ANVGD_cover-post-no-img

A piccoli passi verso la normalità (Arena di Pola 28 dic)

Come già il 2007, con la caduta del confine italosloveno, anche questo fine 2008, ci ha portato una buona notizia: la liberalizzazione del mercato immobiliare in Croazia. Dal primo febbraio 2009, infatti, anche i cittadini italiani, come quelli dell'Unione Europea, potranno acquisire proprietà immobiliari nella vicina Repubblica, senza vincoli di alcun genere.

Lo ha sancito, nei primi giorni del c.m., il Parlamento di Zagabria che ha modificato la legge degli anni '90 che concedeva il diritto di proprietà agli stranieri, ma solo dopo un lungo iter burocratico che comprendeva anche il parere vincolante del Ministero della Giustizia. Per noi italiani, in particolare, il tutto era comunque possibile solo previa costituzione di una società di diritto croato. Ora tutto questo sta per finire ed a rimanere esclusi dalla possibilità d'acquisto saranno esclusivamente: terreni agricoli e boschivi ed aree protette.

Non considerarlo un fatto positivo sarebbe da parte nostra solo un segno di ottusa miopia dettata da pregiudizi, almeno in questo caso, fuori dal tempo; del tutto fuori luogo, invece, i toni enfatici assunti al riguardo da quanti vorrebbero spacciare il tutto come un successo della diplomazia italiana ed un favore a noi esuli fatto da oltreconfine. Non è così! La liberalizzazione del mercato immobiliare croato, da tempo attesa, era un atto dovuto e conseguente ad un preciso impegno assunto dalla Croazia al momento della sottoscrizione, nel 2005, del Trattato di Associazione e Stabilizzazione con l'Unione Europea, una sorta di anticamera negoziale a premessa del suo ingresso in Europa.

Del tutto irrilevanti i deboli belati sollevati in merito dal nostro Paese che non ha assolutamente posto alcuna precondizione, come già fatto con la Slovenia, all'ingresso della Croazia in Europa. Un percorso, questo, ormai giunto alle fasi conclusive ed al quale l'unico ostacolo ancora a frapporsi è la pregiudiziale posta, con ben altra determinazione, dalla Slovenia (parenti serpenti!) riguardante la risoluzione del contenzioso confinario tra i due Stati nel golfo di Pirano. Quanto poi al secondo aspetto – che qualcuno pretenderebbe di propinarci come una sorta di surrogato per la mancata restituzione dei nostri beni – la stessa non può in alcun modo essere interpretata, se non da qualche mente bacata o suggestionata dall'atmosfera natalizia del momento, come quel segno di buona volontà nei nostri confronti – che, comunque, nulla avrebbe a che fare con l'atto di giustizia dovutoci – di cui da troppo tempo si sente, senza costrutto, parlare. Si tratta, comunque, di un'opportunità di cui potrà approfittare chi lo vorrà.

A farlo, si dice, saranno molti connazionali, attratti dal fascino delle coste adriatiche orientali nonché dall'ancora preservata bellezza dell'Istria interna, già presentata dalle agenzie immobiliari nostrane come la Toscana istriana. Ma quanti saranno gli esuli che vorranno e, soprattutto, potranno approfittarne? Probabilmente non molti.

Come già per le sbarre di confine, a cadere è stato un ostacolo burocratico; di certo, non sono venute meno le esistenti barriere psicologiche che, a tutt'oggi, impediscono a tanti esuli anche il solo ritorno a fini turistici, figuriamoci a fini residenziali. Non ci sarà, pertanto, quel ritorno in massa degli esuli, paventato da oltre confine, ma qualcuno ritornerà: probabilmente, qualche anziano che, sulle orme dell'Amm. Agostino Straulino fattosi inumare nella sua Lussino, vorrà tornare a “riposare” là dov'è nato, perché anche le tombe sono beni immobiliari oggi acquisibili; forse, più numerosi esuli di terza e successiva generazione che, affermatisi economicamente in Italia e negli altri numerosi paesi di nuova adozione, potranno permettersi il lusso d'acquistare una casa, al mare o all'interno, per godere delle bellezze dei luoghi ed andare alla riscoperta delle proprie radici.

Pochi saranno, invece, tra gli ormai sempre meno numerosi sopravvissuti all'esodo, quelli che vorranno ritornare e non solo per la certezza di non ritrovare più l'ambiente e le atmosfere dovute abbandonare, ma anche per l'assurdità di dover mettere mano al portafoglio per riacquistare quanto a loro è stato rubato. A tale proposito, potrebbe sembrare una barzelletta, anziché quella che effettivamente è, ovvero un'irriguardosa presa in giro, la sorta d'invito al ritorno, rivolto agli esuli nel corso di una recente intervista rilasciata al “Piccolo” di Trieste, dall'on. Giovanardi, leader dei popolar-liberali d'ispirazione “degasperiana” (qualifica che dovrebbe, da sola, ingenerarci qualche brivido), attraverso l'acquisto/riacquisto di beni in Istria e Croazia, usufruendo degli indennizzi sin qui avuti o da avere dalla Stato.

Forse all'esimio personaggio sfugge che con gli indennizzi sin qui avuti – elemosine, per di più spalmate in decine di anni – ben poco, per non dire nulla, si può comperare ai costi attuali e che, per quelli a venire, i fondi, da lui auspicati per un equo e definitivo indennizzo, sono ancora tutti, chissà quando, da reperire e che proprio il PdL a cui egli appartiene, in recenti dibattiti parlamentari, ha persino espresso parere contrario al rifinanziamento della legge 137/2001. Ciò premesso, un nostro ritorno in qualche misura è auspicabile; non solo per il beneficio che indubbiamente ne deriverebbe alla nostra minoranza in loco, ma anche perché solo così quanti di noi avranno la volontà e possibilità di ritornare nei luoghi d'origine potranno, con il tempo, ritrovare un'atmosfera più familiare. Peraltro, l'ostilità dei croati nei confronti degli italiani, certamente presente negli ambienti più nazionalisti ed in quelli che ancora amano definirsi antifascisti, potrebbe non essere così generalizzata come taluni sostengono, se non per motivi sentimentali quantomeno per ragioni d'interesse economico.

In una Croazia ed in un'Istria, in particolare, che vivono principalmente di turismo non dovremmo proprio essere così malvisti; che diamine, noi c'andiamo sì per godere delle loro bellezze ma anche, spendendo un mucchio di soldi, tanto per dirne una, per fare delle belle mangiate di pesce. Non siamo mica come altri che si portano le salsicce e la birra da casa! Sarà triviale, ma il soldo, anche da quelle parti, ha il suo valore. Per concludere, nel titolo ho parlato di ritorno alla normalità; di quale normalità? Non certo di quella del ieri, bensì di quella dell'oggi e, soprattutto, del domani. La storia non ripercorre mai a ritroso il proprio cammino; tutto al più mette delle pezze, talvolta persino a colori – e questo potrebbe essere il caso – per ovviare agli errori ed agli orrori del passato e cercare, per quanto possibile, di migliorare le cose. Sta a noi cogliere, come atto di libera volontà, le opportunità che di volta in volta ci offre. A tutti gli auguri per un sereno 2009, magari con qualche felice puntata nelle nostre terre.

SILVIO MAZZAROLI

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.