di CLAUDIO ERNÈ
Trieste come Napoli.
Lì, a Terzigno, il Tricolore l’hanno bruciato tre giorni fa. Qui, sul Carso, a Basovizza, ieri qualcuno col volto nascosto l’ha rimosso dall’alto dell’asta della bandiera posta a qualche metro di distanza dal valico italo-sloveno di Lipizza e ha alzato il vessillo bianco e verde col sole delle Alpi, il simbolo padano che ha contrassegnato per 700 volte la scuola pubblica di Adro.
Il Tricolore è stato ammainato verso le 9 del mattino da due persone col cappuccio ben calato di una giacca a vento. Nessuno è intervenuto perché il valico da tempo non è più presidiato da Carabinieri e Guardia di finanza. Mentre decine e decine di autovetture entravano in Slovenia per le usuali gite domenicali ma anche per fare il ”pieno” di carburante, la bandiera col simbolo leghista ha sventolato a sei metri d’altezza per quasi un’ora, mentre il Tricolore era stato fatto scendere quasi al livello del terreno e sfiorava l’estremo lembo della carreggiata. Poi qualcuno ha notato l”’anomalia” e ha avvisato i carabinieri della vicina Stazione di Basovizza.
L’iniziativa al valico era stata annunciata sabato sera da una telefonata giunta alla redazione del Piccolo. Sedicenti ”volontari verdi” avevano genericamente parlato di una clamorosa manifestazione al confine di Basovizza. Il che si è puntualmente avverato dodici ore più tardi.
Ma ritorniamo a ciò che è seguito all’ammainabadiera del Tricolore. I militari sono intervenuti con due vetture e prima delle 10 del mattino l’usuale conformazione scenografica del valico è stata ripristinata. In alto, nel vento, il Tricolore della Repubblica; giù verso terra il Sole della Alpi. Più in là una caserma desolatamente vuota e l’antica pensilina.
Sull’episodio i carabinieri necessariamente dovranno redigere un rapporto anche perché la rimozione del Tricolore è avvenuta poche ore prima che i triestini celebrassero quanto è accaduto il 26 ottobre 1954, il giorno in cui la città è ritornata a far parte della famiglia italiana. Dal 1943 ne era stata esclusa: prima con l’occupazione nazista, poi con quella jugoslava, infine con gli angloamericani. Le cerimonie peraltro in programma per domani erano già state criticate sabato con una nota ufficiale firmata da Maurizio Ferrara, capogruppo in Consiglio comunale della Lega Nord ed ex assessore Udc della prima giunta Dipiazza: «Quanto costeranno alla nostra gente le celebrazioni del prossimo 26 ottobre? Non era forse più giusto destinare le somme impegnate nelle manifestazioni pubbliche alle famiglie che hanno perso i loro cari in Paesi che non ci vogliono?»
Ammainare il Tricolore o prendere le distanze dalle cerimonie che ricordano il 26 ottobre 1954 assume un pesante valore simbolico. Tutta la gravità del gesto è emersa a livello istituzionale nelle ore successive, quando i carabinieri dopo averlo annunciato non hanno fornito informazioni né su quanto era accaduto né su eventuali ma necessarie indagini.
Il maresciallo che comanda la Stazione di Basovizza, presente al valico quando il Tricolore era già ritornato al suo posto, in cima all’asta, ha affermato che ogni dettaglio sull’accaduto sarebbe stato fornito dal Comando di Compagnia di Aurisina, nel cui territorio è inserito il valico. Il Comando della Compagnia non ha inteso dare informazioni: «Bisogna rivolgersi al Comando provinciale di Trieste: in dettaglio al Reparto operativo». Il Comando provinciale, nel pomeriggio, a sei ore dall’accaduto, ha invitato i cronisti a rivolgersi eventualmente alla Polizia di frontiera. La Questura ieri era in attesa del rapporto dei carabinieri.
Come si comprende il Tricolore ammainato e sostituito dal sole delle Alpi sta creando imbarazzo a livello istituzionale, anche perché le cerimonie per celebrare i 150 anni dell’Unità nazionale, partono domani dalla nostra città. Già venerdì notte la facciata del Municipio era diventata un immenso Tricolore grazie all’intervento di potenti proiettori piazzati in piazza dell’Unità. D’Italia.