Una brutta storia. Prima l’azzeramento della ricerca e la messa in cassa integrazione dei lavoratori, ora la chiusura definitiva al pubblico per questioni di sicurezza. La sezione Storia della Biblioteca slovena, situata in via Petronio (nello stabile del Teatro sloveno) vive infatti una “rimozione”, e a tempo indeterminato, a causa del drastico taglio dei finanziamenti statali derivanti dalla legge 38/2001, diminuiti nel 2012 del 20%. La denuncia arriva da un gruppo di ricercatori, storici e studiosi della rivista online “Dieci Febbraio”.
«La chiusura della sezione è un colpo inferto in generale alla cultura della città, e in particolare alla possibilità di fare ricerca e divulgare la conoscenza storica sulle vicende dolorose ed importanti del confine orientale italiano» scrivevano il 14 gennaio. «Dopo la nostra lettera di protesta – aggiungono ora – veniamo a conoscenza della decisione presa dal Cda della Biblioteca slovena di chiudere inesorabilmente la sezione Storia anche al pubblico a causa dei requisiti di sicurezza dei locali. Il risultato finale è però inequivocabile: la sezione è chiusa e non si sa quando verrà riaperta».
La chiusura risale al 18 marzo, ed è la prima volta in oltre 50 anni. Il gruppo di studiosi non ci sta è attacca i vertici della Biblioteca slovena che conta oltre 180mila volumi, alimentando alcuni sospetti: «Il Cda, nella foga di chiudere ad ogni costo la sezione Storia, non si è minimamente preoccupato di prendere le misure necessarie per rendere disponibile a studiosi e ricercatori il prezioso materiale. Tutto questo non può che ulteriormente rafforzare il sospetto che quanto sta accadendo sia frutto di una precisa volontà di distruggere la sezione Storia anche per assecondare le pretese degli ambienti del più retrivo nazionalismo italiano, in primis le organizzazioni che pretendono di rappresentare i profughi dall’Istria».
Accusa di revisionismo che i vertici della Biblioteca slovena rigettano. «I membri del Cda si stanno quotidianamente impegnando con tutte le forze per ricercare le più opportune soluzioni e dare il giusto decoro alla Biblioteca – si legge in una nota – ed esprimono meraviglia che delle persone totalmente disinformate sulla reale situazione gettino nel discredito il lavoro svolto in forma del tutto volontaristica dell’intero Cda. Non si vuole pensare alla malafede ed alla volontà di innescare in modo artificioso polemiche ideologiche, laddove ci sono problemi di natura tecnica e finanziaria, ma probabilmente ci sarà qualcuno che disinformando ritiene di poter risolvere i problemi».
E quindi? «Per quanto riguarda il grave problema degli spazi a disposizione – spiega il Cda della Biblioteca slovena – sono state informate sia l’amministrazione provinciale che quella comunale, anche con l’ultimo incontro avuto poco tempo fa con l’assessore Andrea Dapretto, cui sono state sottoposte le concrete necessità della Biblioteca slovena. La situazione più grave riguarda comunque proprio la sezione Storia, che è stata momentaneamente chiusa per gravi problemi di sicurezza. Ci siamo attivati per trovare una nuova sistemazione e così rendere nuovamente fruibile il prezioso archivio storico, che rappresenta un patrimonio di inestimabile valore per l’intera città. Oltre a ciò si è proceduto a una serie di incontri, sia in Slovenia che in Italia, per valorizzare tale prezioso archivio anche in una prospettiva di sviluppo e non solo mantenimento».
La soluzione, però, è una sola. «Alla fine si auspica, anche in funzione di una definitiva soluzione dei problemi della Biblioteca slovena, la reale applicazione dell’articolo 19 della legge di tutela 38/2001, laddove si prevede di destinare come sede della Biblioteca slovena gli spazi del Narodni dom di via Filzi e del Narodni dom di San Giovanni. In questo modo si risolverebbero sicuramente in maniera definitiva e ottimale i problemi degli spazi angusti della Biblioteca slovena e della sua sezione storia».
Fabio Dorigo
“Il Piccolo” 29 marzo 2013