Luca G. Manenti sta studiando il rapporto fra irredentismo e massoneria a Trieste, nell’ambito della sua ricerca di dottorato in Storia contemporanea, seguita dalla professoressa Tullia Catalan. Ecco un estratto del suo lavoro.
I rapporti tra irredentismo e massoneria costituiscono un capitolo ampiamente inesplorato della storia triestina e italiana. Punto di partenza per un’indagine sul tema è il Circolo Garibaldi di Trieste, fondato alla fine del XIX secolo. Sciolto quasi subito dalla polizia austriaca, esso si ricostituì nel 1885 a Milano, per poi diffondersi in tutta la penisola. Pur essendo d’ispirazione repubblicana e socialisteggiante, il gruppo tenne un atteggiamento politicamente prudente, nella convinzione che la causa irredentista necessitasse di tutte le forze disposte a lottare per essa.
Chi scrive sta lavorando a una tesi di dottorato in storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Trieste, sotto la supervisione della professoressa Tullia Catalan, con l’obiettivo di stilare una biografia collettiva dei membri del Circolo, ricostruire il reticolo associativo nel quale era inserito e analizzarne la propaganda. Lo studio è stato principalmente condotto sui carteggi inediti del sodalizio, che coprono un arco di tempo che si estende fino ai primi del Novecento.
Tali fonti sono state integrate con molte altre reperite in archivi, biblioteche, musei, fondazioni private e istituti di storia patria delle principali città in cui esso operò. Preziosa è stata la collaborazione fornita dal Grande Oriente d’Italia, con sede nella capitale, che ha generosamente aperto i suoi archivi alla consultazione. La comprovata affiliazione dei dirigenti del Circolo alle logge, attesta il contributo della massoneria italiana, da sempre impegnata nel campo patriottico, al movimento irredentista. Dalle guerre d’indipendenza al primo conflitto mondiale, le officine libero muratorie funsero da indispensabile punto di appoggio per gli emigrati triestini, che affluivano in Italia per aggregarsi alle schiere garibaldine o come disertori dall’esercito asburgico.
Il caso più eclatante è quello di Guglielmo Oberdan, il quale in molti frangenti, dal suo arrivo nella penisola alla sfortunata spedizione terminata sul patibolo, si trovò al centro di trame tessute dalla massoneria. L’intenso scavo documentario condotto ha inoltre permesso di raccogliere informazioni su personaggi minori o dimenticati dell’Ottocento italiano, che tuttavia costituirono il nerbo delle innumerevoli associazioni di reduci, veterani, studenti e lavoratori proliferate durante e dopo il Risorgimento.
Gli irredentisti triestini parteciparono a questo circuito progressista e tendenzialmente anti-clericale, dove in posizione preminente stavano leghe lavorative, società operaie e di mutuo soccorso. L’incrocio di numerosissimi documenti, l’apporto della più aggiornata bibliografia e il costante confronto con accreditati studiosi ha permesso di collocare l’esperienza del Circolo Garibaldi nella sua giusta cornice storica. In definitiva, esso emerge dalla ricerca in corso come una delle più importanti avanguardie dell’irredentismo repubblicano, democratico e massonizzante dell’epoca.
(fonte “Il Piccolo” 6 marzo 2013)
Una cartolina di Antonio Taddio per il Circolo Garibaldi di Trieste (1902, ristampata nel 1915)