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Alida Valli, amica mia (Il Piccolo 24 apr)

LETTERE 

In relazione all’articolo sul Piccolo del 17/4/’09 a firma di Elisa Grando riguardante «Omaggio ad Alida Valli» volevo raccontare che ho avuto la fortuna di conoscerla personalmente essendo a quell’epoca sottoufficiale della Regia marina a Pola alla scuola del Corpo reale equipaggi marittimi. Nella scuola un giorno di Pasqua nel 1943, prima dell’armistizio, venne celebrata la Cresima. Io ero padrino di un allievo sardo che aiutavo a scrivere le lettere alla sua fidanzata. Alida Valli, figlia del fu comandante della Piazza militare, a quell’epoca nasceva con il nome di Alida Unterberger. Celebrò la Cresima il vescovo di Rovigno, infatti Pola non fu mai diocesi essendo sempre stata una Piazza militare come ora.

Alida Valli fece la madrina del nipote di un certo De Mejo, suonatore e compositore triestino di jazz, musica che a quell’epoca il regime non permetteva di esercitare. Nel rinfresco, dopo la funzione religiosa nel grande hangar della scuola, ci siamo conosciuti essendo vicini di tavola e diventammo amici. Mi ricordo della sua bellezza, era più anziana di me di quattro anni. Nel salutarmi mi disse «caro Vico, te ringrazio dela bela ciacolada che gavemo fato, purtropo la Pola non la vederemo più anche se ogi la gente camina senza saver dove la va». Alida non aveva mai aderito al regime tant’è che il suo moroso De Mejo, per suonare il jazz si trasferì negli Stati Uniti insieme a lei che girò alcuni film. Rientrando in patria alla fine della guerra, rifiutò di andare a Venezia dove esisteva già una specie di Cinecittà. Restò invece a Roma con i figli e dove il Comune di allora le assegnò un assegno finanziario per la sua indigenza. Credo che l’ex sindaco Veltroni l’abbia aiutata fino alla sua morte.

Lodovico Cufersin

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