Bergamo ricorda con affetto il rovignese Alfredo Calligaris

A pochi mesi dalla sua scomparsa, avvenuta nel gennaio di quest’anno, Bergamo ha voluto ricordare Alfredo Calligaris, rovignese esule, sportivo, allenatore e poi preparatore atletico, considerato il padre della medicina sportiva internazionale, venuto a mancare all’età di 95 anni. Era stato il preparatore atletico dell’Inter di Helenio Herrera e nel corso della sua carriera aveva forgiato decine di campioni. Durante la sua attività seguì Gimondi molto da vicino, ma anche la magnifica squadra di sci composta da Gustavo Thoeni e Piero Gross. Negli anni aveva anche seguito la nazionale italiana di atletica femminile, ma soprattutto gli azzurri campioni del mondo di calcio in Spagna nel 1982, la storica formazione guidata in panchina da Enzo Bearzot, con il quale Calligaris aveva stretto una profonda amicizia. Era un grande tifoso dell’Atalanta, che, finché la salute glielo permise, ha sempre seguito dal suo posto nella tribuna dello stadio di Bergamo. Federico Biffignandi gli aveva dedicato un libro nel 2016, dal titolo “Il modellatore di uomini”, quale omaggio a colui che veniva indicato da tutti come il padre della medicina sportiva. Grande appassionato di golf, a più di novant’anni aveva ancora una voglia matta di imparare, di curiosare e di condividere con gli altri tutto quello che aveva imparato lungo una vita professionale generosa ed intensissima.

Nato a Rovigno il 29 settembre del 1926, Alfredo Calligaris aveva dovuto abbandonare l’Istria, mai dimenticata e sempre portata nel cuore, nell’estate del 1948. Lo battezzarono Alfredo, dandogli lo stesso nome del padre, come avveniva da diciassette generazioni in famiglia. La mamma, Francesca Bacchiaz, di origini montenegrine, discendeva dalla stessa stirpe della Regina Elena. Il papà era biologo marino e fu il primo a usare pellicole a colori per le foto subacquee.
Ricordava benissimo il momento dell’esodo. “Era il 5 luglio del 1948, una data che non potrei dimenticare – ebbe a dire in un’intervista concessa a Pier Carlo Capozzi dell’ “Eco di Bergamo” nel febbraio del 2014 –. Senza altro che non fossero i nostri vestiti, ci caricarono su un treno in un vagone di terza classe. Accanto avevo mia sorella, davanti i miei genitori. Mia madre scoppiò in un pianto dirotto. Allora mio padre si tolse un fazzoletto dalla tasca e lo spiegò sulla parte alta del braccio. E disse a mia madre, appoggiandole con tenerezza il viso: ‘Francesca, vieni a piangere su una spalla di prima classe’. Forse è per questo che, da allora, giro sempre con un fazzoletto bianco in tasca’”. Arrivati a Trieste trascorsero i primi tempi nel Magazzino 18 del Porto Vecchio. Per poco tempo, poi abitarono a Gorizia, dove Alfredo rimase fino al 1961, anno in cui si sposò con la bergamasca Anna Moscheni.
Iniziò la sua carriera come insegnante di educazione fisica a Gorizia, dove lasciò tanti ricordi e tanti amici con i quali si ritrovava spesso nell’azienda di liquori del rovignese Cherin, in Carnpagnuzza, prima di laurearsi a 50 anni in medicina sportiva a Padova. Si trasferì poi a Bergamo, continuando la sua attività di docente, ma approdando anche all’Atalanta come preparatore atletico. Nel 1971 passò a Milano per trascorrere otto anni alla corte dell’Inter sempre come preparatore atletico. Anni di fervida attività, culminati anche con la gioia dello scudetto. La sua condizione di profugo, la fuga dalla sua terra e il mix di culture mitteleuropee che si portava appresso lo segnano e gli danno la spinta per affacciarsi al mondo.
Coinvolgente e partecipata la cerimonia organizzata in suo ricordo dall’Associazione “Lettura e cultura- Amici delle Biblioteche” per merito della sua presidente Loredana Amaddeo, nella saletta della Biblioteca Gavazzeni nella Città Alta di Bergamo.
Pier Carlo Capozzi, nel suo intervento introduttivo, ha ricordato quanto sia stata avventurosa e ricca di aneddoti la vita di Alfredo, che aveva incontrato personaggi di ogni campo, da Benito Mussolini a Papa Giovanni Paolo II, da Kevin Costner a Steve McQueen, da Sharon Stone a Luca Cordero di Montezemolo, da Alberto di Monaco al principe Raimondo Turm und Taxis che, per ricambiare un suo gesto d’ospitalità, gli offrì il rinfresco di nozze nel suo castello di Duino, quando si sposò con sua moglie Anna. Fu sportivo fino all’ultimo. Abitava al settimo piano e, a salire, si faceva tranquillamente le scale a piedi.
Commovente, e non poteva essere altrimenti, il ricordo di Bruno Poserina, ex decatleta, profugo anche lui come Alfredo, da Zara, che ha ricordato le imprese dell’amico sul “due jole con”, imbarcazione in cui ogni vogatore aziona un remo.
Federico Biffignandi ha ricordato il suo rapporto col professore nel momento della stesura del libro “Il modellatore di uomini”, preziosa testimonianza del percorso umano, didattico e innovativo di Calligaris.
“E un pensiero – scrive Paolo Amadeo su Arcipelago adriatico (www.arcipelagoadriatico.it) – è andato a Bruno Pizzul, allievo di Calligaris e testimone alla presentazione del libro a Bergamo, quando emozionò tutti leggendo una pagina con la sua voce inconfondibile. Chiusura di gran spessore del professor Paolo Bertaccini Bonoli, già velocista e mezzofondista di vaglia nel Cus Pro Patria Milano di atletica, direttore dell’Istituto Italiano Sport e Società, che ha insistito sulla necessità di non disperdere il lascito immenso di Calligaris e di continuare la sua opera innovativa, così come a lui sarebbe piaciuto. Da segnalare la lettura appassionata, a cura di Ferruccio Giuliani, di alcune brevi poesie di Calligaris, tra cui la splendida “Dinghy”, dedicata al padre. È intervenuto anche Nado Bonaldi, anima degli allenatori di calcio, che da tempo pone il quesito dell’importanza dello sport nella scuola, mentre erano presenti alla serata allievi di Calligaris, dell’Esperia e di altri istituti e Giancarlo Gnecchi, giornalista, ex atleta come la moglie Gilda, entrambi forgiati dal professore”.
“Ineccepibile – rileva ancora Paolo Amadeo – l’accoglienza di Ettore Maffi, storico presidente di circoscrizione. Verso la fine, Loredana Amaddeo ha fatto sentire una breve registrazione con la voce di Alfredo che ringraziava. Sembrava davvero di averlo lì con noi. E non è detto che non ci fosse…”.

Roberto Palisca
Fonte: La Voce del Popolo – 07/05/2022

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