I governi dei Paesi balcanici non posso rimandare oltre il processo di riconciliazione e devono aumentare i loro sforzi in questo senso. A domandarlo è il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, che pur sottolineando che sono stati compiuti “alcuni passi avanti importanti” avverte che “molto resta ancora da fare”.
E i numeri secondo il Commissario parlano chiaro: a 20 anni dalla prima guerra dei Balcani, mentre il peso del passato continua a impedire la riconciliazione, ci sono ancora più di 12 mila persone disperse, 423 mila rifugiati che non possono tornare alle loro case, circa 20 mila apolidi o che rischiano di divenirlo e almeno 20 mila donne vittime di violenza sessuale che hanno ancora bisogno di sostegno.
Secondo Muiznieks perché ci possa essere una vera riconciliazione è necessario processare tutti coloro che hanno commesso crimini di guerra, per cui non può esserci amnistia, perché questo significherebbe lasciare impunite serie violazioni dei diritti umani. Muiznieks sottolinea poi “l’obbligo morale e legale” degli Stati di scoprire quale sia stata la sorte dei dispersi e di trovare soluzioni per tutti i rifugiati e gli apolidi. Infine il commissario ribadisce l’importanza per la riconciliazione di tutte quelle iniziative che aiutano le popolazioni a scoprire e comprendere la verità su quanto è accaduto e il ruolo essenziale che ha il dialogo tra gli Stati.
(fonte www.ansa.it 9 luglio 2013)
Sarajevo, 1995, soldati ONU norvegesi (foto en.wikipedia.org)