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Eco di Bergamo – 100208 – Foibe, i ragazzi danno voce agli Esuli

SERIATE Mattinata di intense emozioni ieri mattina a Seriate dove si è svolta la commemorazione provinciale per le vittime delle foibe. Infatti nel 2003 Seriate, fra i primi Comuni in Italia, ha intitolato una strada a questo dramma che negli anni dal 1943 al 1945 ha segnato l'esistenza di tante famiglie italiane in Istria e Dalmazia.

«L'uomo non è più capace di relazionarsi con il proprio fratello e così tante volte lo ha soppresso. Come alle foibe. La storia è maestra di vita ma gli uomini sono stati cattivi alunni. Non c'è nessun valore più grande di mio fratello. Occorre vivere in pace pur nella difformità di idee». Queste alcune considerazioni di monsignor Gino Rossoni, parroco di Seriate, di fronte alla numerosa platea nella chiesa. Il sindaco Silvana Santisi Saita ha affermato: «E tempo di guardare al passato con occhi nuovi e di costruire la storia nel rispetto della diversità delle idee».

«Foibe un'eco sussurrata» leggeva uno studente dell'Itis Majorana di Seriate. E continuava: «Quei nomi sul marmo scolpiti col fuoco… l'orribile disperazione di quelle voci… sogni imprigionati che non possono volare».

Poi la tromba che esegue il Silenzio di ordinanza, note che sanno toccare nel profondo la folla, che conta anche un centinaio di ragazzi delle medie di Seriate e una trentina del Liceo Mascheroni di Bergamo.

Ma le emozioni non sono finite. Specie quando si ascoltano le parole di Vincenzo Barca dell'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia:

«Signore, ti preghiamo perché a noi figli di Istria e di Dalmazia sia concesso di tornare nelle nostre amate città». In quei giorni oscuri gli italiani, sospettati d'essere fascisti oppure ritenuti nemici perché «stranieri», erano cacciati, uccisi, buttati nelle foibe.

Barca lancia un appello: «Ci sono morti che aspettano sepoltura, un fiore, una croce, un nome. Le foibe devono diventare luogo dove meditare e imparare cosa significa l'odio come i lager nazisti. I governanti devono inginocchiarsi davanti a una foiba».

Altre forti emozioni quando, riuniti tutti nella sala consiliare di Seriate, è stata presentata una ricerca storica sulle foibe realizzata da un gruppo di studenti del liceo Mascheroni. Un lavoro che assembla filmati e immagini d'epoca, interviste a esuli. Scritto sui muri si legge un «Pola addio» carico di mestizia. Gli italiani dovevano fare in fretta ad andarsene se non volevano essere uccisi dagli uomini di Tito: «Bastava essere italiani per essere uccisi» viene detto nel filmato realizzato dagli studenti. E per gli esuli scampati al massacro la vita non risparmiava amarezze e ostacoli: «Malvisti dalla popolazione italiana del '47 stremata dalle guerre perché anche loro chiedevano un pezzo di pane».

Intanto la storia fa il suo corso: il 10 febbraio 1947 viene siglato il trattato di pace di Parigi che chiude la seconda guerra mondiale, nel 1954 Trieste è finalmente italiana. Ma il prezzo è alto: si contano migliaia di morti, circa 350 mila esuli. Nel filma­to volti di ragazze piangono, mamme senza più lacrime, sguardi tristissimi di bambini, efferatezze dei soldati di Tito, chilometri di mobili e masse­rizie come una cortina tra la spiaggia e il mare; carretti e asini. Nella ricer­ca viene sottolineato anche l'ospita­lità orobica per gli esuli: «A Bergamo vengono accolti alla Clementina».

Alla manifestazione hanno parte­cipato il sindaco di Pedrengo Mirco Perini, il sindaco di Fontanella Ma­rio Gandolfi, i consiglieri regionali Pietro Macconi, Daniele Belotti e Car­lo Saffioti; l'assessore provinciale Te­cla Rondi; il dirìgente scolastico di Seriate Goffredo Sermide, il colon­nello del Reggimento «Aquila» di Orio al Serio, Giovanni Spera, asses­sori e consiglieri comunali. E tra que­sti c'è Luigi Cortesi, di Alleanza na­zionale, che non nasconde la propria soddisfazione per l'iniziativa: «È il decimo anno della mia raccolta firme per intitolare a Seriate una via ai mar­tiri delle foibe».

Emanuele Casali

 

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