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Albania: ministro, Adriatico ci divide da italiani come fosse oceano (AnsaMed 21nov12)

Inedita e inaspettata, in un solo concetto: ancora tutto da scoprire. E’ un Paese quasi ignorato e sconosciuto quello che il giovane ministro della Cultura albanese, Aldo Bumci, ha voluto presentare in questi giorni al pubblico italiano.

A Roma per inaugurare la mostra ”Tesori del patrimonio culturale albanese”, che da oggi e fino al 6 gennaio celebra, al Complesso del Vittoriano, i cento anni di indipendenza dell’Albania, il responsabile del dicastero della Cultura svela una a una le ricchezze del Paese delle aquile e parla di un’Albania finalmente libera. ”Libera da cinque secoli di dominazione ottomana e libera dalla ferocissima dittatura comunista”.

Il 28 novembre i festeggiamenti entreranno nel vivo. Nel 1912, l’Albania divenne infatti nazione. ”Viviamo un momento unico”, rimarca il ministro, dopo secoli in cui si sono avvicendate varie genti. Greci, romani, goti, bizantini, bulgari, serbi, normanni, veneziani, svevi, angioini e infine turchi. Ognuno dei quali ha lasciato tracce nel grande patrimonio culturale albanese. Da Nord a Sud, ossia da Scutari a Durazzo, l’Albania e’ ricca di chiese, basiliche, monasteri, moschee, castelli e importanti siti archeologici.

 

”Abbiamo tre siti posti sotto la tutela Unesco: Butrinto, Argirocastro e Berat”, ricorda ad ANSAmed Bumci. Eppure a livello turistico il Paese non riesce ad attrarre molti visitatori. Per lo meno quelli italiani. ”Piu’ che un ‘lago’ – afferma – abbiamo la percezione che per gli italiani l’Adriatico assomigli piu’ a un oceano”. Difficile scrollarsi di dosso l’immagine che molti ancora hanno del passato, della poverta’ estrema in cui versava il Paese sotto il dittatore Enver Hoxha.

O quella dei barconi che giungono sulle coste italiane nei primi anni ’90. L’apertura al turismo, spiega il ministro sotto la cui responsabilita’ ricade anche questa materia, si e’ fatta lentamente. ”Venti anni fa l’Albania non era certo pronta ad accogliere i visitatori. Non c’erano strade, non c’era acqua non c’era energia elettrica continua”. Oggi, le cose sono cambiate.

Ci sono strade e strutture di ricezione di medie e piccole dimensioni, per lo piu’ a conduzione famigliare. In tutto 650 strutture, secondo l’ente del turismo di Tirana. ”Per un totale di 25 mila posti letto”, aggiunge Bumci. E il Paese offre molte opportunita’ anche per gli investitori. ”L’80% delle coste e’ ancora vergine”, e si punta a sviluppare anche la parte settentrionale del Paese attraverso una politica di esenzione fiscale per chi intende realizzare progetti di sviluppo nell’area. Per ora l’Italia e’ al quinto posto per numero di arrivi e segue il mercato tedesco.

Una ventata di ottimismo arriva anche dalla firma, lo scorso anno, del protocollo d’Intesa con l’Opera Romana Pellegrinaggi.

Una intesa che consentira’ la realizzazione di progetti di recupero e valorizzazione delle antiche vie di pellegrinaggio in territorio albanese, segnatamente la via Egnatia e la via di Aquileia. Se il budget destinato ai beni culturali del Paese e’ ancora limitato, lamenta il responsabile del dicastero, le cose vanno avanti anche grazie alla cooperazione internazionale.

”Attualmente, grazie al sostegno economico dell’Europa per 3,5 milioni di euro, stiamo lavorando in sei siti. Ci sono poi diverse fondazioni presenti sul territorio. Come la Fondazione Rothschild e l’Albanian-American Development Foundation”.

 

Cristiana Missori

AnsaMed 21 novembre 2012

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