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27 mag – de’ Vidovich: 150esimo anche nelle scuole di lingua slovena

Renzo de' Vidovich, presidente della delegazione di Trieste dell'Associazione Dalmati Italiani nel Mondo, aderente a FederEsuli, ha emesso oggi il seguente comunicato sul 150° dell'Unità d'Italia e la sua divulgazione nelle scuole.

 

Non certo per pedanteria, ma per non incorrere in un imperdonabile errore storico, ho fatto presente al Ministero dell’Istruzione che non è possibile denominare la fondazione a Firenze del Regno d’Italia avvenuta il 17 marzo 1861 come nascita dell’“Unità d’Italia”, perché al Regno di Vittorio Emanuele II mancavano parti essenziali quali Roma, il Veneto e Mantova, la Venezia tridentina, il Friuli Venezia Giulia con l’Istria, la città di Fiume e varie città ed isole della Dalmazia come Zara, Cherso, Lussino e Lagosta che hanno fatto parte del Regno d’Italia dal 1918 e Spalato, Sebenico, Scardona, Traù, le Bocche di Cattaro e le isole di Veglia, Arbe, quelle dell’arcipelago zaratino e dell’arcipelago spalatino quali Solta, Lissa, Curzola e Meleda che furono annesse, in maniera effimera, solo dal 1941 al ’43. In realtà, il 17 marzo 1961 nacque lo Stato italiano “unitario”, chiamato così perché non federale, che non va confuso con l’Unità d’Italia che è tutt’altra cosa.

Fatta questa doverosa premessa, ritengo utile precisare che ho proposto – in rappresentazione  dei Dalmati Italiani nel Mondo della FederEsuli nel Gruppo di lavoro istituito dal Ministro d’Istruzione Gelmini per l’inserimento dello studio della “Questione adriatica” nei libri di testo e nei programmi scolastici – di inserire le scuole di ogni ordine e grado (quindi anche quelle di lingua slovena) nel Comitato per i festeggiamenti dei 150 anni della nascita dello Stato unitario. Ho precisato in questa sede che – per ripristinare la verità storica e senza alcun spirito revanscista – non si può ignorare che nel 1861 quasi tutte le amministrazioni comunali dell’allora Regno di Dalmazia incardinato nel nesso dell’Impero della Casa d’Austria, eleggevano podestà ed amministrazioni comunali dichiaratamente filoitaliani.

Colgo, infine, l’occasione per esprimere la più viva soddisfazione per il fatto che anche nelle scuole italiane di lingua slovena si sia aperto un dibattito (che Il Piccolo del 22 maggio u.s. ci notizia essere stato ripreso nel Consiglio comunale di San Dorligo della Valle) sul come affrontare l’insegnamento dell’esodo degli italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia.

In realtà, questo esodo riguarda solo marginalmente gli sloveni e limitatamente a quella parte della Zona B che fa oggi parte della Repubblica di Slovenia. Sarà opportuno, però, chiarire da parte slovena ed italiana quali furono i riflessi negativi subiti dagli sloveni di Trieste dopo il 1918 quando il Regno di Jugoslavia e, prima ancora, l’Impero austro-ungarico provocarono un ingente esodo di dalmati italiani senza responsabilità alcuna da parte degli sloveni che subirono, però, gli effetti negativi in Istria ed a Trieste perché la Slovenia faceva parte di questi due agglomerati di stati.

Bisognerà che questo dibattito si apra anche nelle scuole di lingua italiana in Slovenia e Croazia, come fatto di verità storica preteso a tutti dall’Unione europea e non certo per il finanziamento che queste scuole hanno dal Ministero degli Esteri italiano.

On. Renzo de’Vidovich

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