Accogliamo con favore e gratitudine la notizia in merito alla sospensione della chiusura del consolato di Capodistria, annunciata dal Vice Ministro degli Esteri Marta Dassù nell’audizione dell’8 agosto, tenuta davanti alla Terza Commissione permanente del Senato.
Comprendiamo perfettamente le difficoltà attuali del MAE e, di conseguenza, la delicata strategia posta in essere per rendere le criticità, chance di sviluppo e riorientamento geopolitico, a tutto vantaggio dell’Italia.
Non abbiamo a cuore la difesa del consolato di Spalato, così come quello di Capodistria, appoggiati a ragioni sterilmente revansciste o astrattamente simbolico-identitarie. Non è questo il punto che ci preme sottolineare. La questione veramente aperta e che ci sta a cuore – in completa sintonia con quanto affermato dal Vice Ministro Marta Dassù – è proprio la nuova centralità dell’Italia in un contesto geopolitico del tutto mutato e certamente non privo di contraddizioni.
In ragione di ciò, sappiamo che le posizioni strategiche – del tutto complementari – di Capodistria e Spalato richiamano direttamente il recente e significativo ingresso della Croazia in Europa, con l’imponente carico di possibilità generative che questo fatto comporta, a cascata, sull’economia italiana e sul ruolo degli stakeholder più avanzati sul territorio più specificamente balcanico.
La rete diplomatica italiana, giustamente, deve fornire assetti e risposte strategiche al nuovo assetto mondiale; ma questo assetto è composto anche da quell’area balcanica, così vicina all’Italia, e così significativa per un complesso di rapporti spesso stringenti con quella realtà oggi ridefinita da alcune fonti, Eurasia. L’asse mediterraneo, a nostro avviso, è di fronte a noi e richiama in maniera del tutto sinergica l’area balcanica, quasi a formare un doppio vincolo di mandato per la nostra rinnovata strategia geopolitica.
Vogliamo inaugurare una fase nuova, anche nel metodo, e perciò abbandonare talune pretese e retoriche revansciste che – non abbiamo difficoltà ad ammetterlo – hanno in qualche misura sostanziato la nostra azione, anche quando supportata da non banali ragioni di legittimità, per costituire una nuova mentalità generativa e strategica volta al futuro, a partire dal presente.
Ecco perché anche la sospensione della chiusura del consolato di Capodistria è per noi ragione non solo di consolazione, ma di sfida e provocazione alla tematizzazione di alcune proposte da sottoporre al MAE, consapevoli di stare lavorando, da cittadini, al bene dell’Italia, come Nazione, Comunità e ponte per nuove dimensioni geopolitiche, necessarie sia in Europa, che nel mondo.
È dall’oggi che, insieme al MAE, noi ripartiamo, facendoci carico dei suoi stessi problemi strutturali e materiali, ed è con questa profonda convinzione che esprimiamo il desiderio di poter incontrare i vertici del nostro Ministero, per dialogare, informare ed essere informati e metterci a disposizione per tutto ciò che concerne l’area di cui noi siamo rappresentanti storici.
È solo attraverso il dialogo e la relazione che potrà nascere una nuova sintonia generativa e strategica, capace, al di là degli esiti immediati, di portare avanti iniziative significative per il bene del Paese e per la nuova ridefinizione delle aree di interesse strategico nazionale, tra le quali, certamente non ultima, quella balcanica.
Nelle terre che ci sono care non vi è soltanto la memoria italiana, ma pulsa, come forza viva e creativa, la decisione di un Popolo di sviluppare, in maniera integrata e secondo i nuovi assetti di potere presenti nel mondo, un piano di sviluppo integrato, che avrebbe soltanto bisogno di una qualche attenzione. Parallelamente a quest’iniziativa territoriale, nasce la necessità di avere una presenza istituzionale stabile, che non è detto debba essere pianificata secondo i soliti canoni di istituzionalità consolare, ma che dovrebbe, in ogni caso, far sperimentare alla popolazione italiana una cogenza e uno spessore, un driving, utile all’ambiente socioeconomico e all’impianto strategico e geopolitico.
È un insieme di azioni, a nostro avviso, fattibili, e siamo disposti a dialogare e a ragionare su questi punti, con una serie di proposte circostanziate e praticabili, con il MAE, secondo tempi e modalità da decidere e sperimentare, di volta in volta, seguendo il corso degli eventi e delle circostanze relative alle aree di nostro diretto interesse in cui è inscindibilmente iscritta la nostra storia e la nostra amata identità.
Antonio Ballarin, presidente nazionale ANVGD