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Caduta l’ultima barriera tra Italia e Slovenia (Il Piccolo 20 nov)

di GIULIO GARAU

«Adesso ogni mattina in 15 minuti potrò andare a Capodistria dal mio amico sindaco, Boris Popovic, a prendere il caffè». Non era una battuta, il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza ieri con quella frase pronunciata in tono raggiante ha lanciato un messaggio profondo alla città. Con l’apertura dei due tratti di grande viabilità, la Cattinara Padriciano e la Lacotisce Rabuiese è avvenuto un passaggio epocale. Lo sa benissimo Dipiazza da imprenditore (come lo è Popovic che ieri era accanto a Dipiazza) prima ancora che da sindaco: «So che ora la città cambierà» ha ripetuto alle cerimonie di inaugurazione.

La prima grande rivoluzione per Trieste è avvenuta nemmeno un anno fa, quando sono caduti i confini fisici tra Italia e Slovenia. D’un fiato sono crollati pregiudizi, timori e remore che tenevano su quelle barriere, e le merci che già viaggiavano libere ora passano assieme a migliaia di persone ogni giorno. Ieri la seconda rivoluzione, e rischia di essere ancora più grande. «Non c’è più il tappo per lo sviluppo» ha esultato lo stesso sottosegretario all’Ambiente Roberto Menia: niente più intoppi tra Italia e Slovenia, niente più file anche per andare semplicemente a Muggia. Lo sapranno presto anche i milioni di turisti che riprenderanno a percorrere questa arteria e probabilmente aumenteranno. Ieri l’arteria è stata aperta ufficialmente alle 14 e alle barriere c’erano automobili e Tir che premevano, impazienti. Due anni importanti il 2007 e il 2008, perchè la città, e altrettanto la Slovenia con Capodistria e Lubiana, si riprendono il loro naturale territorio e con la quotidianità delle abitudini riprende anche lo sviluppo.

«Con queste opere abbiamo tolto una stenosi tra l’Italia e la Slovenia» ha ricordato con una simbologia il capodipartimento dell’Anas, Cesare Salici. E ieri c’erano tutti i vertici, a cominciare dal presidente Pietro Ciucci, a sottolineare la portata dell’evento. Trent’anni per queste opere che sconvolgeranno le abitudini di tutti. Lo sanno bene già molti esercizi di Trieste che la sera sono invasi da clienti sloveni per un caffè o un drink, lo sanno bene a Lubiana gettonata dai triestini, ma ancora di più a Capodistria dove ora, in 15 minuti, si potrà andare a mangiare una pizza mettendoci lo stesso tempo che si impiega per andare a Grignano.

Una rivoluzione impensabile, con un’osmosi completa ormai di italiani e sloveni che transitano, fanno la spesa, vanno a lavorare e comprano case, abitano, liberamente, da entrambe le parti. Un’osmosi che porterà sviluppo economico in questo momento di recessione visto che la Slovenia viaggia con un Pil del 6,8% che nel 2009 (la crisi si sente anche lì) scenderà, ma non sotto il 4,8%. E porterà anche problemi di traffico, come ha ricordato l’assessore regionale alle infrastrutture Riccardo Riccardi che ha auspicato «intese con il gestore della rete autostradale slovena per soluzioni alle criticità del traffico sulla nostra rete». Forse pochi se ne sono accorti ma ieri ha visto la luce un piccolo, importante, pezzo del Corridoio V, l’arteria multimodale verso i mercati dell’Europa dell’Est.

 

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