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arcipelagoadriatico.it – 110208 – Al Quirinale gli interventi di Napolitano, Rutelli e Toth

Nella prestigiosa sala dei Corazzieri, si è svolta ieri mattina a Roma la cerimonia solenne che l’Italia ha inteso dedicare al Giorno del Ricordo: con le riflessioni del Vice Presidente del Consiglio dei Ministri, Francesco Rutelli, del Vicepresidente della Federazione degli Esuli Lucio Toth e dello stesso Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Questo l’ordine dei loro interventi seguiti da una platea attenta e sensibile, memore delle polemiche che le dichiarazioni di Napolitano avevano suscitato l’anno scorso, sollevando reazioni del Presidente della Croazia Mesic, poi conclusosi con i chiarimenti in Farnesina e le scuse rivolte al Capo dello Stato italiano.
Episodio ricordato in tutti e tre i discorsi, non per fornire un giudizio che non ha ragione di esistere ma per stimolare la comprensione di una realtà composita e per certi versi complicata che riguarda la storia ed i silenzi, le volontà di un popolo ed i condizionamenti di avvenimenti epocali come lo furono le due guerre mondiali, i nazionalismi e le ideologie che sconvolsero tensioni e volontà liberali e democratiche. La convivenza che a fine Ottocento intendeva “partorire” un autonomismo originale ed adeguato alla ricchezza delle componenti di una realtà sociale e civile, venne travolta da aberrazioni di cui ancor oggi si paga lo scotto.
“Il mio pensiero – ha detto il Presidente Napolitano – l’ho espresso l’anno scorso e rimane lo stesso, per tanto mi limiterò ad aggiungere solo alcune considerazione”.
Quali? Il dolore, la sofferenza di chi ha subìto in quel tragico periodo storico  non devono prescindere oggi da una visione complessiva, serena e non unilaterale dei fatti, “rifuggendo dalla gretta visione particolare, del disprezzo dell’altro, dell’acritica esaltazione della propria identità etnica e storica, a precipitare il nostro continente nella barbarie della guerra”.
Per il Presidente in quest’Europa che è riuscita a conquistare una dimensione finalmente di pace, bisogna vigilare affinché “il dialogo prevalga sul pregiudizio” altrimenti nulla di quello che “abbiamo faticosamente costruito può essere considerato per sempre acquisito”.
Una volontà confermata anche dalle grandi ricorrenze di quest’anno, come il 60.esimo dalla nascita della Carta costituzionale – ha sottolineato il Ministro Rutelli – che trasformava una storia di prevaricazioni in una realtà democratica che ribaltava il rapporto con l’individuo al quale veniva assegnata una fondamentale centralità nel rispetto della sua dignità. Sono conquiste preziose che vanno salvaguardate, e riaffermate anche a livello di politica estera, – afferma Rutelli – comprendendo in questo impegno il riconoscimento di due  tragedie, la prima innescata dalle Leggi razziali, la seconda determinata dalle Foibe e dell’Esodo.
Nel consegnare le 75 medaglie, in altra sala del Quirinale nella medesima mattinata, Rutelli ha rivolto ai congiunti delle vittime frasi di conforto e domande sulla loro vita. “Ho rivissuto – ha commentato più tardi – la crudezza di quei giorni, nel pensiero di quei giovani spesso uccisi da ragazzi che avevano la stessa età”.
Oggi l’Italia deve sapere, superando la barriera del silenzio durato per troppo tempo. “Ferve – ha ribadito ancora – il desiderio di richiamare all’attenzione della nazione le grandi tradizioni artistico-culturali dei giuliano-dalmati e del loro contributo dalla alla storia dell’umanità”. Ha ricordato l’inaugurazione annunciata per il pomeriggio di ieri del monumento alle vittime delle foibe in zona Laurentina, ha richiamato l’attenzione sulla cerimonia che si stava svolgendo parallelamente alla Foiba di Basovizza a Trieste ma anche in tantissime altre città di un Italia che risponde al richiamo della Legge sul Ricordo.
Ma non solo la nazione deve capire, anche gli Esuli – afferma Toth – “cercano di approfondire le ragioni primi della nostra vicenda di italiani dell’Adriatico orientale” e spesso tutto ciò non viene capito, nonostante ci siano stati altri popoli in Europa vittime del genocidio a “causa della propria identità nazionale”. Necessario quindi un raffronto. Fu solo scontro di ideologie, alle quali si aggiunsero le tensioni nazionali? Ci fu tutto ciò e vi si aggiunsero lo scontro tra imperialismi contrapposti, tra i totalitarismi che “scavarono un solco profondo di rancori e di rivendicazioni”. Allora non si poteva capire, lo possiamo fare oggi da “cittadini adulti di un’Europa unita”.
Altre cause, intrinseche, riguardano solo le terre adriatiche e come tali vanno esplorate e comprese. Ci furono spiriti liberi in queste nostre terre che nell’Ottocento e dopo, riuscirono a precorrere i tempi e a precipitare nell’abisso dell’incomprensione perché la società che oggi considera fondanti quegli stessi principi di rispetto e tolleranza – vedi Tommaseo, Baiamonti, Combi e più tardi Slataper e Stuparich -, allora li vedeva come una minaccia, un morbo da estirpare.
Che cosa chiedono per tanto Toth e il mondo degli esuli? “Di vedere riconosciuti i diritti da uno Stato onesto, capace di mantenere i propri obblighi giuridici e morali”.
Allo stesso modo “hanno diritto – conclude – a una tutela coraggiosa i nostri connazionali rimasti nei territori di origine”.
Per la prima volta, a conclusione della cerimonia al Quirinale, è stato offerto, in omaggio al 10 Febbraio un concerto per violino e pianoforte con musiche di Brahms e Beethoven eseguite da una virtuosa Natasha Korsakova – della stirpe del famoso musicista – e da José Gallardo. Tra gli spettatori presenti in sala anche il piranese Uto Ughi mentre sabato sera per il pubblico giuliano-dalmato romano s’era esibito il fiumano Francesco Squarcia. Danno ragione con i loro successi a quanto afferma Lucio Toth nel suo discorso quando sottolinea che “Gli artisti, i musicisti, i letterati di queste terre hanno dato un contributo decisivo alla cultura italiana, facendo più volte da tramite con le culture dell’Europa centrale e orientale”.
Conclusa la cerimonia il Presidente Giorgio Napolitano si è fermato a salutare la gente, gli insigniti delle medaglie gli presentavano i propri figli ai quali avevano consegnato subito dopo la cerimonia, medaglia e diplomi, per “continuare a ricordare” senza rancori, ma per pietas e riconoscenza.

Rosanna Turicinovich Giuricin

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