“Un Museo che faccia capire il passato in una struttura rivolta verso il futuro”. Questa la riflessione dell’on. Furio Radin a conclusione della prima parte della visita a Trieste al costruendo edificio del Civico Museo della Civiltà Istriana, Fiumana e Dalmata che il Comune, in comunione di intenti con l'I.R.C.I., sta realizzando nella centralissima via Torino. Ad accompagnare il presidente dell’Unione Italiana c’erano Silvio Delbello e Piero Delbello, rispettivamente presidente e direttore dell’I.R.C.I. ed i rappresentanti dei mas media locali.
La visita segue di pochi giorni l’incontro svoltosi a Rovigno presso il CRS, dove s’erano incontrati con il direttore Giovanni Radossi, Silvio Delbello, Furio Radin, Renzo Codarin presidente della Federazione e Massimo Greco Assessore alla Cultura del Comune di Trieste.
Nella mattinata di ieri Silvio Delbello ha illustrato forme e contenuti di un Museo che si svilupperà sui quattro piani dello storico palazzo che ospitava l’Ufficio Igiene dando spazio alle varie esposizioni ma creando anche un centro d’incontro sulle tematiche riguardanti la storia del popolo dell’Adriatico Orientale.
A tale scopo l’edificio è stato sottoposto ad un radicale restauro. “Il Museo si svilupperà su una superficie di circa 2.300 metri quadrati – ha spiegato Silvio Delbello – e verrà allestito con i più moderni criteri e tecniche dell’ingegneria del settore. Saranno esposti una selezione delle masserizie degli esuli, fotografie, documenti in gran parte inediti a testimonianza di cultura e civiltà del popolo della diaspora. Lo stabile museale comprenderà al suo interno anche la biblioteca, gli archivi storici, la sala convegni e la sala multimediale”.
Su un lato dell’edificio, per un’altezza di 16 metri si svilupperà anche la “voragine” progettata dall’artista Livio Schiozzi, che vuole essere un memoriale dedicato a tutti coloro che hanno patito la tragedia dell’esodo e delle foibe o che sono mancati in varie parti del mondo. Sarà di colore blu, con una stele spezzata ed una macina dimenticata, simbolo del ricordo, della rimembranza.
“Si tratta di un progetto importante – ha dichiarato l’on. Furio Radin – per tutta la nostra gente che qui potrà trovare la testimonianza del proprio passato ma anche, e soprattutto immaginare il futuro. Noi tutti abbiamo perso la battaglia con il passato, vittime delle ideologie, ma non possiamo permetterci di perdere quella con il presente ed il domani della nostra gente”.
Il costo dell'intervento è stato stabilito nella Delibera del Comune, con la quale venne approvato il progetto definitivo dell'opera, in quattro milioni e mezzo di euro – ha spiegato ancora Delbello.
L'I.R.C.I. sta attualmente provvedendo ai lavori di ristrutturazione utilizzando i fondi di tre milioni di euro messi a disposizione dal Governo Italiano, dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, dalla Fondazione CRTrieste e dalla Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati.
I lavori sono circa a metà strada e, per completarli entro la fine di quest’anno o nei primi mesi del 2008, sono necessari ancora un milione e cinquecentomila euro. “Stiamo organizzando – ha detto Radin – una consultazione in Istria con i massimi esponenti degli Esuli per verificare le cose da poter realizzare insieme, non ultimo il sostegno per fare in modo che vengano assicurati i mezzi per concludere il progetto del Museo. Per quanto mi riguarda sono pronto ad impegnarmi. Un luogo come questo è importante per tutti noi, anche per avviare quell’indagine storica necessaria a chiarire fino in fondo la vicenda che ci riguarda”.
Delbello ha voluto anche chiarire il perché di un Museo degli esuli a Trieste. Degli oltre trecentocinquantamila istriani, fiumani e dalmati che hanno abbandonato le loro terre natìe, il nucleo di gran lunga più numeroso – oltre sessantamila persone – si è fermato a Trieste e nella sua Provincia, città che a buon diritto va considerata la capitale morale degli esuli e dei loro discendenti. Punto di riferimento anche per i giuliano-dalmati nel mondo. Va anche tenuto presente che la Regione FVG deve l'attribuzione della sua speciale autonomia in gran misura alle vicende che hanno direttamente coinvolto gli esuli.
La seconda parte dell’incontro è stata dedicata alla visita delle masserizie custodite in un edificio, il Magazzino 18, del Porto Vecchio di Trieste dove l’I.R.C.I. ha provveduto alla catalogazione di tutti gli oggetti abbandonati dagli esuli nelle strutture del porto, salvati dall’incendio e dalle ruspe che stavano distruggendo un pezzo di storia del territorio.
“Non ho mai visto le masserizie – ha detto il presidente Furio Radin – e mi commuove pensare alle storie contenute in ogni oggetto. Ho accolto con gratitudine ed interesse questo invito”.
Le masserizie sono raccolte in alcuni stanzoni, una piccola parte dello spazio a disposizione è stato adibito a mostra rappresentativa della “roba degli esuli”, con alcuni cenni ai mestieri e alle tradizioni. Notevole la raccolta di foto di famiglia, di libri di scuola, ed altro. Materiale prezioso per l’allestimento di mostre sulla civiltà della costa orientale dell’Adriatico, per lo studio, l’analisi, la ricerca. Un patrimonio importante per la città e la regione che solo in parte potrà essere trasferito al costruendo Museo che fungerà da vetrina. Contare anche su uno spazio come il Magazzino 18, oltre che sullo spazio mostre al campo profughi di Padirciano, sarebbe certo un volano che completerebbe il percorso storico-culturale di una vicenda adriatica. Fondamentale, per ora, procedere comunque all’ultimazione del Museo, un passo importante per una nuova definizione del ruolo della civiltà istriana, fiumana e dalmata per questa parte d’Europa
Rosanna Turcinovich Giuricin