Alla Bancarella l’Esodo visto attraverso le pagine del Piccolo

«Creare un evento del genere 25 anni fa sarebbe stato molto più difficile». Sono le parole con cui il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, ha dato il via dell’edizione 2021 de “La Bancarella – Salone del libro dell’Adriatico Orientale”, evento organizzato dal Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata (CDM) con la collaborazione del Comitato provinciale di Trieste dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. «Questa è la dimostrazione di come, nel corso degli ultimi cinque lustri, molte cose sono cambiate – ha aggiunto il primo cittadino – e sono orgoglioso di aver iniziato questa via del dialogo e del guardare al futuro proprio 25 anni fa assieme a Renzo Codarin». Dopo il saluto, in presenza, del Sindaco Roberto Dipiazza e, da remoto, del presidente del consiglio regionale Piero Mauro Zanin, il via vero e proprio lo si è avuto con la mostra su come Il Piccolo ha guardato al fenomeno dell’Esodo fra il 1945 e il 1956. «Abbiamo pensato di raccontare la tragedia che si stava consumando attraverso le pagine del giornale – ha spiegato il direttore Omar Monestier -. Mano a mano che passavano gli anni e che il giornale cambiava perfino denominazione (dal Giornale Alleato al Piccolo, passando per Il Giornale di Trieste) abbiamo notato il cambio di prospettiva sul tema».

Il Presidente dell’Anvgd Renzo Codarin consegna il crest dell’Associazione al direttore del Piccolo Omar Monestier

«Dal 1945 al 1947 è stato trattato in maniera fin troppo neutra, tanto che il Giornale Alleato ne parla con assoluto distacco – hanno specificato Jacopo Bassi e Luca Manenti, i due ricercatori che si sono occupati della ricerca e della catalogazione dei giornali -. Dal 1947 e con la nuova denominazione, Il Giornale di Trieste il tema dell’Esodo è stato trattato in modo dicotomico, dividendolo tra comunisti e anticomunisti, e il giornale sceglie una parte ben definita con la quale stare». Sul come hanno svolto la loro ricerca, i due ricercatori hanno spiegato di aver cercato assieme alla condirettrice del Piccolo, Roberta Giani e al redattore Diego D’Amelio, di fare uno spoglio sistematico degli articoli contenenti questo tema. «Abbiamo cercato di isolare ogni articolo che parlava di esuli, con la narrazione completa dalla partenza dalle loro case di origine, fino ai campi profughi».

Il risultato di queste ricerche è consultabile, sia in italiano che in inglese, al sito web https://lab.gedidigital.it/gnn/ilpiccolo/noi-esuli/

«Si tratta di un’opera meritoria – ha sottolineato lo storico Raoul Pupo – che aiuta la comprensione dell’argomento a 60 milioni di italiani. Beninteso, ora non vuol dire che tutta Italia conosca la storia dei giuliano-dalmati, ma certamente ne sanno di più rispetto ad altri temi fondanti della storia d’Italia come per esempio il Risorgimento. La tematica è sempre viva – ha proseguito il cattedratico – e il fatto che la polemica sia sempre accesa lo dimostra. Rimane il fatto che fuori dall’Italia questo storia è ancora molto poco conosciuta ed è un bene, perciò, che questo sito sia scritto anche in inglese».

Secondo Giuseppe De Vergottini, presidente di Federesuli, «quest’opera è un modo per avvicinarci in modo documentato ai problemi dell’Esodo: si tratta di un lavoro apprezzatissimo che ci auguriamo possa essere diffuso il più possibile».

Raoul Pupo, Giuseppe de Vergottini e Giuseppe Parlato

Il pomeriggio è proseguito con la narrazione di come le Comunità degli istriani sparse in giro per l’Italia, abbiano ottimizzato negli ultimi anni, e soprattutto nell’anno della pandemia, la divulgazione delle tematiche dell’Esodo. «Un lavoro iniziato prima delle chiusure imposte dalla pandemia – ha specificato Anna Maria Crasti – e, dopo la chiusura delle scuole, abbiamo cominciato a divulgare le nostre tematiche con l’aiuto di quattro giornali online della Lombardia che ci hanno dato tanta visibilità».

Parallelamente Emanuele Merlino, presidente del Comitato 10 febbraio, ha spiegato come siano riusciti a far sì che una storia, da localistica, sia riuscita a diventare nazionale. «Abbiamo provato a raccontare prima a noi stessi e poi alla Nazione quanto accaduto da queste parti. Non con velleità storiche, ma con l’obiettivo di divulgare una vicenda da un punto di vista emotivo, in modo da spingere il lettore ad approfondire il tema». Da qui l’idea di creare un fumetto su Norma Cossetto. «Un progetto che però poteva non bastare e da qui è sorta l’idea di “Una rosa per Norma” che finora ci ha permesso di depositare in molte città d’Italia una rosa a un monumento, a una via o una semplice targa dedicata a Norma Cossetto o ai Martiri delle Foibe.

A concludere la prima giornata di incontri è stato il  cinema. Della settima arte si è parlato con la “Trilogia istriana” di Franco Giraldi, ovvero i film “La Rosa rossa” del 1973, “Un anno di scuola” del 1977 e “La frontiera” del 1996.

«Un’opera cinematografica che deriva a pieno titolo da una trasposizione letteraria di qualità – come a sottolineato Alessandro Cuk, giornalista, critico cinematografico e vicepresidente dell’Anvgd – e che tocca tempi e angolazioni diverse della vita di frontiera». Nel dialogo con Cuk sono intervenuti Massimo Gobessi, giornalista e curatore per la sede regionale della Rai del programma “Sconfinamenti” e, da remoto, gli attori Stefano Patrizi e Laura Lenzi, due fra i protagonisti principali del film  “Un anno di scuola”.


Il Piccolo – 24/09/2021

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