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28 mar – Il faro del libro della Mori

Sulla copertina del libro "Nata in Istria" di Anna Maria Mori trovo un'immagine estremamente familiare: si tratta del faro, oggi detto Porec, ossia Punta di Premantura, dove faceva servizio il mio bisnonno Biagio Malle nel 1870. Nel faro nacque il nonno Norberto nel 1879, che sposò la nonna Antonia Basso nel 1902 a Fiume e mori appena aperto il negozio nel 1905 lasciandola vedova con tre figli: Bianca 1903, Norberto 1904 e la figlia Dolores nata nel 1905 dopo la morte del padre, per cui si chiamò Dolore e ebbe tutto al battesimo in nero, fiocchi e vestina.

Biagio Malle fece servizio in marina austroungarica come addetto ai fari. Sposa Marietta Brazzanovich e mentre fa servizio nel faro di Lesina la moglie partorisce una bimba, ma un fortunale investe il faro e allaga i locali dove la partoriente è in preda alle febbri del parto. Muore lei e poco dopo la bimba appena nata.

Gli avi sono Andrea Malle 1778, il figlio di lui Norberto 1820 e figlio Biagio 1851 che muore a Sussak nel 1932 avendo avuto 12 figli da tre mogli.

Il faro di Premantura è costruito nel 1833, dista due chilometri dalla costa e 12 da Pola ed è alto 35 metri; ha all’interno vari locali abitativi oggi, offerti al turismo residenziale dall’ente Croato.

Per quanto riguarda un commento sul libro della Mori, è un’insieme di pagine dolorose, troppo note a chi ha vissuto l’esodo, commoventi per i ricordi comuni, vicende ignote agli italiani distratti.

Triste anche nella parte che cita i rimasti, gli unici oggi a conservare cultura e tradizione nelle nostre terre, dopo aver vissuto sofferenze e angherie. Chi è rimasto ha dovuto vivere con il regime titino, formalmente consenziente, con dolore, essendo a molti impedito l’esodo se in famiglia qualche parente avesse usato il croato nelle comunicazioni, cosa nornale: molte famigliae avevano nonne e zie d’oltre ponte… In conclusione è un libro da far conoscere agli italiani, ma per noi che abbiamo vissuto allora, riapre ferite non rimarginate, sanguinanti ancora. Basta tornare a Fiume e si constata come la città sia stata rivoltata come un calzino: oggi i Rijeciani sono bosniaci, montenegrini, croati dell’interno. I rimasti sono solo 6000 su 90000 abitanti, quindi 84000 di etnia diversa.

Nel 1940 i fiumani erano 60000 di cui 20000 di altra etnia. Si parla di 35000 esuli da Fiume e i conti ritornano, unità più, unità meno.

Gli esuli adulti allora, oggi hanno in media ottanta anni, chi più chi meno. Un domani (spero lontano) degli esuli non si parlerà più. La nostra "foiba" oggi è il nostro tempo che passa, inesorabile; dobbiamo contare sui nostri figli e nipoti perché di tanto dolore rimanga memoria.

Questo libro è una spina nel cuore.

Alfredo Fucci

 

 

 

 

 

guardianofaro

 

 

(nelle foto la copertina del libro di Anna Maria Mori "Nata in Istria"e il guardiano del faro a fine '800 Biagio Malle)


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