Egregio dr. Romano,
in riferimento a quanto ha scritto (Corriere della Sera del 4 settembre) le posso assicurare che tra i dalmati non esiste alcuna nostalgia con “componente revanscista”. Forse le sue impressioni sono un po’datate, ma almeno dal 1991 quel filone è scomparso e noi collaboriamo apertamente con la minoranza italiana (Unione Italiana, Centro Ricerche Storiche Rovigno,ecc.) in una serie di attività culturali e sociali.
E le nostre pubblicazioni (Rivista Dalmatica, Atti delle due Società di Storia Patria) includono da decenni lavori di studiosi croati e sloveni.
Se mi permette, in Dalmazia (a differenza dell’ Istria dove alla minoranza italiana è riconosciuta una dignità, oltre che i diritti politici) la situazione è molto differente e il pregiudizio anti-italiano ancora esiste. Gli annuali raduni degli esuli polesani da un paio d’anni si svolgono a Pola, quelli dei fiumani a Fiume, ma a Zara non è possibile, siamo stati “vivamente sconsigliati”.
Le faccio un esempio recentissimo: oggi si è aperto a Zara un asilo, la prima scuola italiana in Dalmazia dal 1953. Il progetto risale a dieci anni fa, ma è stato più volte bloccato da beghe politiche o amministrative. In sostanza, almeno una parte della classe politica locale non voleva che andasse a buon fine: in Istria e a Fiume è vero il contrario, li richiedono. E ci sono voluti l’intervento delle nostre autorità e le capacità diplomatiche del’Unione Italiana per portarlo a compimento.
Al momento lo spirito di Kaliningrad si ferma al Quarnaro. Ma io la settimana prossima andrò all’inaugurazione ufficiale di quell’asilo, perché credo fermamente che solo attraverso i giovani si potrà ricostruire – nel rispetto reciproco – quel filo rosso che per secoli ha raccordato le due sponde dell’Adriatico.
Mi scusi lo sfogo e molti cordiali auguri di buon lavoro,
Franco Luxardo – presidente Associazione dei Dalmati Italiani nel Mondo
Franco Luxardo