di GIUSEPPE PARLATO su Libero del 26 gennaio 2011
II ministro della Giustizia Angelino Alfano, parlando a un convegno dell'Associazione di cultura ebraica "Hans Jonas", ha dichiarato che «il governo lavorerà a una norma che affermi il reato di negazionismo».
Periodicamente ritorna la tentazione di fissare la storia per legge. Era successo nel gennaio 2007, quando Talloni ministro Mastella pensò a una Iegge contro il negazionismo. In quella occasione Gaetano Quagliariello ed altri si opposero con un documento significativamente intitolato: "Contro il negazionisno, per la libertà della ricerea storica". Era successo lo scorso anno quando, qualcuno propose di perseguire per legge coloro che negavano le foibe e l'esodo (ed è probabile che, in questo senso, qualcuno lo riproponga il prossimo 10 febbraio, giornata del ricordo).
A tale proposito è bene ricordare tre punti essenziali.
Primo. Che nessuna opinione, per quanto aberrante, in uno Stato liberale si può condannare per legge, prima che abbia determinato reati. Se così accadesse, la liceità di un'opinione sarebbe legata alle maggioranze politiche e lo Stato di diritto sarebbe di fatto esautorato.
Secondo. Che la ricerca storica, proprio perché espressione della creatività umana e del rigore scientifico, deve essere libera. Una ricerca obbligata a muoversi su "verità di Stato" non permette di comprendere la storia.
Terzo. Che i veri negazionisti non hanno bisogno di pubblicità né di diventare i moderni martiri della libertà di pensiero. Il negazionismo è l'esatto contrario della libertà di ricerca, in quanto parte da un assunto dogmatico. La loro marginalità è la migliore risposta alle loro tesi. E se non bastasse, ci dovrebbero pensare gli storici liberi e seri ad opporre altre tesi alle loro.
(courtesy MLH)
(il Prof. Giuseppe Parlato mentre riceve dalle mani di Marino Micich il Premio Internazionale del Giorno del Ricordo a cura dell'ANVGD)