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Agli islamici stessi diritti dei cristiani (Corriere della Sera 05 lug)

Il razzismo più feroce si aggira in Europa da varie centinaia di anni. Ne è diventato uno dei più orribili fantasmi al principio del Novecento. Eppure proprio in Austria dove è na­to il fautore più orrendo del razzi­smo etnico-religioso, Adolf Hitler, esattamente cento anni fa, nel 1912, è stata emanata una Imperial-Regia Legge, che dava ai cittadini di religio­ne musulmana gli stessi diritti dei cattolici, dei protestanti, degli ebrei, dei buddisti. I cittadini musulmani dell’Austria hanno celebrato in mas­sa, pacificamente e allegramente la ricorrenza dei primi cento anni di questo evento. Il vecchio Impero au­stro-ungarico era un crogiuolo multietnico. In tredici lingue si cantava il suo inno, il famoso «Gott erhalte» o «Serbidiola» come si chiamava in Istria e a Trieste (serbi Dio l’austria­co regno). La tradizione di quel tipo di armonizzazione dei rapporti tra re­ligioni e popoli risale alla fine del Set­tecento, al regno dell’imperatore Giuseppe II d’Austria e al suo cele­bre Editto di tolleranza. Brutto termi­ne questo, di «tolleranza» ma dietro a esso c’era forse qualcosa di più no­bile di una semplice sopportazione di chi fino ad allora era stato conside­rato un estraneo, se non un essere in­feriore e un nemico.

 

I rapporti di quell’impero con l’Islam, ma special­mente con la Turchia musulmana, fi­no al 1683 erano stati pessimi. Guerre, stragi, esecuzioni atroci ne mar­chiavano la storia, fino appunto al 14 luglio 1683, data d’inizio del fa­moso assedio di Vienna da parte di un esercito turco di 140 mila soldati. L’assedio terminò con la sconfitta dell’esercito di Mustafa Pascià. Nel luglio del 1912, più di duecento anni dopo venne emanata la Legge di Francesco Giuseppe, Cecco Beppe per gli italiani, che dava pieno4irit-to di culto e di istruzione islamica ai cittadini di origine musulmana. Na­turalmente c’era anche dell’interes­se dietro a questa azione. L’imperato­re contava di inglobare nell’esercito austriaco i soldati della Bosnia-Erze­govina musulmana. Ma in quegli an­ni si trattava della legge più avanza­ta in Europa. Due anni più tardi scop­piò la Prima guerra mondiale, un esempio pauroso per chi vede nel­l’Europa moderna ancora un grande potenziale per una buona politica, una convivenza fraterna tra i popoli.

 

La base per questa possibilità ci sa­rebbe. Per quanto si voglia infanga­re e demolire, l’Unione Europea ha ancora questa prospettiva. Se si fos­sero ascoltati i grandi europeisti ita­liani come Eugenio Colorni e Altiero Spinelli non saremmo a queste in­sensate risse e rivalità. Ma quando si pensa a ciò che l’Impero austro-un­garico era riuscito a costruire e ai no­stri europeisti che hanno a volte pa­gato con la vita (come Colorni) que­sta loro fede e amore per un grande stato federalista europeo, beh, non si mettono ancora da parte le speran­ze.

 

Se i turchi dell’Austria ancora oggi, come informa la Bbc britannica, vanno in giro per il mondo dichia­randosi con orgoglio cittadini au­striaci, vuol dire che le orrende vol­garità risuonate in Italia meno di un anno fa possono essere rintuzzate. In Italia come altrove. Nel 2000 c’era Haider il razzista antisemita in Au­stria, l’Europa era allarmata, oggi quel movimento è scomparso. Altri movimenti simili sono sorti altrove e sono pure tramontati. Questa san­guinosa stupida e pericolosa comme­dia dovrebbe essere tolta dal cartello­ne per sempre e chiunque voglia nu­trire un po’ di fiducia nell’umanità deve fare qualcosa perché questo succeda.

 

Anche nel nostro Paese ci sono an­tichi esempi di «tolleranza» — chie­derei l’invenzione di un termine mi­gliore —per esempio a Trieste, dove il primo cimitero musulmano (tur­co) risale al Trecento. Pure Trieste è una città con molte popolazioni di­verse, sempre vissute insieme in pa­ce, salvo il periodo del fascismo. Mussolini andò proprio in quella cit­tà ad annunciare l’avvento delle leg­gi razziali, nel 1938. Ecco dove porta il nazionalismo.

 

Ma vorrei chiudere con una picco­la nota di colore, n primo cornetto, o brioche o «croissant» (crescente, lu­na crescente) in francese, è stato cot­to in un forno di Vienna, al termine dell’assedio turco, nel 1683. In tede­sco si chiama «Kipferl». I malevoli pensano che sia il simbolo del voler mangiare i turchi e i benevoli — io do ragione a loro — che sia un se­gno di pacificazione.

 

 

La legge dell’Islam del 1912

 

 

«Gli aderenti all’Islam devono essere riconosciuti come comunità religiosa nei Regni e nelle Terre rappresentate nel Consiglio Imperiale secondo la legge costituzionale del 21 dicembre 1867»

 

«Le dottrine dell’Islam, le sue istituzioni e i suoi costumi godranno della stessa protezione (delle altre comunità legalmente riconosciute, ndr), a meno che non siano in contraddizione con la legge dello Stato»

 

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