Lo scritto comparso sul giornale il 20 ottobre scorso a firma nuovamente di Ada Ceccoli Gabrielli mi costringe a una seconda replica a tutela della mia onorabilità di esule e di studioso. La signora non mi attribuisce più la tesi “esodo e foibe, fu tutta colpa del fascismo” ma, senza riconoscere l’infondatezza delle sue precedenti affermazioni, cambia disinvoltamente bersaglio e asserisce che la tesi dell’«epurazione preventiva» (da me sostenuta a proposito delle foibe) servirebbe “solo a negare la pulizia etnica” per sostituirla “con un’espressione più edulcorata e poco comprensibile al grande pubblico” e sarebbe una tesi “minimalista”, se non addirittura negazionista. Ora, anche a prescindere dal fatto evidente che l’espressione “epurazione preventiva” non ha nulla di “edulcorato” ed è perfettamente comprensibile, anzi intuitiva, per qualsiasi persona normale, ciò che scrive l’estensore della lettera è, di nuovo, completamente falso.
La tesi in questione infatti è tutt’altro che “minimalista”: non lo è sul piano quantitativo, del numero delle vittime, e non lo è soprattutto sul piano della spiegazione storica, perché sottolinea il carattere prevalentemente pianificato della repressione condotta dalla polizia politica (Ozna) e dal Corpo di difesa popolare della Jugoslavia (Knoj) e le responsabilità dei capi del comunismo jugoslavo, a cominciare da Rankovic e, naturalmente, da Tito. Volendo adottare la “logica” della signora Ceccoli – parlare di epurazione preventiva serve solo a negare la pulizia etnica –, si potrebbe allora dire: parlare unicamente di pulizia etnica serve solo a coprire le responsabilità e i crimini del comunismo jugoslavo nella tragedia delle foibe e dell’esodo.
Alla fine della lettera la signora non si vergogna di scrivere che un mio eventuale intervento al seminario per docenti del Miur a Trieste sarebbe paragonabile a far “parlare della tragedia dell’Olocausto un elegante sottotenente delle SS dai modi garbati, che volesse epurare i termini così crudi come camere a gas e forni crematori, sostituendoli con quello più sobrio di epurazione preventiva”. È un paragone, tanto strampalato quanto volutamente insultante che, se le parole hanno un senso, mi assimila a un ufficiale dell’Ozna, e che non merita alcun commento.
Giovanni Stelli
Vicepresidente Società di Studi Fiumani
“Il Piccolo” 18 novembre 2012