Nell’anno in cui Gorizia è Capitale Europea della Cultura insieme a Nova Gorica, che ha conseguito tale riconoscimento in rappresentanza della Slovenia, èStoria, il Festival Internazionale della Storia di Gorizia giunto alla XXI edizione, ha scelto come argomento Città.
L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia con la collaborazione della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati, ha voluto portare il suo contributo alla prestigiosa rassegna, fornendo il proprio punto di vista sulla storia della frontiera adriatica. Evidenziando innanzitutto che la prima Capitale Europea della Cultura transfrontaliera si sta svolgendo nel cinquantennale del Trattato di Osimo, il quale pose la parola fine in maniera internazionalmente riconosciuta al lungo dopoguerra giuliano il 10 novembre 1975. I retroscena, le conseguenze e le correlazioni di quel trattato italo-jugoslavo sono stati evidenziati dal Prof. Davide Rossi (Università degli Studi di Trieste), il quale ha specificato che di fatto la situazione era già andata definendosi con il Trattato di Pace del 10 febbraio 1947, che aveva originato però l’inconsistente Territorio Libero di Trieste, cui il Memorandum di Londra del 5 ottobre 1954 aveva sostanzialmente posto termine, giocando però su una serie di equivoci originate dai concetti di “sovranità” e di “amministrazione”, affinchè le opinioni pubbliche di Roma e di Belgrado ritenessero che la questione era ancora declinabile nella maniera più confacente ai propri interessi.
Osimo fu una decisione politica calata dall’alto, che scatenò la reazione degli esuli istriani e dei triestini, laddove GO!2025 è un progetto che è partito dalla base, dalla sinergia tra le amministrazioni comunali di Gorizia e della dirimpettaia Nova Gorica e dalla collaborazione transfrontaliera tra imprenditori che ha portato alla realizzazione di un Gruppo Europeo di Cooperazione Transfrontaliera tra i più virtuosi, come è stato ribadito dal Sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna. Egli ha anche spiegato al pubblico che, una volta terminati gli eventi di questo intenso 2025 la partnership tra le due Gorizia andrà avanti ancora più decisamente, puntando alla realizzazione di una Zona Economica Speciale, seguendo l’esempio di altre regioni di frontiera in Europa.
Il passato, il presente ed il futuro, di cui ha parlato Mauro Manca, direttore dell’Ecomuseo Egea di Fertilia (SS) nonchè organizzatore principale dell’evento targato ANVGD-FederEsuli-CDM che a inizio maggio ha avuto luogo proprio a Gorizia: Identità oltre i confini. Generazioni a confronto per una nuova frontiera adriatica. Illustrando i risultati di questa tre giorni, Manca ha delineato l’impegno dell’associazionismo degli esuli giuliano-dalmati per i prossimi anni: insieme soprattutto alle istituzioni della comunità italiana autoctona dell’Adriatico orientale, ridefinire e far conoscere l’identità degli italiani di quest’area di confine ed è un compito che ha stimolato un dibattito tra giovani goriziani e loro coetanei provenienti dalle comunità italiane in Slovenia e Croazia. Questa storia va poi diffusa con nuove tecniche, come è stato illustrato nella sessione dedicata ad applicazioni, software e giochi elettronici con finalità didattiche. Temi e proposte che sono stati poi rielaborati e fatti propri nella tavola rotonda conclusiva realizzata coinvolgendo rappresentanti degli esuli e della minoranza italiana in Istria.
Venendo a parlare nello specifico di Città, sono stati portati due casi di studio molto interessanti nell’ottica del reinserimento degli esuli istriani, fiumani e dalmati nel tessuto sociale italiano. Ancora Mauro Manca, introdotto da Lorenzo Salimbeni (responsabile comunicazione ANVGD) ha portato l’esempio di Fertilia, città di fondazione vicino ad Alghero rimasta incompleta causa lo scoppio della Seconda guerra mondiale, ma successivamente dimostratasi perfetta per accogliere centinaia di profughi, i primi dei quali giunti a bordo di pescherecci che avevano abbandonato l’Istria in cui imperversava la dittatura comunista jugoslava ed erano inizialmente approdati a Chioggia con intere famiglie a bordo. Emozionato e commosso, Manca ha descritto la capacità di adattamento, rinascita e riscatto dimostrata da decine di famiglie che si sono trovate a convivere assieme a sfollati sardi, rimpatriati dalle colonie e personale di una limitrofa base aerea, argomento che è al centro del suo libro Fertilia tra inclusione e rinascita. Storia della prima città europea.
Alla periferia meridionale di Roma al termine della guerra sorgeva invece l’ex villaggio operaio realizzato in occasione dei lavori per la costruzione dell’EUR, il quartiere che avrebbe dovuto accogliere l’Esposizione Universale di Roma del 1942, mai avvenuta causa lo scoppio del conflitto. La comunità esule che andava condensandosi nella capitale scoprì quest’area abbandonata e si dette da fare per rivitalizzarla, prendendone possesso ed ottenendo poi dalle autorità le infrastrutture necessarie per renderla abitabile. Donatella Schürzel (Presidente ANVGD Roma) e Maria Grazia Chiappori (Componente dell’Esecutivo dell’ANVGD Roma) hanno raccontato questo caso unico in Italia per cui questo originario Villaggio Giuliano-dalmata si è poi sviluppato diventato un Quartiere Giuliano-dalmata ufficialmente riconosciuto dal punto di vista amministrativo. E in tale peculiare ambito si sta sviluppando un museo diffuso che sta mettendo a sistema i monumenti che raccontano l’esodo, la rinascita e lo sviluppo della ancora vitale comunità adriatica di Roma, la cui identità si sta trasmettendo pure alle nuove generazioni e sta coinvolgendo tanti studiosi e persone interessate a questa storia.