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arcipelagoadriatico.it – 191207 – Confini: benedetta primavera

L’evoluzione è come la primavera, ti porta il caldo senza che te ne accorga ed è già estate. E come per tutte le cose che avvengono per evoluzione, quindi per gradi, o come direbbero gli anglosassoni “step by step” è difficile che suscitino grandi emozioni, a meno che…
Nel momento in cui passando dall’Italia alla Slovenia, e viceversa, nessuno chiederà più un documento valido per l’espatrio immaginiamo il sollievo di tutti quelli che sulla linea di demarcazione hanno sofferto per le paure e le umiliazioni. Probabilmente dimenticate anche quelle, un colpo di spugna e via. A meno che non ci si voglia ricordare, tanto per affrontare doverosi bilanci prima di archiviare un’epoca – perché tale è stata fino ad oggi – i soldati che nel dopoguerra tracciano, materialmente, la linea che dividerà una terra, e il suo popolo, per sessant’anni; le guardie di confine che frugano nelle borsette e ti mettono le mani addosso per il controllo doganale; i poliziotti che smontano le macchine; le file interminabili mentre nulla succede al valico, tanto per far impazzire la gente; le strategie per portare in Istria un paio di scarpe, i jeans e la maglietta alla moda o per portare in Italia la buona carne delle valli slovene o il pesce fresco dall’Istria; la sensazione di essere chiuso in una morsa perché non puoi decidere di andartene dall’Istria o da Fiume o dalla Dalmazia perché il controllo del movimento è totale; il disagio nel dover pagare la tassa per passare il confine; i morti sulla strada per Scoffie al momento della dissoluzione dell’ex Jugoslavia…
Evoluzione che ti lascia un antico amaro in bocca perché qualcuno in un perverso gioco di potere ti ha reso la vita impossibile. Ma nella maledizione si è fatta strada la speranza attraverso gli stratagemmi più fantasiosi: i convegni per far incontrare la gente, le gite organizzate per dare meno nell’occhio, gli scambi sportivi e culturali, anche la letteratura di frontiera. Abbiamo inventato di tutto per tentare di essere noi stessi. Spesso non capiti. E non è ancora finita.
Cancellati i confini, ora bisognerà superarli. Alla fine del secolo breve, la politica è stata rivoluzionaria, è riuscita a precorrere i tempi: la caduta del muro di Berlino ci ha catapultati improvvisamente in una nuova dimensione, ha aperto definitivamente la strada a quell’allargamento europeo che a momenti non riusciamo a comprendere ma che comprende noi, nel senso che ci contiene, perché ci traghetta verso nuove realtà.
Tutta questa fretta non ha permesso però di sedimentare le paure, le rabbie, le colpe della storia che rimangono in un limbo ad attendere quella giustizia che non si sa più chi abbia il dovere di elargire.
Cadrà il confine e per molti sarà una festa, per altri sarà l’occasione per rimanersene in disparte a mugugnare e a disperarsi perché viene tolta un’altra occasione per odiare il prossimo. Solo qualche domenica fa, in un ristorante – che potrebbe essere da qualunque parte d’Europa -, abbiamo assistito ad uno scatto d’intolleranza di un cliente infastidito dal rumoroso assalto ai menù – con relativi commenti – di un gruppo di turisti eccitati dal viaggio che si esprimevano in un’altra lingua. Immediata la reazione dell’arrabbiato signore: ha chiesto al cameriere di essere cambiato di posto per non subire lo shock di cotanta “civiltà”- questo è stato il suo esatto commento.
Si aggiungerà certamente anche quest’anonimo “intollerante” alle polemiche che scatteranno in occasione della “festa” per l’eliminazione delle barriere. I rimbrotti dureranno un solo giorno, con una piccola coda, prima di sparire cancellati dall’attualità di altre notizie e dei soliti scandali quotidiani.
Per superare veramente i confini l’evoluzione dovrà continuare, scavando gallerie d’intesa, scoprendo all’altro le qualità dell’uomo che ti sta di fronte, spazzando i pregiudizi, bandendo l’ipocrisia. Non sappiamo quanti passi ci vorranno e quanto sarà il tempo necessario per raggiungere obiettivi alti. Ciò che consola è che gli uomini di buona volontà – e ce ne sono tanti – vivranno questo giorno della caduta dei confini non come una tappa di una evoluzione qualunque, ma come un vero miracolo che avviene sotto ai nostri occhi oggi.

Rosanna Turcinovich Giuricin

 

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