“Il 18 agosto 1946 è una domenica. Fa caldo, è una bella giornata estiva. A Pola sulla spiaggia di Vergarolla tutto è pronto. Ci sono le gare di nuoto e di vela della polisportiva Pietas Julia. È un evento molto attesa dalla città. Ad assistere sono arrivate intere famiglie. Genitori e figli, adulti, bambini, in centinaia riuniti in una giornata serena, finalmente normale. […] Alle 14.10 un grido: “Scampè, scampè che sciopa tutto!”. D’istinto molti scattano in piedi. Nello stesso istante si scatena l’inferno. Un boato. La città trema. Sulla spiaggia si fa buio, sembra notte. Un’eclissi? No, ci sono detriti ovunque. Subito penso: “i bombardamenti!”. Ma come? È il 1946, la guerra è finita, in città ci sono gli inglesi. Quando riapro gli occhi rimango pietrificata. […] un mattatoio! C’è sangue ovunque, poltiglia rossa, resti umani anche sugli alberi. I corpi dilaniati gli arti staccati come tessere di un puzzle sparse sull’arenile. Una donna accasciata a terra piange senza sosta e grida aiuto per i due figli. Uno è immobile”.
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