COMUNICATO STAMPA DEL PRESIDENTE NAZIONALE ANVGD
Viene dichiarato bene di «interesse culturale» il luogo dove partigiani comunisti agli ordini di Tito uccisero i loro compagni che non volevano consegnare la Venezia Giulia alla Jugoslavia. Iniziativa lodevole e attesa da anni. Ma a leggere la motivazione del decreto con il quale il Ministero Beni Culturali riconosce le malghe di Porzus come bene di interesse culturale si ha l’impressione che, in fondo, i partigiani comunisti italiani messi da Togliatti agli ordini di Tito scavalcando il CLN nazionale, abbiano fatto bene a massacrare una ventina di partigiani non comunisti che non condividevano l’intenzione di Tito di annettere alla Jugoslavia l’intera Venezia Giulia e un pezzo del Friuli.
In realtà, la storia della resistenza italiana a Trieste, in Istria e in tutta la Venezia Giulia è ancora tutta da scrivere: una tragedia nella tragedia, perché oltre a dover combattere l’occupante tedesco che aveva già quasi annesso al Reich la regione, si accompagnava l’incertezza sulla sorte dei confini e quindi, da parte del CLN giuliano, la preoccupazione di non poter difendere il confine nazionale italiano fissato dai trattati, perlomeno alla Linea Wilson sulla quale anche De Gasperi si attestava.
L’episodio di Porzus, quindi, non fu isolato. Nei piani dei comandi jugoslavi tutti i patrioti italiani che non volevano l’annessione di Trieste e dell’intera regione alla Jugoslavia, dovevano essere eliminati. Questo rivelano i documenti jugoslavi. Altro che Yalta e Linea Morgan! Accordi segreti che al momento dell’eccidio di Porzus non avevano ancora definito la divisione dell’Europa.
Evidentemente il «copia e incolla» si rivela un pessimo modo per motivare le decisioni del Governo. L’episodio conferma la grande ignoranza che ancora copre le vicende del confine orientale anche in persone di cultura, frutto evidente di una distorsione ideologica che ci trasciniamo da oltre cinquant’anni.
Lucio Toth, Presidente nazionale ANVGD