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27 gen – Quadri istriani: decidono Soprintendenza e Francescani

Sono in tutto 85 le opere d’arte provenienti da quello che ora è territorio sloveno e custodite oggi in Friuli Venezia Giulia, tra Trieste e Gemona del Friuli. Ventuno di queste, che la Soprintendenza ha concesso con una convenzione in deposito temporaneo a titolo gratuito al Comune, sono custodite al Civico museo Sartorio, in un’area dedicata interamente alla collezione Histria nel sotterraneo del museo. Vi si trovano 15 quadri, 5 bronzi e una scultura, in un suggestivo allestimento che permette di osservare da vicino il prezioso patrimonio “istriano”, che va dal tardo medioevo al Rinascimento e rappresenta un campione della produzione artistica veneziana nei suoi secoli più fecondi.

Tra i lavori in esposizione ci sono opere di grandi maestri: quelle su tavola di Paolo Veneziano e di Alvise Vivarini, il telero di Vittore Carpaccio e la pala d’altare di Giambattista Tiepolo. Solo due opere sono state separate e conservate nella quadreria del museo per questioni di maggiore tutela.

«Tutte le opere sono visitabili al Sartorio fin dal 2006 – spiega l’assessore alla Cultura Massimo Greco -: dopo la mostra Histria al Revoltella furono subito ricollocate. Quindi la questione della fruizione non si pone: con l’acquisto del biglietto al museo si può accedere anche al sotterraneo, collocato nelle immediate adiacenze dell’attuale Museo della civiltà istriana, fiumana e dalmata. Le opere sono comunque di proprietà della Soprintendenza, che è l’unica a poterne decidere gli spostamenti. Io credo che Trieste sia sede adeguata per ospitarle, e potrebbero trovare collocazione al museo istriano, ma non è il Comune a decidere».

Dalla Soprintendenza arriva intanto il racconto di come e perché queste 85 opere sono arrivate in Friuli Venezia Giulia. Furono infatti centinaia le opere, provenienti da chiese, edifici, collezioni pubbliche e private di un territorio che dal Friuli Venezia Giulia si estendeva fino all’Istria, che trovarono riparo dai bombardamenti e depredazioni in ricoveri segreti nell’entroterra friulano: furono prelevate e portate in Italia negli anni Quaranta per essere salvate dalla guerra imminente. «Allora – racconta il soprintendente Luca Caburlotto – anche a Capodistria e Pirano vigeva la legge di tutela del patrimonio artistico italiano, che imponeva allo Stato italiano, per motivi di guerra, di portare via le opere custodite in luoghi pubblici e metterle in ricoveri di sicurezza».

Nel 1943, quando la sede d’accentramento di Villa Manin non dava più garanzie, la Soprintendenza permise ai proprietari che lo richiedevano di riavere indietro le opere: così gran parte di questo patrimonio tornò in Istria, mentre altre opere furono trasferite a Roma. Nel 2002 le “casse istriane” furono aperte col permesso dell’allora sottosegretario Sgarbi, e 24 di queste furono assegnate alla Soprintendenza che le restaurò e le destinò alla Galleria nazionale di arte antica di Trieste, per mantenerle in un luogo il più a oriente possibile. Nel 2005-2006 21 opere vennero esposte nella mostra “Histria”, nel 2006 furono ricollocate al Sartorio.

Le altre 61 opere “istriane” che oggi si trovano in Friuli, nel museo Raffaelli di Gemona, sono invece sempre state di proprietà dei Francescani: erano custodite nella chiesa francescana di Sant’Anna a Capodistria e furono quindi i legittimi proprietari a deciderne la destinazione.

Giulia Basso su Il Piccolo del 27 gennaio 2011

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