“Cantare Fratelli d’Italia a Trieste, in piazza dell’Unità d’Italia, assieme al presidente italiano, in una serata organizzata da un Festival italiano, sotto la direzione di grande maestro italiano… non ha prezzo !” Se poi ci mettiamo pure che ad ascoltare c’erano anche i presidenti croato e sloveno che “hanno accolto con piacere l’invito” (!?) allora la goduria raggiunge vette che erano impensabili solo poco tempo fa.
Ma ve l’immaginate la stessa scena, 40 anni fa, con Tito presidente della Jugoslavia che arrivava a Trieste e se ne stava seduto buono-buono ad ascoltare e ad applaudire l’Inno di Mameli in quella stessa piazza che, come tante in Istria, lui stesso avrebbe voluto molto modestamente- dedicata a se stesso !? Impensabile. Quindi è vero: i tempi cambiano e le “strade dell’amicizia” si fanno …strada, anche se, probabilmente il merito è più del tempo stesso che delle persone. Dopo questo concerto, dopo questo coro, forse siamo più amici (…forse), forse siamo più riconciliati (…forse). Forse –molto semplicemente- dovevamo tutti approfittare del carro che il grande Maestro ci stava mettendo a disposizione sulla sua “strada dell’amicizia”. Forse avremmo dovuto tutti (senza distinzione di nazionalità e appartenenza politica) salire in fretta e prenderci ciascuno le “proprie soddisfazioni” o cogliere certe “inaspettate opportunità”.
I più scaltri ci hanno provato subito, chiedendo (o meglio, pretendendo) celebrazioni “personalizzate” e dimostrando ancora una volta che certo “buonismo” non abita dalle loro parti ma solo dalle nostre, insegnandoci ancora una volta che chiedendo 100 si ottiene 10 mentre, come a noi capita spesso, “proponendo” 10 si ottiene …una pacca sulla spalla. Agli scaltri sloveni del “…o Narodni Dom o niente” hanno almeno risposto i dalmati dell’altrettanto scaltro de’ Vidovich che, ben coadiuvato dalla Lega Nazionale, è riuscito a piazzare tre momenti celebrativi nel “traffico” intenso delle vie dell’amicizia (sulle Rive, in piazza Unità e Balkan per ricordare Gulli, Nini e Casciana e dare una versione diversa sui fatti di quegli anni). Un traffico intenso e anche caotico se è vero che poi, all’ omaggio all’Esodo, i tre presidenti si son ritrovati in compagnia non di un “esule” ma del “rimasto” Radin… Eh già ! Perché nella concitazione -tra coristi, musici, presidenti, scaltri sloveni e dalmati- ci siamo smarriti proprio noi esuli” (quelli ricordati da quella targa davvero poco rappresentativa).
Gli “esuli” (in particolare quelli istriani) mansueti, brontoloni ma obbedienti, divisi e suddivisi, dispersi e tremolanti come foglie al vento hanno cercato di tenere la testa bassa, attendendo il momento fatidico del concerto come fosse una disgrazia… l’ennesima. E così è stato: in attesa di ricevere ordini ed istruzioni “da qualcuno” nessuno ha pensato di organizzare qualcosa di concertato, di comune, di condiviso. La Federazione non si è mossa, quelli fuori dalla Federazione …pure. Tutti forse in attesa del politico di “riferimento”, tutti in attesa che la bufera passi e che si spengano i riflettori: “Maledetto Riccardo Muti e le sue strade !” si saranno detti in molti “Ma che vuole questo !? Ma che si è messo in testa ? Amicizia, riconciliazioni !? Ma figuriamoci ! Noi abbiamo il nostro Giorno del Ricordo… che ci frega di queste baraccate estemporanee ! E poi, se ci riconciliamo, che senso potranno avere tutte le nostre belle adunate a cippi e targhe sparsi in ogni dove sul territorio nazionale !?”
Quindi Federazione e Fuorifederazione tutti in stand-by… sospesi in trepida attesa fino al primo segnale di “ostilità” giunto (da copione) da parte slovena ed ecco (da copione) l’immediata frattura: da una parte i “federali” ad agitare più o meno convintamente il ramoscello d’ulivo “proposto” inopportunamente dalla coppia Toth-Budin mentre dall’altra i “fuori federazione” arroccati ovviamente in posizione di chiusura di fronte a qualsiasi proposta di partecipazione.
Gli “esuli” nelle loro divisioni, nelle loro incertezze, nel loro rimanere da sempre in “attesa di ordini” hanno perso così un’ altra grande occasione. Ancora una volta non siamo riusciti ad interpretare i tempi, i cambiamenti e le opportunità come quella semplice -ma che poteva essere di grande visibilità e soddisfazione- di poter cantare tutti assieme il Fratelli d’Italia, in piazza dell’Unità, accorrendo numerosi, organizzati, magari sventolando migliaia di tricolori… un’ idea banale, che avrebbe richiesto solo un minimo di fantasia e di buon senso (ingredienti che forse difettano sia dentro che fuori dalla Federazione). Risultato ? Folla numerosa e festante di sloveni (e non) accorsi a salutare i presidenti al Narodni Dom mentre invece al nostro monumento -tragicomicamente da noi stessi “esuli” proposto- un triste bilancio con nessun esule, un rimasto, un manifestante solitario e l’imbarazzo di dover pure inventare delle scuse: «Non c’eravamo perché ci stiamo preparando al concerto, è lì che rendiamo omaggio alla giornata. Non abbiamo nemmeno pensato di andare alla deposizione, e la Prefettura non ce l’ha neppure consigliato. Posso assicurare che gli esuli sono molto più maturi di quanto pensi qualche loro organo o qualche politico».
Maturi si, ma come perignocchi… che ancora si chiedono cosa mai –di così impegnativo- sia stato “preparato per il concerto”. Al maestro Muti un ringraziamento e un suggerimento: se il prossimo anno non sa ancora dove andare o per chi organizzare il nuovo concerto… lo faccia per noi, solo per noi “Esuli variegati”. Dopo Sarajevo, Gerusalemme e Trieste potrebbe essere un'altra stimolante mission impossible …sulle strade della (nostra) amicizia smarrita.
Franco Biloslavo