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45 anni di rapporti tra Italia e Jugoslavia (Voce del Popolo 06 giu)

Il confine orientale d'Italia: nel corso del "secolo breve" una regione lacerata dai na­zionalismi, contraddistinta da forti tensioni, da rapporti segnati di sovente da violente esacerbazioni nazionaliste; una regione che si è dimostrata cruciale anche negli equili­bri internazionali, oltre che ovviamente nel­le relazioni fra Roma e l'"altra parte".

Una parte che, nell'arco di poco meno di un se­colo – dagli inizi del '900 ai primi anni No­vanta del secolo scorso – si è presentata con un ventaglio di forme statali differenti: dal­la plurisecolare esistenza nell'impero asbur­gico alla monarchia sabauda, dal ventennio fascista alla repubblica, dall'occupazione tedesca alla Jugoslavia socialista e infine a tante repubbliche indipendenti.

A ripercorrere e rileggere le vicende di questa travagliata area adriatica è il tede­sco Rolf Worsdorfer nel volume "Il con­fine orientale. Italia e Jugoslavia dal 1915 al 1955", di recente pubblicato da Il Muli­no (Bologna 2009, pp. 456, euro 35).

Rolf Worsdorfer insegna Storia contemporanea nella Technische Universitat di Darmstadt. Ha pubblicato "Movimento operaio e socia­listi a Messina" (Gangemi, 1990) e ha colla­borato a un fascicolo monografico, curato da R. Petri, della rivista "Memoria e ricerca" con un saggio su "Italiani e sloveni: concetti d'identità nazionale nell'area alpina e adria­tica tra metà Ottocento e metà Novecento" (2004). È corrispondente della rivista "Ge-schichte und Region/Storia e regione" di Bolzano. Ha curato il quaderno "Sozialge-schichte und soziale Bewegungen in Italien 1848-1998" (Essen, 1998) e ha pubblicato numerosi saggi sulla storia del movimento operaio, della questione meridionale, dei problemi adriatici e del Sudest europeo.

Con una riflessione che offre una visio­ne transnazionale delle questioni affrontate, Worsdorfer riesce a scrivere la storia della civiltà romano-germanico-slava che ha vis­suto e intrecciato le proprie vicende in una zona di frontiera non particolarmente facile, dalla scesa in campo dell'Italia nella Prima guerra mondiale (1915) fino alla fine dell'esodo dall'Istria ( 1955 )

La scelta del periodo analizzato nel saggio è più che appro­priata: da una parte la Grande Guerra ha si­gnificato la mobilitazione nazionale dell'in­tera regione e la divisone della popolazione delle varie etnie, schierata su fronti contrap­posti; dall'altra parte l'anno 1955 ha segna­to la fine di un capitolo importante nella sto­ria delle relazioni italo-jugoslave, rispetti­vamente la fine di una presenza massiccia di italiani nell'area, e la conseguente trasfor­mazione della parte rimanente in una delle minoranze nazionali dell'allora Jugoslavia.

Worsdorfer si è addentrato in questa zona di confine anche sulla base di aspetti quali l'immigrazione, i miti, gli scambi cultura­li… Uno dei maggiori meriti del libro è quel­lo di avere incluso nella storiografia tedesca – e di aver contribuito alla loro comprensio­ne – tematiche a essa poco conosciute fino a oggi, ovvero quelle relative a un pezzo di storia dell'Adriatico orientale: dalle sangui­nose battaglie sull'Isonzo alle ostilità e al successivo riavvicinamento tra l'Italia e il regno jugoslavo tra le due guerre, il venten­nio fascista, l'invasione del 1941, la guerri­glia partigiana, con i suoi fronti confusi, al di là dei confini etnici, il dramma delle foibe e la demistificazione del fenomeno, gli omi­cidi dei comunisti, la durissima e violenta contesa con la Jugoslavia, la spartizione del territorio nel dopoguerra sancita dal trattato di pace del febbraio 1947, il ritorno di Trie­ste all'Italia nel 1954 dopo anni di governo alleato… Oltre quarantacinque anni di storia d'Italia, visti dalla sua periferia più turbo­lenta. (br)

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