Il rito degli anniversari riserva talvolta buone sorprese. A cinquanta anni dalla scomparsa, ritorna visibile, con un imponente volume, Pier Antonio Quarantotti Gambini, istriano e triestino (Opere scelte, a cura e con una bella introduzione di Mauro Covacich, Bompiani, pp. XLIV-1505, euro 35,00). Il volume comprende alcuni tra i titoli migliori dello scrittore: i romanzi e racconti L’onda dell’incrociatore, Amor militare, Il cavallo Tripoli, I giochi di Norma; le memorie politiche e civili di Primavera a Trieste; gli scritti di viaggio Sotto il cielo di Russia e Neve a Manhattan, il carteggio con Saba. Quarantotti, poi improvvisamente scomparso, pensò a un certo punto di organizzare le sue opere narrative in un ciclo unitario, Gli anni ciechi, polittico che sempre ha sullo sfondo i territori intorno a Pola, così descritti da Fulvio Tomizza in Alle spalle di Trieste: «un’Istria marcatamente e forse pomposamente veneta, che in un certo senso mi esclude e che sento appartenere di diritto al suo vero cantore, Pier Antonio Quarantotti Gambini, ma anche al Giani Stuparich di Racconti istriani». Né vanno trascurati due brevi quanto intensi riferimenti di Tomizza ai territori del nostro cantore: «Ciò non significa che io non ami quel dono di Dio che si chiama Rovigno, o mi senta estraneo ai pianori di terra bianca e pietra gialla sopra Capodistria». L’Istria «quasi anonima» prediletta da Tomizza è amata perché sembra «meno condizionata dalla storia»; l’Istria di Quarantotti Gambini fu, al contrario, tanto intrisa di storia da strariparne.
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