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Croazia in Europa, ma l’economia è in situazione precaria – 26giu13

Sono l’alto tasso di disoccupazione, specie quella giovanile – tra le più alte in Europa – il debito pubblico e il deficit del bilancio dello Stato , con un’economia in recessione per il quinto anno consecutivo, a contraddistinguere la Croazia nel momento in cui diventa il 28/mo Paese membro dell’Unione europea, il primo luglio prossimo, una situazione che desta preoccupazione a Bruxelles.

I dati economici negativi, quelli nazionali e quelli che arrivano dall’eurozona, sono all’origine dell’atmosfera di indifferenza e anche di impotenza che pervade la società croata alla vigilia di uno dei più importanti passaggi storici del Paese, che proprio oggi celebra i suoi 22 anni di indipendenza, conquistata in una sanguinosa guerra dopo la secessione dalla Jugoslavia socialista negli anni Novanta. Anche i costi dei festeggiamenti per l’adesione all’Ue, ai quali prenderanno parte domenica prossima 16 capi di Stato, 15 premier e numerose delegazioni straniere di vario rango, sono abbastanza modesti, circa un milione di euro, ‘‘adeguati alla presente situazione’’, come è stato spiegato dal governo.

Sono quasi giornaliere le proteste di operai delle molte imprese sull’orlo della bancarotta, indebitate o malgestite, che da mesi non riescono a pagare neanche gli stipendi ai loro lavoratori, in particolare nel settore tessile e edilizio. A maggio la disoccupazione è scesa poco sotto il 20 per cento, pari a circa 330 mila persone, grazie però alle assunzioni stagionali nel turismo, l’unico settore a non risentire della crisi, che genera il 17% per cento del Pil nazionale. La disoccupazione giovanile è la terza in Europa, al 51 per cento, subito dopo Grecia (59%) e Spagna (55%) e di molto superiore alla media europea del 23 per cento.

Non a caso già il primo luglio la Croazia sarà il primo Paese dell’Ue a mettere in atto tutta una serie di misure, cofinanziate dai fondi di Bruxelles e approvate dal Consiglio europeo, per aiutare i giovani a trovare un’occupazione, anche precaria, ed evitare un forte flusso migratorio verso i Paesi dove potranno lavorare senza particolari permessi. La moratoria di almeno due anni per i lavoratori croati, ammessa dal Trattato di adesione, è stata per ora imposta dal Regno Unito, Austria, Slovenia, Spagna, Belgio, Olanda e Germania, in quest’ultima con eccezione dei professionisti con laurea e i lavoratori stagionali. In quest’atmosfera il 52 per cento dei croati intervistati in un recente sondaggio sostiene che le celebrazioni per l’adesione sono ‘‘solamente uno spreco’’, il 70 per cento dei giovani spera di trovare un lavoro all’estero. L’appoggio all’ingresso in Europa, che da vent’anni è l’obbiettivo strategico nazionale, resta comunque alto, al 61 per cento.

E mentre il governo di centro-sinistra al potere a Zagabria da quasi due anni non si arrende al pessimismo, stimando la crescita del Pil nel 2013 allo 0,7% e al 2,4 l’anno prossimo, dalla Commissione europea e da altre istituzioni estere arrivano previsioni più realistiche: un’ulteriore contrazione dell’un per cento del pil quest’anno e una lieve, quasi impercettibile, ripresa nel 2014, dello 0,2 per cento. Più preoccupanti sono i dati per la spesa pubblica, che nonostante una politica di austerità e una severa disciplina fiscale, continua a pesare troppo sui dati macroeconomici della Croazia, i cui 4,2 milioni di abitanti hanno prodotto nel 2012 in beni e servizi 44 miliardi di euro, pari allo 0,45% del Pil dell’Ue a 27.

E da Bruxelles hanno già dato segnali di malumore indicando che il debito pubblico croato è ora al 54 per cento, e nel 2014 potrebbe facilmente superare la soglia del 60%. Lo stesso vale per il deficit pubblico, quest’anno calcolato al 4,7%, dunque già al di sopra delle regole europee che fissano il limite massimo al 3%, Non è pertanto escluso che una delle prime esperienze di Zagabria come membro dell’Ue sia l’apertura nei suoi confronti di una procedura di infrazione per deficit eccessivo.

(fonte www.ansa.it 25 giugno 2013)

 

 

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