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Vincenzo De Luca riedita ”Foibe: una tragedia annunciata” (Area dic ’11)

Domanda: A due anni dall’uscita del tuo ultimo libro “Il falco e il leone”, sui soldati italiani in Jugoslavia dal 1941 al 1943, l’editore Enzo Cipriano della Settimo Sigillo di Roma, ha annunciato per il prossimo “Giorno del Ricordo” del 10 febbraio 2012, la pubblicazione di un tuo nuovo libro.

 

de Luca: In realtà si tratta della versione riveduta ed ampliata del mio primo libro “Foibe. Una tragedia annunciata” uscito ben 12 anni fa e rieditato già diverse volte. Si è resa necessaria una puntuale operazione di lifting per adeguare il testo di base, ancora molto valido, all’evoluzione delle tematiche e delle ricerche che recentemente hanno attualizzato come non mai la questione delle foibe della Venezia Giulia e Dalmazia dopo l’8 settembre 1943.

 

Domanda: Molti considerano ancora oggi “Foibe” il tuo libro migliore… 

 

de Luca: Sono molto legato anche agli altri miei lavori pubblicati successivamente e che tante soddisfazioni mi hanno regalato, anche se effettivamente “Foibe”, nacque da una felice intuizione, quella cioè di spiegare in maniera esauriente ma sintetica come fu possibile che ai nostri confini orientali si verificasse quella crudele pulizia etnica anti italiana che lo stesso Ciampi, in visita a Trieste il 25 aprile 2002, definì testualmente: “un crimine come la shoah, dove si è cercato di annullare un’intera popolazione”.

 

Domanda: Ricordo che avesti molte difficoltà a farlo pubblicare, tanto che avevi quasi rinunciato

 

de Luca: Non è stato affatto facile anche perché ero un neofita del tutto sconosciuto e nessuno sembrava interessarsi al mio lavoro, ritenendolo a priori non interessante o politicamente scorretto. Avevo interpellato la Mondadori e la Mursia, come pure altre case editrici minori, ma la risposta era sempre stata negativa ancor prima di leggere il manoscritto. Avevo coinvolto, bontà sua, anche il senatore Ajmone Finestra, allora sindaco di Latina ed autore per la Mursia di Milano di un testo autobiografico sulla guerra di Jugoslavia del 1941, in una “autorevole segnalazione” che pure non sortì alcun effetto; infine lo storico friulano ed amico Marco Pirina, recentemente scomparso, mi suggerì di incontrare a Roma Enzo Cipriano, editore militante e spregiudicato, legato all’area della destra culturale nazionale, e non solo, che accettò di pubblicarne una prima edizione di prova. Inaspettatamente il libro si rivelò un tale successo di vendita e critica che l’anno seguente ricevevo a Marina di Pietrasanta il riconoscimento “La Versiliana 2001” per la saggistica storica, insieme ad Arrigo Petacco che, nello stesso anno, con l’ammiraglia editoriale Mondadori, aveva pubblicato “l’Esodo” sullo stesso tema. Non ti nascondo che provai allora un piacevolissimo quanto colpevole compiacimento.

 

Domanda: Sei stato tra i primi ad interessarti a livello nazionale della questione delle foibe. Il “Giorno del Ricordo” sarebbe stato istituito solo nel 2004 e già nel 2000 tu scrivevi su questo scottante tema.

 

de Luca: Se è per questo il testo era depositato alla S.I.A.E. già dal 1998 ma la cosa sconvolgente è che in ambito strettamente locale e regionale, in Friuli come in Venezia Giulia, tutti sapevano ma nessuno fiatava per timore di ritorsioni. Un giorno in provincia di Udine un testimone oculare di molti tragici fatti mi confessò di non voler parlare degli eccidi compiuti dagli slavo-comunisti appoggiati dai partigiani italiani delle brigate Garibaldi perché uno di questi era oggi proprietario di un cementificio dove lavorava suo figlio e temeva che il ragazzo potesse perdere il lavoro se fossero emerse le responsabilità del “padrone”, ex partigiano italiano comunista. E come questo potrei elencare molti casi simili, purtroppo.

 

Domanda: Mi dicevi che da tempo pensavi a questa edizione ampliata di “Foibe” ma che non ti era stato possibile mettervi mano a causa di altri studi ad esso collegati ma diversi.

 

de Luca: Come sai sono anche un medico e puoi ben immaginare come faccia fatica e dividere il mio tempo anche con lo studio della Storia. Il mio impegno nell’ambito del tema delle foibe e dell’esodo, si è articolato in questi anni secondo un percorso ben preciso e propedeutico. Con il primo libro volevo fosse chiaro a tutti che le cose non accadono quasi mai per caso e che si era arrivati agli infoibamenti degli italiani da parte di Tito al termine di un excursus che aveva attraversato i secoli e che aveva infine portato le tribù affini agli unni, dei guerrieri Avari, dal freddo altopiano asiatico della Siberia alle calde sponde dell’Adriatico rubandoci quelle terre giuliane da sempre romane, venete e italiane. “Venezia Giulia 1943”, pubblicato alla fine del 2003, è stato il doveroso approfondimento sulle responsabilità del PCI di Togliatti e della Resistenza comunista italiana non democratica, nella perdita di quei territori e nelle uccisioni di quanti, sia pure antifascisti, non vollero però accettare il comunismo. Con la “Memoria non condivisa”, ho spiegato che è sbagliato parlare sempre delle responsabilità del fascismo in Istria per giustificare gli eccidi come una sorta di reazione da parte degli slavi a precedenti ingiustizie. Ben altre responsabilità vanno così ricercate nella politica dei governi liberali prefascisti italiani, come pure nel fenomeno del terrorismo slavo anti italiano degli anni venti e trenta, alimentato dalla Francia e dalla Gran Bretagna, che tanti delitti perpetrò contro i nostri connazionali giuliani. Infine “Il falco e il leone” del 2010 è stata la risposta a chi ha voluto sempre collegare gli eccidi dei titini con i presunti massacri compiuti dai nostri soldati in Jugoslavia dal 1941 fino all’8 settembre 1943. Ricordiamoci bene a questo proposito che si combatté in Jugoslavia la prima guerra non convenzionale dell’epoca moderna con il corollario inevitabile di atrocità e violenze che tutti accomunò, purtroppo, vincitori e vinti. Nell’arco di questo percorso di studio, ben 15 anni, sono avvenute delle importanti cose nuove, sia a livello nazionale che internazionale, che andavano necessariamente integrate nel mio primo libro perché potesse essere ancora attuale ed incisivo, come lo è stato dal 2000 ad oggi.

 

Domanda: Puoi anticiparci qualcosa dei temi che hai affrontato?

 

de Luca: Dovete innanzitutto sapere che, essendo una pubblicazione di prova, “Foibe” non fu eccessivamente curato, né nella parte grafica né in quella fotografica; carta economica e molti refusi di battitura sono purtroppo evidenti, ma giustificati allora dall’essere stata la mia un’opera prima a basso costo di autore sconosciuto. Oggi le cose sono diverse, non perché io sia un autore famoso ma perché i miei lavori competono con quelli di altri autori filo-slavi, di sinistra e più blasonati e meritano perciò una maggiore attenzione. Più cura per poter arrivare ad un pubblico sempre più vasto ed esigente. Sarà una nuova e più curata versione che, pur mantenendo inalterato l’originale impianto narrativo della fortunata edizione del 2000, a suo tempo pensata come testo ausiliario di didattica per le scuole, contemplerà per gli attenti e motivati lettori di oggi, originali elementi di attualità e riflessione; nel rispetto del più puro insegnamento filologico crociano per il quale: “La Storia è sempre contemporanea”. Vi saranno approfondimenti tematici importanti sul terrorismo slavo, su Porzûs, su Junio Valerio Borghese, sui presunti “liberatori” di Trieste del maggio 1945, sulle abili mosse diplomatiche di Tito tra Stalin e Churchill, e tutto questo sarà corredato da molte foto, da una nuova copertina e nuove prefazioni. Non mancherà l’aspetto contemporaneo dell’intera questione come il pronunciamento del Parlamento Europeo che sta obbligando Slovenia e Croazia a recensire tutte le loro fosse comuni e foibe e, non ultimo, il resoconto sulle scoperte recentissime di alcune foibe mai indagate o conosciute prima, come quella di Kevina in Dalmazia, vicino Spalato, della quale ho parlato per la prima volta in un convegno di Giovanna Canzano, recentemente.

 

Intervista di Daniele lembo     

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