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Crisi? Pasta Zara investe (la Nuova Venezia 30 ott)

TREVISO. La notizia, di questi tempi, è del tipo «l’uomo che morde il cane». Perchè in questo deserto di lacrime sul futuro e previsioni buttate all’ aria, trovare un imprenditore che amplia stabilimenti, assume 65 persone e fa piani di investimento da qui al 2018 contando di triplicare la capacità produttive, è davvero un’operazione da Diogene in cerca dell’ uomo. Eppure è quello che ha annunciato l’altro ieri la ditta Zara della famiglia Bragagnolo, 139 milioni di euro di fatturato, 200 mila tonnellate vendute, primo esportatore italiano di pasta, secondo produttore nazionale.

Azienda strettamente familiare, partita da Castelfranco Veneto con stabilimenti aperti negli anni trenta a Zara, capitale della Dalmazia allora italiana (da cui il nome), è oggi guidata dai pronipoti dei fondatori, Furio, Umberto Arianna e Franca.

Nel 2002, la Zara dei Bragagnolo, oggi partecipata anche dalla finanziaria regionale Friulia, hanno aperto uno stabilimento a Muggia, nel triestino, che si è affiancato a quello storico di Riese, investimento che gli ha consentito di diventare il primo esportatore italiano.

Adesso i due impianti tradizionali dell’azienda verranno ampliati per stare dietro una crescita che per la loro pasta, venduta per gran parte nella grande distribuzione, è stata in media dal 1998 dell’11,% contro una media di settore del 2,3.

Insomma per la pasta la crisi non vale?

«Certo che vale» risponde Furio Bragagnolo, presidente dell’azienda.

E allora?

«Allora oggi siamo al buio e non vediamo un granché. Ma prima o poi la crisi finirà e chi sarà pronto vincerà. Del resto il consumo della pasta è sempre in aumento»

Perchè?

«Perchè è il prodotto più naturale, meno costoso e più completo che esista. Con meno di un euro, ovviamente senza contare il prezzo del condimento, si può mangiare in cinque. Probabilmente costa meno del gas che serve a scaldare l’acqua e cucinarla»

Beh mica vero, negli ultimi tempi, il prezzo della pasta sembra quello della benzina fa presto a salire quando sale il costo della materia prima e non scende quando questa cala di prezzo.

«I costi non possono scendere subito perchè ancora facciamo la pasta con la semola delle campagne acquisti di giugno-luglio. La discesa insomma non è automatica. E poi non c’è solo la materia prima. Ci sono altri costi che sono aumentati anche per noi, a partire dal costo del denaro e poi quello dell’energia, degli imballaggi e dei trasporti. Sul mercato del resto c’è un’offerta vastissima che va da mezzo fino a tre euro per mezzo chilo»

E’ giustificato una tale differenza dai costi?

«Non rispondo, ognuno ha una sua opinione»

Non c’è crisi sui mercati stranieri?

«Il consumo anche lì è in aumento, anche se ormai ci sono pastifici dappertutto. Ma la pasta italiana è un marchio in sé e noi continuiamo a vendere soprattutto nell’ Europa centrale, anche se il mercato che cresce più rapidamente è quello dell’Est europeo»

E su quello italiano?

«C’è un aumento delle vendite più forte sulle private label cioè sulla grande distribuzione che spinge i propri marchi: il 60% lo vediamo così il resto con il marchio Zara. Ma adesso vogliamo intensificare la presenza in Italia dove contiamo di vendere il 10% della nostra produzione e nuove linee di qualità e con molti prodotti che sono anche novità alimentari»

Avete avuto problemi a trovare credito per finanziare questa iniziativa?

«No, non abbiamo avuto difficoltà. Del resto abbiamo una struttura patrimoniale equilibrata e abbiamo sempre come famiglia investito nell’ azienda sottoscrivendo per gli aumenti di capitale che si sono via via resi necessari. Chi soffre oggi sono le aziende che hanno spinto troppo sul leverage»

Ma voi avete avuto anche la partecipazione della Friulia, cioè di una finanzaria regionale che oggi ha una quota del 12% del capitale.

«È una partecipazione nata al tempo della costruzione dello stabilimento di Muggia e di cui siamo contenti e non solo per motivi finanzari»

Cioè?

«La partecipazione di una finanzaria ha trasformato un’ azienda che era soltanto familiare in un’impresa più evoluta. Ci ha insegnato molte cose in termini di gestione aziendale, dei processi: è stato per noi un processo di formazione importante.»

 

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