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Dalmazia libera da mine solo nel 2020 (Il Piccolo 10 dic)

FIUME La Croazia sarà bonificata dalle mine entro il 2020. La conferma arriva dal Centro nazionale per lo sminamento (Hcr), i cui responsabili hanno reso noto che fino a tutto novembre sono stati ripuliti dagli ordigni esplosivi circa 27,5 chilometri quadrati di territorio, tanti quanti ne erano stati bonificati in tutto il 2007. Il piano 2008 contempla di riportare alla normalità sui 33 chilometri quadrati, attività che viene espletata grazie a 22 progetti, molti dei quali supportati da mezzi messi a disposizione da governi stranieri.

Nei prossimi giorni sarà firmato l’accordo per lo sminamento di un’area nei dintorni della città martire di Vukovar, nella Slavonia orientale, per la qual cosa il governo giapponese ha deciso di donare 100 mila euro. In Croazia (ha una superficie di 57 mila kmq) sono ancora 997 i chilometri quadrati in cui è certa la presenza di mine, disseminati dalle parti belligeranti nelle guerre balcaniche degli anni 90. Come già detto, il Paese dovrebbe essere affrancato dalla presenza degli ordigni entro i prossimi 12 anni, ma per farlo – sostengono i responsabili dell’ Hcr – è necessaria una maggiorazione di quanto annualmente si stanzia dal bilancio nazionale croato. Ogni anno, infatti, si spendono circa 320 milioni di kune (circa 45 milioni di euro) per le operazioni di sminamento. Finora nell’ex repubblica jugoslava, e parliamo degli ultimi 16 anni, sono stati spesi 340 milioni di euro per questa importantissima attività, di cui il 15 per cento stanziato da istituzioni, governi e donatori d’oltreconfine.

Le mine, probabilmente un totale di 110–120 mila ordigni, sono ancora presenti in 12 delle 21 regioni croate. Tra le contee a rischio mine, quelle di Segna, Zara, Sebenico, Spalato e Ragusa, regioni adriatiche dove però non si registrano pericoli lungo la fascia costiera, bensì nei loro entroterra. Come da noi rilevato più volte, né l’Istria, né la contea del Quarnero e Gorski kotar hanno mai avuto a che fare con mine antiuomo, anticarro o con altri ordigni esplosivi. Si calcola inoltre che dei 997 chilometri quadrati ancora minati, solo il 2 per cento riguarda zone nelle vicinanze di abitazioni. La Croazia non lesina dunque mezzi pur di liberarsi da questo flagello che dagli inizi degli anni 90 ha colpito a morte o ferito più o meno gravemente circa 2 mila persone. Gli scoppi si sono avuti ovunque, nelle zone boschive, nei pascoli, in aree coltivate, nei pressi di case e scuole, anche in terreni impervi e difficilmente raggiungibili dall’ uomo. Le vittime sono state soprattutto pastori, cacciatori, agricoltori, gitanti, ma non sono mancate purtroppo tragedie che hanno coinvolto bambini e persone anziane. Proprio per ricordare che la morte è sempre in agguato, in 112 comuni della Croazia sono stati posti 14 mila e 500 cartelli antimine. (a.m.)

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