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arcipelagoadriatico.it – 051007 – 40 anni fa nasceva l’Associazione Comunità Istriane

“L’Associazione delle Comunità Istriane è la continuazione ideale e diretta del Gruppo Esuli Istriani e del Comitato Nazionale di Liberazione dell’Istria (C.N.L.), i primi organismi degli Esuli sorti a Trieste nel 1945 a difesa degli ideali e degli interessi delle comunità giuliane sradicate dalle loro terre”.
Questa la formula ufficiale che definisce un organismo articolato per il numero di “Comunità” che vi aderiscono e per l’attività che vi si svolge da lunghissimo tempo. Quattro decenni, per la precisione da quando è stata adottata la denominazione di "Associazione delle Comunità Istriane", che verranno ricordati con una cerimonia martedì 9 ottobre con inizio alle ore 17 presso la sala “don Francesco Bonifacio” di via Belpoggio 29/1 insieme ai 20 anni dalla costituzione del Coro dell’Associazione stessa.
Quale Presidente dell’Associazione oggi è Lorenzo Rovis. Solo qualche settimana fa, al Raduno dei Dalmati a Pesaro, aveva spiegato ai partecipanti dell’incontro, i motivi che lo hanno portato ad occuparsi di associazionismo nel mondo degli esuli, quando, venuti meno gli impegni di lavoro, ha potuto dedicarvi tutti il tempo libero necessario.
“Mi sono formato alla scuola di Padre Damiani – racconta – proprio all’Istituto di Pesaro dove questo sacerdote pesarese aveva creato una struttura che potesse accogliere noi figli di esuli. Aveva un carattere forte, era in grado di tenere a bada mille e duecento ragazzi che ancor oggi lo ricordano con gratitudine perché ha permesso loro di affrontare la vita con coraggio e fermezza. Era nel contempo anche un padre per tutti i ragazzi ospitati nella sua grande Casa. Nel suo nome gli ex alunni si incontrano spesso ed è una vera festa per tutti”.
Lei che mestiere ha svolto?
“Ho lavorato all’Università di Trieste come ricercatore nel campo della biochimica”.
Che cosa significa occuparsi di associazionismo nel mondo degli esuli oggi?
“Bisogna essere sorretti da grande entusiasmo e capire che all’interno di queste realtà convivono situazioni molto diverse. C’è gente che ha sofferto: molti hanno superato i traumi, altri non sono mai tornati nei luoghi di origine e questo spiega molto dei vuoti che si portano dentro. Per tanto bisogna procedere con accortezza per non ferire la sensibilità delle persone, nello stesso tempo però, bisogna costruire una struttura che assicuri il futuro dell’associazione e della nostra cultura”.
Quali i percorsi, a grandi linee, dell’Associazione in questi quattro decenni?
“Nasce nel 1967 dopo lo scioglimento del CLN che, considerata la nuova situazione determinatasi, decide di dar vita, su basi diverse, non più partitiche, alla Associazione delle Comunità Istriane. L’obiettivo continua comunque ad essere la difesa dell’identità culturale e storica della gente istriana, nonché la tutela dei suoi interessi vitali, morali e materiali. Pertanto si prefigge di conservare e di sviluppare le tradizioni patriottiche, civili, culturali e religiose del popolo istriano affinché il suo grande patrimonio di storia e civiltà non venga disperso e dimenticato”.

Quali i nomi che ne hanno scritto la storia?
"Diversi i “padri fondatori”, mi limiterò a ricordarne alcuni: Ruggero Rovatti, Giacomo Bologna e Gianni Giuricin prima, Arturo Vigini e Pietro Parentin dopo, sono i protagonisti di questa vicenda. Grazie al loro lavoro l’Associazione, cresce e si sviluppa inglobando varie Comunità, ognuna con un proprio Comitato Direttivo, un segretario ed un presidente”.
Le vuole elencare?
“Certamente, sono: Albona, Buie, Capodistria, Cherso, Cittanova, Collalto-Briz-Vergnacco, Isola, Lussingrande, Lussinpiccolo, Momiano, Piemonte d’Istria, Pinguente-Rozzo-Sovignacco, Verteneglio-Villanova del Quieto, Visignano, Visinada, e la Comunità Istriana ex alunni di Padre Damiani. Fanno inoltre parte attiva dell’Associazione: la Società operaia di mutuo soccorso di Albona in Trieste, il circolo buiese “Donato Ragosa”, la Compagnia del Teatro dialettale istriano ed il Coro delle Comunità Istriane. Voglio aggiungere che organo ufficiale di stampa dell’Associazione è il quindicinale “La nuova Voce Giuliana”, continuazione ininterrotta de “La Voce Giuliana”, periodico che opera con continuità da 49 anni e che a sua volta deriva da due gloriose testate il “Grido dell’Istria” — stampato nel 1945 a cura di un primo nucleo di profughi — poi trasformato in “Giornale dell’Istria”. Oggi “La nuova Voce Giuliana” raggiunge più di 3700 famiglie non solo a Trieste, dove ha sede l’Associazione, ma anche nel resto d’Italia e nei paesi europei ed extraeuropei, quali Australia, Argentina, Canada, Stati Uniti, Sud Africa ed altri ancora, ove si sono stabiliti molti Esuli”.
La sua famiglia da dove proviene?
“Sono nato a Pedena, la città dei vescovi nel cuore dell’Istria. Sono venuto via a nove anni,  e la mia famiglia, al pari di tante altre ha dovuto superare gravissime difficoltà,ma io per fortuna ho avuto la possibilità di frequentare a Pesaro per cinque anni la scuola di Padre Damiani”.
Quale attività contraddistingue la realtà dell’Associazione?
“Svolgiamo un’intensa attività socio- culturale: programmando incontri e conferenze di carattere storico, letterario, artistico. Presentando libri, video e concerti di musica classica e tradizionale, proponendo rappresentazioni teatrali in dialetto istriano, allestendo mostre pittoriche sia personali che collettive e mettendo a disposizione dei soci e studiosi, una ricca biblioteca ed un archivio storico-documentaristico. L’Associazione si interessa alla conservazione delle testimonianze storiche della terra natia ed opera per la tutela delle lapidi italiane nei cimiteri istriani. Particolare è stato e continua ad essere l’interesse e l’impegno  per promuovere e sostenere una legge per l’equo e definitivo indennizzo dei beni abbandonati. L’attività del coro ci permette di contattare altre realtà in Italia. Abbiamo incontrato i conterranei esuli a Fertiglia in Sardegna, quelli di Torino ed ultimamente quelli di Massa  Carrara , in Toscana. In queste occasioni nascono nuovi contatti ed amicizie che sono preziose per il nostro mondo. Particolarmente sentite, dalla nostra gente in quest’ambito sono le feste patronali ed i raduni che vedono convergere persone anche da località lontane. Spesso l’Esule all’estero programma i suoi ritorni in Italia in relazione a tali avvenimenti che segnano una lunga e consolidata tradizione”.
Cosa c’è nel futuro dell’Associazione?
“Il 10 ottobre, il giorno dopo la nostra celebrazione, abbiamo promosso un incontro che in parte risponde a questa domanda. Il tema è Associazionismo degli Esuli: cerchiamo insieme la via verso l’unità”.
Perché?
“Non dico niente di nuovo nell’affermare che nel nostro mondo c’è sempre stata una frammentazione dovuta alle specificità in cui si è svolto l’esodo delle varie comunità. Il bisogno di aggregarsi per risolvere questioni fondamentali di sopravvivenza è stato, in alcuni momenti, oggetto d’interesse della politica con conseguenti condizionamenti. A ciò si sono aggiunte spinte conflittuali generate dal ricambio generazionale. Abbiamo pensato di invitare i massimi esponenti delle associazioni ad un tavolo di civile confronto per tentare di ricucire uno strappo che nuoce a noi esuli e ai nostri progetti per il futuro”.
Che cosa si aspetta da questo appuntamento?
“Vorrei che chi partecipa lo facesse con la serenità che contraddistingue gli uomini di buona volontà. Non si tratta di avere delle soluzioni pronte ma di aprire delle porte di comunicazione tra le varie realtà associative per costruire quell’unità che potrebbe renderci più forti”.
La vostra Associazione non fa parte della Federazione. Questo incontro dovrebbe risolvere alcuni vostri dubbi a proposito di una futura adesione?
“La volontà di far parte  di una Federazione unita è la nostra aspirazione, ma vogliamo che sia veramente sentita dalla gente che, in questo momento, ha bisogno di risposte. Negli ultimi tempi si è discusso molto tramite i giornali e internet e questo non contribuisce certo a chiarire i dubbi, anzi molte volte li rafforza. Ecco perché abbiamo lanciato un appello affinché questo incontro sia senza clamori ed in una forma improntata a grande semplicità ma di profonda idealità. Auspichiamo un confronto aperto, franco, profondo, costruttivo, propositivo su tutto quanto attiene le nostre problematiche, su ciò che ci ha divisi, ci divide e far leva su ciò che ci accomuna per proceder compatti”.
Non sono aspettative da poco…
“Per tutta una serie di accadimenti, ci siamo trovati ad essere, come Associazione, il punto di contatto tra due contrapposte visioni sul come proporci in quanto Esuli. Vogliamo, per tanto, mettere questa nostra posizione di media res a servizio di tutti per trovare delle soluzioni. Ne va del nostro futuro, per tanto, consideriamo valga la pena tentare”.

Rosanna Turcinovich Giuricin

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