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29 dic – Boris Pahor e gli incubi del razzismo

Dalle recenti elezioni amministrative slovene è scaturito per Pirano un sindaco di colore, candidato con il centro-sinistra, il medico di origine ghanese Peter Bossman, che negli anni Ottanta trovò asilo nella Jugoslavia non allineata e impiego nella cittadina istriana. La sua elezione aveva suscitato già alcuni sommessi malumori presso una parte dell’opinione pubblica per ragioni che si possono facilmente immaginare ma giunge ora Boris Pahor – sì, proprio lui, il maître à penser dell’antifascismo militante – a dare voce inequivocabile allo “scandalo” dell’elezione di uno «straniero», per di più «nero», nella slovenissima Pirano, nella slovenissima Slovenia che per di più, a suo dire, è circondata da due Paesi ostili, l’Italia e l’Austria, «non amici», dunque nemici, e a breve – è il prossimo passo – alleati in una torbida congiura contro il suo Paese. E infatti lo scrittore prosegue: «Guardate l’Italia, che vuole nuovamente italianizzare l’Istria. E ce la farà, perché gli sloveni hanno poca coscienza nazionale». La Farnesina è avvertita, gli stati maggiori del Ministero della Difesa passino alla fase due del piano di invasione.

L’intervista pubblicata sul quotidiano “Primorske Novice” ha suscitato imbarazzo e meraviglia ed anche, ovviamente, adesioni ed è stata ripresa dai siti internet, dai blog e dal “Piccolo” di Trieste (L’accusa choc di Pahor: “Sindaco nero a Pirano, brutto segno”, a firma di Franco Babich) che riporta il commento critico dell’ex sindaco italiano di Capodistria Aurelio Juri, il quale ricorda non essere nuovo, Pahor, ad esternazioni di evidente matrice etnico-razziale ed ultra-nazionalista, e rileva come l’Istria non possa rischiare di venire «italianizzata» perché italiana da sempre, così come anche slovena a croata. 

Grande dunque la sorpresa di qua e di là del confine per l’allarme suscitato dal novantasettenne Pahor, unica sentinella – a quanto crede – della pura slovenità, Cassandra inascoltata dai suoi stessi connazionali tacciati di scarso nerbo nazionale, entomologo dell’autentica anima slovena perdutasi nella contaminazione con le comunità «straniere» dopo aver «dato tanto per quel pezzo di terra». Ma non è tutta, o quasi, la sua produzione letteraria incentrata su questo, sulla riproposizione costante e invariata di un contesto storico che non conosce redenzione nel tempo ed esclude qualunque elaborazione a beneficio del futuro? La stessa Croazia era entrata, nell’immaginario dello scrittore, nel suo novero delle nazioni “sospette” per la questione del confine marittimo. Che altro? In molti ambienti egli è considerato vera coscienza critica del Novecento, voce accorata di una minoranza linguistica perseguitata, intellettuale scomodo: ora di scomodo ci sono le sue esternazioni finali.

Patrizia C. Hansen

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