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Cherso riscopre gli olivi. Bottiglie griffate in arrivo (Il Piccolo 21 ago)

Nell’isola di Lussino si prendono sempre più in concessione terreni di proprietà statale, a Cherso si rinnovano invece le vecchie piantagioni e contemporaneamente si costruiscono stradine per raggiungere più facilmente le colture. Il tutto pur di potenziare un’antica attività presente in questo stupendo arcipelago del Quarnero, l’olivicoltura. Trascurati per lunghi decenni con l’avvento del turismo, l’olivo e le olive sono entrati in una “dimensione rinascimentale” allo scoppio del conflitto croato-serbo, negli anni ’90 del secolo scorso. Rarefattisi i villeggianti, chersini e lussiniani hanno dovuto aguzzare l’ingegno e sono venuti alla conclusione (come gli istriani, i dalmati e i quarnerini) che andava rivitalizzata la produzione di olive e del relativo olio, peraltro sempre apprezzatissimo in quest’area e dintorni.

A conflitto concluso e con il ritorno dei vacanzieri, non c’è stato alcun disimpegno, anzi, ed ora il settore sta conoscendo un ottimo momento, a prescindere dall’esito delle annate che dipendono talvolta da fattori che esulano dalla volontà dell’uomo. A Lussino c’è stata una ripresa dell’olivicoltura specie dal 2002 in poi e negli ultimi anni sono stati messi a dimora più di 5 mila olivi. Con gli interessati sono stati firmati contratti di concessione di lotti statali (2.537 ettari a disposizione) e adesso si calcola che sull’isola siano “sfruttati”, diciamo così, 50 mila alberi di olivo. Difficile invece quantificare la cifra degli olivi non lavorati, vecchi e ormai caduti nel dimenticatoio, con proprietari magari anziani, impossibilitati a curare l’albero e a raccoglierne i frutti. Soprattutto in zona Punta Croce sono stati dati in concessione terreni per la coltivazione di olivi grazie a contratti sottoscritti dagli interessati e dalla municipalità lussiniana.

Detto del “fratello minore” in fatto di olivicoltura, passiamo a quello maggiore, all’isola di Cherso, che può vantare ben 120 mila alberi di olivo. Si ha ragione di credere che siano ancora presenti circa 80 mila alberi, in pratica abbandonati e anche difficilmente raggiungibili. Siamo comunque ancora lontani dalle cifre ufficiali ai tempi dell’Austria-Ungheria che parlavano di 300 mila olivi presenti sull’isola nordadriatica. «A Cherso non diamo vita a nuovi oliveti, bensì utilizziamo quelli che abbiamo da anni o rinnoviamo le vecchia piantagioni – è quanto precisato da Mateo Feraric, direttore della Cooperativa agricola chersina – negli ultimi tempi si è proceduto all’approntamento di percorsi tramite i quali raggiungere gli oliveti a bordo di auto, trattori e furgoni. Sono circa 480 le famiglie di Cherso che si occupano di olivicoltura, anche se sono solo due o tre gli isolani che campano esclusivamente grazie a questa attività». Feraric non nasconde la soddisfazione per l’andamento del settore: «Mi preme rilevare che siamo i primi in Croazia ad avere ottenuto per il nostro olio il marchio di denominazione di origine protetta. In futuro sulle etichette delle bottiglie avremo il marchio e la scritta Olio extravergine di oliva Cherso».

Andrea Marsanich

“Il Piccolo” 21 agosto 2012

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