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”Croati liberatori”: scoppia la polemica (Voce del Popolo 15 gen)

LUBIANA – La dichiarazione del presidente della Repubblica, Stjepan Mesić, secondo la quale gli sloveni, oggi, guarderebbero il mare da venti chilometri di distanza se non ci fossero stati i partigiani croati, che negli ultimi giorni della seconda guerra mondiale avevano lanciato vittoriose offensive verso Trieste, liberando così l’Istria e il Litorale, è stata definita “scandalosa” e “vergognosa” da numerosi esponenti politici di Lubiana. Le parole del Capo dello Stato croato, nonostante abbiano scatenato in Slovenia una bufera mediatica e politica, non sono state commentate dai vertici statali di Lubiana.

Le frasi pronunciate da Stjepan Mesić, secondo lo storico triestino di lingua slovena, Jože Pirjevec, sono esatte, ma solo in parte. Jože Pirjevec ha detto, comunque, che le stesse lo rattristano. “La liberazione dell’Istria e del Litorale sloveno è una questione molto complessa che non può venire ridotta all’episodio conclusivo tra l’aprile e il giugno del 1945, anche se il presidente Mesić ha ragione quando mette in rilievo il grande ruolo dei combattenti croati”, ha sottolineato Pirjevec, pluriennale docente di storia presso facoltà italiane e autore di più libri su Tito, la Jugoslavia e il comunismo usciti per i tipi di editori italiani. Sloveno di Trieste, da una decina d’anni lavora in Slovenia.

“Vero è che tra i 60mila combattenti della IV Armata jugoslava, che ha condotto le operazioni verso Trieste, c’erano oltre 30mila croati, ma alle battaglie hanno preso parte anche i militari del IX corpus sloveno”, ha aggiunto, affermando che la dichiarazione di Mesić rattrista, tenendo conto del fatto che, in questo modo, “viene minata la comunanza di lotta” tra i partigiani sloventi e croati e vengono create polemiche su “questioni marginali”.

«Fra i due contendenti il terzo gode»

“Le baruffe non sono necessarie né alla Slovenia, né alla Croazia, ma rendono felici una terza parte, sapete a chi mi riferisco”, ha detto Pirjevec, il quale comunque ha precisato di apprezzare Mesić e di considerarlo “un politico di grosso calibro” che ha dimostrato la sua forza anche quando ha apertamente polemizzato con il collega italiano Giorgio Napolitano, in seguito alle affermazioni del titolare del Quirinale sulla “pulizia etnica” nei confronti degli italiani dopo la seconda guerra mondiale. “Mi rattristano le attuali dichiarazioni di Mesić, perché parlando di alcune tensioni con la Croazia ci spingono a far baruffa su temi marginali”, dice Pirjevec.

L’eurodeputato sloveno Jelko Kacin, in merito alle parole di Mesić, ha detto che l'affermazione secondo la quale il Litorale sloveno è stato liberato dai croati, “non è degna di un Capo di Stato”. In questo modo, secondo Kacin, Mesić “non ha messo in cattiva luce la Slovenia, ma ha svergognato la Croazia e la sua funzione”.

Inutile richiamarsi ai diritti morali

Si è fatta sentire anche l’associazione “Istituto 25 giugno 1991”, guidata da Joško Joras e Marjan Podobnik. In un comunicato, si afferma che i cippi funerari e le lapidi nei dintorni di Trieste testimoniano che il capoluogo giuliano è stato liberato dagli sloveni e che il presidente croato “ribalta i dati di fatto storici”.

Ufficiosamente da parte croata si mette in rilievo che le frasi della discordia del Capo dello Stato sono state pronunciate per argomentare la posizione secondo la quale i confini tra le ex Repubbliche jugoslave sono divenuti confini statali, per cui a nulla vale richiamarsi ai diritti storici o morali su qualche tratto di mare o terraferma.

Risolvere presto le divergenze

Un gruppo di storici sloveni e croati, non nasconde preoccupazione e insoddisfazione per i rapporti tra i due Stati. In una particolare dichiarazione diramata ai media, chiedono che i due governi trovino il modo per risolvere al più presto possibile tutte le incomprensioni”.

“Esigiamo che i nostri due governi operino per il comune futuro europeo e siano consci delle loro grandi responsabilità. Trovino pertanto il modo di risolvere il più presto possibile tutte le incomprensioni”, si legge nella dichiarazione firmata da Ivo Banac, Neven Budak, Ivo Goldstein, Vasko Simoniti, Peter Štih e Peter Vodopivec. Essi mettono in rilievo che la Slovenia e la Croazia sono tradizionalmente Paesi amici, che hanno condiviso la stessa sorte nell'ambito di Stati plurinazionali. Sottolineano pure che la mancata soluzione dei problemi crea tendenze indesiderate in ambedue le società ed arreca danni al ruolo internazionale dei due Paesi.

“La storia croata e slovena è caratteristica a livello europeo anche per il fatto che queste due nazioni, pur essendo da secoli confinanti, non hanno mai combattuto tra loro, per cui dovrebbero essere un modello di collaborazione interstatale e interetnica”, dicono gli storici, concludendo che non bisogna permettere che la nostra epoca venga ricordata per qualcosa che nei rapporti croato-sloveni non è mai esistita.

Silvano Silvani

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