri e l’estensione della qualifica di profugo ai figli degli esuli.
Tutto ciò, secondo la Federazione è riconducibile al successo del  “Giorno del Ricordo”, che ha legittimato e rafforzato le nostre richieste, che ha dato maggiore spinta alla diffusione della nostra storia, nei libri scolastici ed universitari e nelle pubblicazioni degli scrittori di storia che debbono però essere consolidati ed ulteriormente diffusi e che hanno trovato un importante momento di attenzione politica e mediatica nella ferma presa di posizione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in difesa della verità storica.
Di fronte a queste considerazioni, la volontà di divisione e contrapposizione ad ogni costo, non può essere che involutiva, indebolendo le nostre sacrosante ragioni, e portare l’associazionismo a segnare il passo, cosa che non può essere assolutamente accettata, almeno non da chi ha di questa dimensione un’idea moderna, compiuta, europea.
Se le spaccature diventano inevitabili, allora è giusto procedere per delineare nuovi scenari. Per quanto concerne la Federazione – vale a dire ANVGD, Libero Comune di Fiume in Esilio e Dalmati nel Mondo, che attualmente la compongono – c’è unità d’intenti nel proseguire la strada dettata proprio dallo spirito che ha portato al Giorno del Ricordo, vale a dire: coinvolgimento dell’Italia civile nella riflessione sulle pagine di storia che ci caratterizzano, chiarezza ed incisività sui diritti degli Esuli e soluzione veloce delle questioni che li riguardano, collaborazione con il Governo ed istituzioni, ricchezza delle iniziative a favore della memoria di un popolo e sulle possibilità di ampliamento del suo impegno nel presente e nel futuro.
Il Giorno del Ricordo, – anche con il coinvolgimento diretto dei Presidenti della Repubblica nelle rispettive legislature e di tante istituzioni regionali e locali che così rafforzano le nostre ragioni, danno consistenza ai nostri diritti -, è riuscito a creare un clima positivo nel Paese nei confronti delle nostre tematiche. Ora sta a noi dare una giusta dimensione alla realtà, ribadire chi siamo, quali sono le idealità che ci hanno sempre mosso – dalla prima, fondamentale, scelta d’italianità, al rispetto delle istituzioni, alla capacità delle nostre genti di guadagnarsi stima e considerazione sul campo, alla laboriosità.
A tutto ciò qualcuno vuole aggiungere, a forza, anche una componente di litigiosità che ci appartiene in quanto individui liberi e fantasiosi ma non certo portata alle estreme conseguenze: ad un certo punto, devono prevalere il buon senso ed il raziocinio. Scendono in campo cattiverie gratuite e personalismi che non ci appartengono, non qualificano il nostro impegno, non contribuiscono a costruire – se non per l’immagine di singoli individui – un futuro per il nostro popolo.
D’altro canto la divisione è segno dell’impossibilità di accordo sulle mete da raggiungere che, per qualche associazione sono chiaramente gestione del potere e del denaro pubblico (altrimenti non si spiega il continuo richiamo al numero degli associati come se fosse una conditio sine qua non per legittimare un gruppo rispetto ad un altro, dimenticando che noi non abbiamo mai fatto un censimento degli esuli che sarebbe controproducente), per noi, da sempre significano salvaguardia della memoria e dei diritti di un popolo, della sua dignità e capacità di costruire un nuovo panorama di interessi e possibilità.
Confidiamo per tanto nel buon senso della nostra gente e nella capacità di distinguere le due facce della medaglia, selezionando i messaggi positivi, e diffidando dalle cattive intenzioni di chi vuole alimentare sterili polemiche e dannose divisioni.

La Federazione delle Associazioni degli Esuli

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