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De Vergottini: il passato e l’identità (coordinamentoadriatico.it 15 lug)

di Giuseppe de Vergottini

C’è stato, finalmente l’incontro dei tre capi di stato. Da lungo tempo auspicato come momento di riconciliazione, più volte postposto in quanto ostacolato da molteplici veti da parte di chi non riteneva accettabile un gesto che potesse significare accettazione senza riserve di prevaricazioni in passato subite. L’occasione è stata un concerto svoltosi in quella Trieste che da un secolo e mezzo è e rimane il simbolo del completamento della Unità italiana e conclusione del processo risorgimentale. I presidenti si sono trovati concordi nel sottolineare che i tre Paesi devono sentirsi impegnati nell’assicurare uno sviluppo armonioso di una pacifica collaborazione nel quadro della Unione europea di cui due stati fanno già parte e il terzo è in attesa di un sicuro ingresso. L’ottimismo del futuro, giustamente legato ai destini delle giovani generazioni, era quindi una più che giustificata motivazione per un pubblico gesto riconciliativo.

Ma insistere sul futuro sottolineando che il passato non può condizionare i rapporti fra le popolazioni di diversa lingua, cultura e storia, non può certo significare rinunciare al passato o, addirittura, cancellarlo. Il passato ci accompagna e ci accompagnerà con tutte le sue asperità. Questo è inevitabile ed è bene evitare le ipocrisie. Ha fatto bene il Presidente italiano a ricordare i suoi interventi nelle diverse manifestazioni del Giorno del ricordo, voluto dal Parlamento con unanime consenso, in cui non ha esitato a stigmatizzare le atrocità subite dalle popolazioni dell’Esodo.

Ciò significa che la politica non potrà non tener conto della realtà europea per tutto quello che riguarda lo sviluppo dei rapporti fra i Paesi dell’area adriatica ma ad un tempo non potrà ignorare quelle che sono le aspettative delle popolazioni del confine orientale che non hanno nessuna intenzione di rinunciare a quel patrimonio di valori che ne costituisce una specifica identità. Nessuna rinuncia quindi alla propria storia fatta di fedeltà a un idea nazionale che dopo le brucianti esperienze del passato ha rinunciato alle deformazioni del nazionalismo.

E a questo punto il vero interrogativo si rivolge allo stato d’animo delle popolazioni vicine e dei loro leaders politici. La freddezza con cui l’evento triestino è stato accolto nell’ufficialità non pare a prima vista un dato incoraggiante. La cartina di tornasole in un immediato futuro sarà data dalla concretezza dell’azione politica e in particolare dall’atteggiamento che verrà preso nei confronti di quella che è oggi soltanto la minoranza nazionale italiana nei Paesi vicini. Pressocché assimilata nel litorale sloveno, spesso privata delle numerose garanzie pomposamente assicurate da una legislazione apparentemente all’avanguardia ma attuata in modo discriminatorio in entrambe le confinanti repubbliche.

Il gesto di solenne riconciliazione è soltanto una tappa di un percorso irto di difficoltà che dureranno nel tempo.

 

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