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30 mag – Delton: farabutte anagrafi per gli Esuli

Cari amici dell'ANVGD,

ho ricevuto, come al solito e vi ringrazio di cuore, la nuova newsletter in cui, tra le altre annotazioni, riportate un "pezzo" dalla incazzatura solenne che mi trova molto, ma molto consenziente: è quella sugli Esuli che non vengono registrati come nati in Italia. In un mio articolo su una rivistina web di un paio d'anni orsono (ora chiusa, purtroppo) avevo parlato dello stesso argomento e non mi ero potuto trattenere da usare espressioni molto più pesanti di quell' "IMBECILLI" che avete usato voi; avevo supposto di poter essere querelato, ma non è accaduto. Dunque.

Io sono nato a Dignano d'Istria nel gennaio del 1941; sono scappato, meglio, mia madre è scappata, con due bambini per mano, in Italia già nel novembre del 1945 (mio padre, ormai…), ho potuto optare, ovviamente, dopo il 1947 da Torino (e sulla mia carta d'identità, dal 1955 fino al 1961, mi avevano scritto, alla voce "nazionalità", un ASTERISCO e poi, sul bordo della carta, a mano, "italiana, di cui non risulta pervenuta la trascrizione dell'opzione ai sensi della legge…..” in modo tale che ogni qual volta andavo all'estero, e ci andavo sovente per dei tornei di calcio, passavo dei quarti d’ora alla frontiera in quanto gli addetti non capivano subito di cosa si trattava).

A parte tutte le altre vessazioni (lo scrivo chiaramente nell’ultimo mio libro, stampato nel 2010, “Fuga dall’Istria” dell’editore Greco & Greco di Milano,), le prese per il sedere (gli indennizzi!), e i mille ostacoli, qualche anno fa, mi pare di ricordare che tutto è incominciato nel 2003, ho avuto le prime beghe con degli uffici pubblici o, comunque, con tutti coloro che usano l’informatizzazione per incamerare dati, fare pratiche, rilasciare documenti: è stata una penosa, costante, continua battaglia con l’ottusità della burocrazia, con dei sistemi informatici che non POSSONO (ma chi l’ha detto, brutti… imbecilli!) essere modificati.

Poi, quando dei bellimbusti ti dicono che sarà tutto a posto la prossima volta, ti raccontano solo balle, sapendo di raccontarle.

Così ho dovuto “viaggiare” con una stampata della legge 54/1989 e con una circolare del Ministero dell’Interno indirizzata a “mille” uffici pubblici nella mia agenda, ma anche se ne prendevano nota non ci capivano un tubo, non entrava loro in testa che eravamo nati in ITALIA, non sapevano cos’era Pola, dov’era Pola, chi era… l’Istria (una volta mi hanno risposto: chi è Istra?).

Insomma mi è venuto un fegato grosso così, e pur combattendo e continuando a combattere, devo constatare che ho perso perché, proprio l’altro ieri, per l’ennesima volta, in un ufficio di una assicurazione (quindi non un ufficio pubblico) non hanno voluto saperne di scrivere, alla voce “provincia”, Pola, Istria, Italia, Udine (c’è un Dignano da quelle parti e mi sarei accontentato!): il sistema non l’accettava e quindi ho dovuto (per avere il rimborso spettantemi e di cui non posso farne a meno) che si scrivesse Croazia: mi sono sentito un verme e glielo ho gridato a quelle farabutte di impiegate che non capivano, proprio non riuscivano a capire il perché della mia insistenza, del mio sventagliare copie di leggi per loro assurde. Una vigliaccata vera e propria. Ma la storia continua, anzi, continuerà…

Scusatemi per la lungaggine e per il disturbo ma, almeno, mi sono sfogato.

Un saluto e un abbraccio

Tito Delton

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