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Beni, gli stranieri tornano a sperare (Voce del Popolo 04 set)

ZAGABRIA – Sta suscitando sempre maggiore attenzione in Croazia la sentenza della Corte suprema relativa al caso di Zlata Ebensparger, cittadina brasiliana ed ebrea d’origini croate, ai sensi della quale il diritto alla resa dei beni nazionalizzati all’epoca della Jugoslavia comunista dovrebbe spettare anche ai cittadini stranieri. Stando ai calcoli del quotidiano zagabrese “Večernji list, un’eventualità del genere potrebbe costare al Paese qualche centinaio di milioni di euro, naturalmente tenendo in considerazione i casi quando non sarà possibile rendere i beni in natura per cui gli indennizzi dovranno venire pagati attingendo ai mezzi del bilancio.

LO STORICO VERDETTO DEI GIUDICI COSTITUZIONALI DEL 1999 L’attuale verdetto dei giudici, in pratica, dà luce verde alla realizzazione della storica sentenza della Corte costituzionale del 1999, al suo vertice si trovava allora Jadranko Crnić. “È ingiusto concedere ai cittadini croati il diritto all’indenizzo dei beni nazionalizzati e a quelli stranieri no”, aveva all’epoca constatato la Corte costituzionale, abrogando di conseguenza le contestate disposizioni della Legge sull’indennizzi dei beni sottratti dal regime comunista jugoslavo. I giudici costituzionali avevano affidato al Sabor il compito di emanare le nuove disposizioni sulla resa del patrimonio ai cittadini stranieri. Di acqua ne è passata sotto i ponti da allora. Le autorità hanno cercato più che altro di guadagnare tempo. I vari governi che si sono succeduti non hanno trovato il “coraggio” necessario per risolvere una questione capace di suscitare sempre in Croazia forti polemiche politiche.

LUNGO E FARRAGINOSO L’ITER AMMINISTRATIVO Nel corso degli anni le richieste degli stranieri, di regola, sono state respinte nell’ambito dei procedimenti amministrativi condotti dagli organismi statali, mentre il Tribunale amministrativo, a sua volta, ha cassato le delibere delle istanze inferiori. Per non lasciare nulla al caso, il Dipartimento affari civili della Procura di Stato, ha chiesto in alcuni casi la tutela della legalità da parte della Corte suprema per cui tutte le pratiche sono rimaste ferme fino a una decisione definitiva sulla delicata materia.

Ora, la Corte suprema ha risolto tutti i dilemmi o almeno si spera, per cui dovrebbe ormai confermato sotto tutti i punti di vista che anche i cittadini stranieri, rispettivamente i loro eredi di primo grado, hanno il diritto all’indennizzo, ovvero alla restituzione de i beni confiscati o nazionalizzato nel periodo comunista.

DALMAZIA, IN LIZZA MOLTO ITALIANI Non tutti, comunque, si rileva a Zagabria, potranno godere di questo diritto, visto che il risarcimento o la restituzione del patrimonio sottratto, per bene che vada, riguarderanno solamente i casi non coperti da accordi intersatali. Tra questi, tanto per fare qualche esempio, il quotidiano zagabrese “Večernji list” menziona la famiglia italiana Luxardo che chiede la resa della fabbrica zaratina “Maraska” nella quale si produceva il rinomato “Maraschino”. La famiglia Lanzetta rivendica, invece, la resa di palazzo Milesi a Spalato, mentre la famiglia Vuletić si fa avanti per riottenere l’edificio nel quale si trova oggi una libreria. I coniugi Piero e Angela Polic, da parte loro, cercano di far valere i loro diritti sull’albergo “Park”, il cui valore di mercato oggi si aggira sui 20 milioni di euro..

«BISOGNA ESSERE REALISTI» Vladimir Đuro Degan, professore emerito di diritto internazionale, afferma però che bisogna essere realisti. “È sicuramente un bene che la situazione si risolva dal punto di vista giuridico e che ora gli ebrei, vittime della seconda guerra mondiale, oppure i tedeschi e gli italiani cacciati, abbiano diritto all’indennizzo. Comunque, tutto quanto va realizzato tenendo conto delle possibilità finanziarie dello Stato croato, con misure ragionevoli per evitare che venga danneggiato il bilancio nazionale”, sottolinea Vladimir Đuro Degan, aggiungendo che ora la Croazia, in base al principio di reciprocità, dovrebbe chiedere la stessa cosa anche dagli altri Paesi. Ad esempio, la resa dei beni ai croati che disponevano di proprietà in Vojvodina…

ALL’ESAME SOLTANTO I CASI NON COPERTI DAI TRATTATI L’ambasciatore croato a Roma, Tomislav Vidošević, ha rilevato che gli organi competenti croati, analizzeranno le richieste degli esuli italiani relative alla resa dei beni nazionalizzati dopo la Seconda guerra mondiale. “Devo comunque evidenziare – ha precisato l’ambasciatore al “Večernji list” – che le richieste per la resa dei beni si riferiscono a quei casi che non sono coperti dagli accordi firmati finora”. In altre parole, sottolinea il quotidiano zagabrese, saranno analizzati quei casi che non sono stati risolti con il Trattato di Roma del 1995, con il quale l’ex Jugoslavia si è assunta l’obbligo di versare all’Italia 110 milioni di dollari. Tale obbligo è stato fatto proprio dalla Croazia e dalla Slovenia, in qualità di successori, in seguito allo sfacelo dell’ex Federazione jugoslava.

Silvano Silvani

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