Capodistria. A Palazzo Gravisi sono stati presentati ieri i risultati ottenuti in seno al progetto “EDUKA – educare alla diversità”, con la partecipazione degli studenti dei due istituti coinvolti, ossia il “Carducci” di Trieste e il ginnasio “Gian Rinaldo Carli” di Capodistria. Nell’ambito del lavoro di ricerca transfrontaliero, guidato dal lead partner dello SLORI (Istituto sloveno di ricerche) di Trieste, si sono svolte due attività principali: la preparazione, distribuzione e analisi di un questionario, nonché la registrazione in video di tutto il lavoro.
L’incontro è stato introdotto dalla proiezione del cortometraggio realizzato grazie alla collaborazione di Mitja Klodič e Vid Tratnik, dell’Associazione culturale formativa “Pina” di Capodistria. Le immagini sono la testimonianza del progredire delle attività, come pure dello svolgimento delle conferenze introduttive, intese a guidare gli studenti alla conoscenza dei principi teorici sull’educazione interculturale e delle caratteristiche multiculturali dell’area di confine.
Alle conferenze hanno collaborato Davide Zoletto dell’Università di Udine, Nives Zudič Antonič dell’Università del Litorale, Marianna Kosic e Moreno De Toni dell’Istituto sloveno di ricerche SLORI, Roberto Bonifacio a nome dell’Unione Italiana e Marina Lukšič Hacin dell’Istituto per l’emigrazione slovena e per le migrazioni del Centro di ricerche scientifiche dell’Accademia della Scienza e dell’Arte “SAZU” di Lubiana.
Dopo aver posto le basi, i ragazzi, divisi in gruppi, hanno realizzato la parte empirica, nella cui analisi si sono riscontrati dati molto significativi. “Non mi sarei aspettata che anche i ragazzi degli istituti medi italiani in Slovenia fossero dell’opinione (come i loro coetanei di Trieste) che l’aspetto linguistico sia proprio l’elemento che crea maggiori difficoltà per quanto riguarda la presenza delle minoranze storiche”, è il pensiero di Nerina Bogatec dello SLORI, che ha realizzato l’indagine tra gli studenti del liceo “Carducci” e delle scuole medie italiane di Capodistria, Isola e Pirano. Una concordanza inattesa anche perché nell’area costiera slovena l’italiano è insegnato pure nelle scuole della maggioranza, mentre a Trieste ciò non vale per lo sloveno.
Da rilevare poi che i ragazzi percepiscono l’aumento del fenomeno del razzismo, ma contemporaneamente non sempre interpretano alcune azioni come discriminatorie o razziste, per cui vi è una discrepanza tra soggetti e oggetti, ovvero riconoscono più facilmente la natura di tali situazioni come osservatori piuttosto che come protagonisti. Infine, la scuola si è rivelata l’ambiente dove maggiormente si parla e si conosce la diversità e le minoranze, meno in famiglia e pochissimo tra amici e nell’ambiente di maggioranza.
L’obiettivo del progetto “EDUKA” è di creare conoscenze e strumenti per l’educazione alla diversità e all’interculturalità nell’ambiente scolastico ed universitario. Come ha concluso il gruppo di studenti coinvolti, i dati ottenuti segnalano la necessità di avvicinare alla tematica un numero quanto più ampio di persone, soprattutto della maggioranza. Quindi il progetto funge anche da rampa di lancio per attività future, indirizzate a migliorare il dialogo, la comprensione e la convivenza nelle zone transfrontaliere. Alla prossima edizione dell’iniziativa, finanziata dall’Unione Europea con il Programma per la Cooperazione Transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013, parteciperanno gli studenti delle due scuole con lingua d’insegnamento slovena, ossia il Liceo delle Scienze Sociali “A.M. Slomšek” di Trieste e il Ginnasio “S.Kosovel” di Sesana.
(fonte “la Voce del Popolo” 16 maggio 2013)