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Corsa ad ostacoli per Fiat in Serbia (Il Piccolo 28 set)

di AZRA NUHEFENDIC

BELGRADO È una corsa ad ostacoli lo sviluppo internazionale della Fiat di Marchionne, dall’Overst all’Est. E proprio dall’Est, in particolare da Kragujevac dove il colosso torinese ha in progetto di investire 700 milioni (a cui si aggiungeranno 300 da parte della Serbia) per la realizzazione di nuovi stabilimenti di produzione, arriva la notizia di uno stop ai lavori. Nel settembre 2008 “Fiat” ha acquistato il primo produttore automobilistico in Serbia “Zastava” di Kragujevac, dopodiché l’intesa tra le due aziende è stata conclusa con un accordo di creazione di una joint-venture «Fiat Automobili» Serbia” (Fas). Per la costituzione della nuova società è stato mobilitato un capitale pari a un miliardo di euro. E su questo progetto proprio ieri la Bei (Banca europea per gli investimenti ha annunciato che pensa di finanziare Fiat Srbija e il suo indotto. «Si tratta di un progetto che stiamo portando avanti – ha detto il vicepresidente e e respobnsabile Bei per l’Italia e i Balcani, Dario Scannapieco – e stiamo studiando anche come finanziare i fornitori della fiat».

Le opere per la costruzione delle fabbriche Fas nel Korman Polje (campo di Korman) vicino a Kragujevac in realtà sono bloccati. Non è ancora del tutto risolto il problema tra i proprietari delle aree dove è prevista la nascita della futura zona industriale e il governo serbo.

Ci sono in balo gli espropri di divesre proprietà e mentre il governo ha offerto 350 euro per ettaro i proprietari ne chiedono ben 4 mila. Un problema che rischia di far slittare l’inizio della costruzione dei nuovi stabilimenti all’anno prossimo. Il contenzioso, in realtà va avanti da almeno un anno e mezzo e cinque o sei aree, vengono chiamate «parcelle» non sono state espropriate. Due di queste in particolare insistono proprio sul centro del sito Fiat ed è stata chiamata ad esprimersi la magistratura. Secondo alcune notizie i giudizi dovrebbero concludersi entro due settimane, entro ottobre tutto dovrebbe essere risolto e l’intera area messa a disposizione. Bisognerà vedere comunque chi vince, se lo Stato o i proprietari.

Questi ultimi, assieme a tanti altri, nel giugno scorso avevano bloccato i geometri che tentavano di entrare nel terreno per iniziare le misurazioni. Secondo i rappresentanti del governo serbo la procedura di esproprio sarebbe terminata e gran parte dei proprietari avrenne accettato di vendere al prezzo stabilito dall’amministrazione. I rappresentanti dei proprietari terrieri però smentiscono e dicono che «si tratta di una dichiarazione falsa».

Quello che è certo è che i lavori per gli impianti industriali non possono iniziare, di sicuro, prima dell’inizio l’anno prossimo. Non è chiaro se questo ritardo di circa sei mesi, influirà sul piano della produzione delle macchine. Nella prima fase si prevede la costruzione di circa 200 mila macchine, che principalmente saranno vendute nel mercato serbo, e nei paesi Cefta (l’accordo centroeuropeo di libero scambio, tra la Croazia, la Repubblica di Macedonia, la Serbia, il Kosovo, la Bosnia-Erzegovina, il Montenegro, l'Albania e la Moldova) e quelli magrebini. Attualmente anche l'accordo con i partner della Turchia pare imminente. Secondo le stime in Turchia, all’inizio, si potrebbero vendere più 10.000 vetture.

Volando all’Ovest intanto il cuore di Marchionne batte per gli Usa. Per l’ad infatti il sindacato americano è quello buono, «da cui bisogna imparare» e in cuor suo spera che la delegazione Uaw, guidata dal presidente Bob King, oggi riesca a convincere i «cattivi» della Fiom che si deve condividere un obiettivo se si vogliono raggiungere i risultati. Il sindacato Usa ha nella sua fitta agenda anche un appuntamento con i metalmeccanici della Cgil.

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