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Brioni: l’arcipelago della diplomazia mondiale (Il Piccolo 06 ago)

TRIESTE Per trent’anni sono state uno dei punti di riferimento della politica mondiale. Un po’ Polinesia, un po’ Balcani le isole Brioni conservano ancor oggi il loro fascino intriso di storia, politica e bellezze naturali. Esiste anche un vino, che pochissimi sommelier conoscono. Eppure ha fatto il giro del mondo ed è stato apprezzato da famosi capi di Stato. È il «rosé» di Brioni, «inventato» dal maresciallo Tito con l’uva della piccola vigna che gli fu donata per il sessantunesimo compleanno dai dipendenti dell’Amministrazione dell’arcipelago delle Brioni, 14 isole di fronte a Pola a 3,5 chilometri dalla costa istriana. Un regalo particolarmente gradito a Tito che spesso si ricordava della vecchia vigna che il padre aveva dovuto vendere per ristrettezze economiche.

A Brioni Tito sbarcò nel 1947 e soggiornò, soprattutto nei periodi estivi, nella villa di Vanga fino all’agosto del 1979 quando partì per la sesta conferenza dei Paesi non allineati a L’Avana. Già, perché è stato proprio nella pace di queste isole che lo jugoslavo Tito, l’egiziano Nasser e l’indiano Nehru, nel 1956 diedero vita al Non allineamento «indispensabile alternativa alla totale divisione del mondo in blocchi e all’inasprimento della Guerra fredda». Così per oltre 30 anni Brioni è stata, come detto, punto di riferimento per la politica mondiale, punto d’incontro di numerosi statisti quali Ho Chi Min, Krusciov, Gomulka, Sihanuk, El Sadat, Fidel Castro, Indira Ghandi e Aldo Moro. E punto d’incontro di altrettanti numerosi e famosi artisti, pittori, scultori, cantanti e, soprattutto, attori che presenziavano al Festival internazionale del cinema di Pola. Così tra le foto ricordo di Tito a Brioni (una mostra permanente è allestita sull’isola) ci sono anche Mario del Monaco, Sophia Loren, Elizabeth Taylor e Richard Burton e altri personaggi spesso ritratti dallo stesso Tito , un vero appassionato di fotografia, che aveva una collezione di 40 macchine che era solito bordare di nero le foto che scattava e stampava personalmente per distinguerle da quelle ufficiali.

E da fotografare a Brioni c’è davvero molto: i resti della villa e dei tre templi romani, il castrum bizantino, la chiesa cristiana di Santa Maria, la fortezza che risale alla dominazione veneziana, le quasi 600 specie vegetali autoctone e le oltre 250 specie di uccelli, l’ulivo più vecchio dell’arcipelago (secondo l’analisi al carbomio ha oltre 1.600 anni), branchi di daini e cervi che gironzolano tranquillamente sull’isola. Un paradiso che entusiasmò il re viennese dell’acciaio, Paul Kupelwieser che, nell’estate del 1893, decise di trasformare Brioni in una stazione climatica di cura e luogo di villeggiatura. Ma c’era un primo nemico da combattere: la malaria. Ed è stato lo stesso dottor Robert Koch a condurre, ai primi del Novecento, approfondite ricerche e a suggerire agli allora pochi abitanti dell’isola il modo di guarugione con il chinino.

Poi, nel 1947 lo sbarco di Tito. L’anno successivo Brioni fu designata come rarità naturale da proteggere, quindi la costruzione delle tre ville Bijela, Jadranka (dove Tito portava le sue amanti, a quel tempo le escort non esistevano) e Bionka per gli ospiti stranieri (il primo a soggiornarvi è stato l’imperatore etiope Selassiè nel 1954). Nel 1956, come detto, la nascita dei Non Allineati. Una vera è propria «centrale» della politica internazionale per il maresciallo Tito, che è partito dall’isola 68 volte per le sue missioni nel mondo, che ha avuto sull’isola 1.400 incontri politici e ospitato 90 capi di Stato di 58 Paesi e oltre 100 presidenti di governo. Oggi resta il Nettuno di bronzo che ricorda la spiaggia dove per la prima volta arrivò, remando, Tito. Soggiornava in una tenda, poi trasformata in capanna e poi, finalmente in villa Vanga. (m. man.)

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