Bocciatura eccellente, anzi presidenziale, della proposta ufficiosa che vedrebbe lo Stato croato dire di no agli stranieri che chiedono la restituzione dei beni nazionalizzati o confiscati nella Jugoslavia di Tito. Dopo le critiche piovute dal centrodestra all’indirizzo del governo capeggiato dai socialdemocratici, è stato il presidente della Repubblica, Ivo Josipovic, peraltro socialdemocratico, ad esprimere un netto rifiuto nei riguardi di un atto che rischierebbe addirittura di far deviare la Croazia dalla rotta destinata a portarla, il primo luglio 2013, nell’Unione europea.
«Restituzione o risarcimento – così il capo dello Stato – devono essere diritti uguali per tutti, fermo restando che ciò non significa che la Croazia possa pagare tutto quanto le sarà richiesto. L’indennizzo, magari anche simbolico, deve essere un fatto acquisito perché si deve rimediare alle ingiustizie di 60 e più anni fa». Rispondendo alla domanda di un giornalista, Josipovic ha detto che l’idea di modificare la Costituzione onde permettere la restituzione ai soli cittadini croati non è buona idea. «Tale ritocco e i relativi contenuti andrebbero contro i principi europei e la prassi in vigore in molti Paesi comunitari. È una cosa che non possiamo permetterci perché anche in grado di turbare i nostri rapporti con l’Europa comunitaria e gli Stati Uniti». Come da noi già scritto, il governo del premier Zoran Milanovic – ripetiamo, sono notizie ufficiose – avrebbe preparato due scenari: il primo riguarderebbe il rifiuto alle richieste straniere, il secondo prevederebbe la completa liberalizzazione, attualmente non possibile in mancanza di accordi bilaterali tra la Croazia e lo Stato della persona richiedente. La materia non riguarda i casi già coperti da trattati internazionali, come quello di Osimo tra Italia e Jugoslavia, che vede la Croazia quale erede della defunta Federativa.
Andrea Marsanich “Il Piccolo” 28 febbraio 2012