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A Globivnica fatti gravi ma annunciati (Il Piccolo 12 mar)

LETTERE

I recenti fatti della foiba di Globivnica sono stati gravi ma purtroppo anche annunciati. Non ci si deve stupire più di tanto se la popolazione locale non ha accolto a braccia aperte i rappresentanti degli esuli istriani, quando è in corso un processo di mistificazione e di revisionismo storico senza precedenti. Già da qualche anno si sta cercando di far passare l’idea che gli unici ad aver sofferto una persecuzione sul nostro territorio siano stati gli italiani residenti sul territorio dell’ex Jugoslavia, mentre la realtà è ben diversa. La minoranza slovena, che abita queste terre da sempre, ha subìto nel ventennio fascista le più crudeli e immani ingiustizie: italianizzazione forzata dei cognomi, la chiusura delle scuole con insegnamento in lingua slovena, la chiusura forzata dei centri culturali e talvolta proprio la distruzione degli edifici stessi (vedi l’incendio del Narodni dom, oggi sede della scuola superiore per traduttori e interpreti), delitti attuati e giustificati da processi farsa, ma definiti «speciali» da coloro che li instaurarono. Per non parlare poi delle quotidiane incursioni squadriste nei vari paesi sull’altipiano, con torture, pestaggi e oltraggi. Il cammino verso un’unione dei popoli e verso una civile e costruttiva convivenza non può avere inizio, se prima l’Italia, da Paese progredito qual è, non si deciderà ad ammettere le proprie responsabilità e prendere definitivamente le distanze dai crimini perpetuati dal fascismo e dagli appartenenti a quel regime, che ha inesorabilmente macchiato la storia d’Italia.

Riteniamo inoltre stucchevole e di cattivo gusto il tentativo del presidente dell’Unione degli istriani, Massimiliano Lacota, che ha cercato di tirare in ballo la minoranza slovena di Trieste, ipotizzando addirittura una regia dei vertici delle organizzazioni slovene locali. Per stimolare una tale manifestazione degli abitanti del luogo, non c’è bisogno di nessuna regia, la rabbia e il sempre vivo desiderio di giustizia per vent’anni di sofferenze, sono le uniche ma assolutamente sufficienti forze per scatenare la reazione spontanea di un popolo.

Concludiamo con una riflessione: Trieste come del resto tutto il paese sta attraversando un periodo difficile e del quale non se ne vede la fine. Unico raggio di sole in questo periodo di oscurità è stata l’entrata della Slovenia nell’Unione europea, fatto che avrebbe dovuto facilitare quella tanto agognata riappacificazione. Purtroppo però il fascismo di confine ha prevalso ancora una volta, portando alcuni esponenti della politica locale ad attaccare la Slovenia e la minoranza slovena di Trieste ogni qualvolta si presentasse l’occasione, cercando di ostacolare ogni tentativo di dialogo, che oggi più che mai è indispensabile per la riqualificazione di una città e di un territorio dalle potenzialità economiche e culturali non indifferenti. Il dialogo e la riappacificazione tra Italia e Slovenia ma soprattutto tra Trieste e la Slovenia sono indispensabili per riportare Trieste ai fasti di un tempo, quando come crocevia di merci e culture, la nostra città si impose come porto principale dell’Adriatico e tra i più importanti del mediterraneo.

I giovani della Slovenska skupnost

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