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Croazia nell’UE con molti problemi (europaquotidiano.it 10 dic)

L’Europa si allarga ancora e accoglie un’altra nazione sotto il suo tetto, dopo la grande infornata del 2004 (entrarono in un’unica soluzione dieci nuovi stati membri) e l’adesione di Bulgaria e Romania nel 2007. È la Croazia a guadagnarsi il posto nella famiglia comunitaria. Sempre più grande. Siamo ormai a quota ventotto. Zagabria, proprio ieri, durante uno dei consigli europei più travagliati della storia, ha siglato il trattato di adesione con l’Ue.

 

L’ingresso ufficiale arriverà il primo luglio del 2013. La Croazia ha chiuso lo scorso giugno gli ultimi capitoli negoziali, dopo che negli ultimi anni aveva impresso una netta accelerata alla marcia verso l’Europa, grazie alla rimozione dei due principali ostacoli: la latitanza del generale Ante Gotovina e la vertenza territoriale sul golfo di Piran con la Slovenia.

 

Gotovina è stato consegnato al tribunale dell’Aja per l’ex Jugoslavia nel 2005. I togati internazionali l’hanno condannato nell’aprile scorso a ventiquattro anni di carcere, con le accuse di crimini di guerra, crimini contro l’umanità, omicidio e deportazione, tutte legate all’Operazione tempesta, l’offensiva da lui comandata con cui i militari croati chiusero il conflitto con Belgrado riprendendosi nell’agosto del 1995 il controllo di una larga parte dei territori della Repubblica di Krajina, l’entità secessionista serba in territorio croato.

 

Quanto alla disputa sulla baia di Pirano, la soluzione è arrivata nel 2009, quando i governi croato e sloveno hanno deciso, molto responsabilmente, di affidarsi all’arbitrato dell’Onu. Arbitrato che adesso, dopo la firma del trattato di accesso tra Zagabria e Bruxelles, può prendere il via. Qualcuno si chiede perché l’Europa, sfiancata dalla crisi della moneta unica e alla prese con l’elaborazione di nuovi equilibri – o squilibri? – interni, abbia concesso il disco verde a Zagabria in questo delicatissimo momento. Ma c’è poco da spiegare.

 

La Croazia ha fatto il suo dovere, l’Europa ha rispettato una promessa, la firma apposta ieri è stato l’atto finale e formale di un negoziato conclusosi positivamente. Ora manca solo l’approvazione, da parte croata, del trattato di adesione. Avverrà tramite consultazione referendaria e non c’è dubbio che prevarrà il sì, anche se non sarà plebiscitario. Con l’ingresso nell’Ue la Croazia taglia un importante traguardo. Ma la vera sfida, adesso, è quella che l’attende da qui al primo luglio del 2013. Il punto è che il Paese ex jugoslavo attraversa una grave crisi economica. Sta salendo il debito pubblico e sta salendo la disoccupazione, ormai a mezzo passo dalla soglia del venti per cento (quaranta tra i giovani). La crescita è ferma, le aziende licenziano in massa i lavoratori e i negozi, a Zagabria e nelle altre città, chiudono uno dietro l’altro.

 

Senza contare che molti membri della maggioranza uscente, quella conservatrice targata Hdz (Unione democratica croata), sono stati protagonisti nell’ultima legislatura di una serie incredibile di scandali tangentizi, che hanno portato a uno sperpero inaudito di risorse pubbliche. Nonché alla vittoria, alle legislative del 4 dicembre, della coalizione quadripartita guidata dal Partito socialdemocratico. Zoran Milanovic, numero uno della nuova maggioranza (presto verrà nominato primo ministro), dovrà cercare di invertire la rotta. Ma la strada è tutta in salita e il suo piano d’azione, che non escluderà pesanti tagli e che dovrebbe portare alla richiesta di prestiti all’Fmi, verrà seguito con grande attenzione dall’Europa e dai tedeschi. Che non potevano rimandare l’ingresso della Croazia, ma che – questo sì – vorrebbero evitare che gli ultimi arrivati procurino eccessivi grattacapi e impongano nuovi, imprevisti sforzi economici.

 

Matteo Tacconi  

www.europaquotidiano.it/ 10 dicembre 2011

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